Utente:Gianliuk72/Sandbox

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Massimiliano Guerri detto il Brutto (San Donato in Fronzano (FI) 6 Febbraio 1820 - Firenze 20 Marzo 1893) è stato un patriota fra i più noti in Toscana.

Figlio di Ferdinando e di Margherita Gori, una coppia di facoltosi commercianti di derrate alimentari e filatori di seta, avevano cercato di educare il figlio con metodi all'antica e costumi modestissimi, avviandolo all'occupazione del padre, spesso a Firenze per mercati. Tuttavia il giovane Massimiliano Guerri, noto ai compaesani come Marrin di Nando, affascinato dai sentimenti patriottici sul finire dell metà del XIX secolo, iniziò la propria storia patriottica attraverso le frequentazioni di Giuseppe Dolfi, Giuseppe Montanelli, Agostino Bertani che lo portarono a sposare le dottrine mazziniane.

Fu così che il Guerri, nel 1845 lasciò la casa paterna nel comune di Reggello per correre in Romagna a partecipare ai moti insurrezionali guidati fra gli altri, da Livio Zambeccari.

Purtroppo al rientro dopo il fallimento dei moti, venne preso di mira dal Governo Toscano e rimase fuggiasco per diversi anni, tanto che la famiglia lo credette morto.

Invece le motivazioni di Massimiliano Guerri si fecero più forti e fu così che nel 1848 fu fra i volontari toscani a Curtatone e Montanara come bersagliere della VI Compagnia del II Battaglione Fiorentino. Qui fu catturato e trattenuto prima a Mantova poi in Boemia a Theresienstadt, dove un prigioniero croato gli affibbiò il soprannome di Brutto. Nel mese di settembre fu rimpatriato assieme agli altri toscani prigionieri ma immediatamente si mise a disposizione delle nascenti guardie civiche che si andavano formando.

Infatti nel 1849 è Maresciallo della 3°Compagnia della Guardia Nazionale Toscana di stanza a Dicomano. Il suo servizio durò poco: infatti si precipitò a Roma, alla difesa della Repubblica Romana con il grado di Sotto Tenente della Legione dei Volteggiatori Italiani di Giacomo Medici. Si mise talmente in evidenza nella difesa del Vascello, che al termine della campagna fu congedato il 3 Luglio con il grado di Capitano.

Il rientro in Toscana fu davvero traumatico: se da un lato riuscì a ritrovare il contatto con la famiglia, dall'altro fu continuamente perseguitato dalla polizia granducale, per le sue idee rivoluzionarie, tanto che fu incarcerarlo svariate volte.

Nel 1860, allorquando i Mille guidati da Garibaldi sbarcavano in Sicilia, si trovava a Castelpucci, per prendere parte alla seconda spedizione dei volontari garibaldini verso il Sud Italia, fu contattato, attraverso Giuseppe Dolfi, prima da Bettino Ricasoli che, attraverso il Principe Eugenio di Savoia Carignano, reggente in Toscana, gli assegnò un compito assai delicato: organizzare la sommossa in Abruzzo, area che il Guerri ben conosceva essendo amministratore a Notaresco dei beni della famiglia del Senatore Giuseppe Devincenzi all'epoca in Inghilterra. E fu così, che nel 1860 fu Comandante della Guardia Nazionale Mobilitata Abruzzese ed organizzò il Battaglione dei Volontari del Gran Sasso, partecipando all’assedio e caduta della città di Pescara il 15 Settembre 1860 assieme a Clemente De Cesaris, poi nominato Pro Dittatore degli Abruzzi direttamente da Garibaldi.

Non potendo riprendere l'attività di amministratore dai Devincenzi, Guerri tornò ad occuparsi di agraria. Attraverso i suoi canali, fu nominato nel 1866, Ispettore agrario di Gaeta. Nel 1867, quando il clima era tornato caldo per l'organizzazione garibaldina della campagna dell'Agro Romano, dapprima organizzò il Comitato Terra e Lavoro per accogliere i volontari in camicia rossa, ma il 5 settembre venne arrestato come capo del Movimento rivoluzionario. Fu poi scarcerato e così potè collaborare all'organizzazione della spedizione di Mentana.

Monumento dedicato a Massimiliano Guerri che si trova a Reggello ed è stato realizzato dallo scultore Gaetano Trentanove (Firenze 1858 - Firenze 1937)

Fu questo l'ultimo suo impegno diretto nei campi di battaglia, ma non la sua ultima avventura pubblica: infatti fu fra gli imputati del famoso processo per cospirazione ed internazionalismo agli internazionalisti celebrato dinanzi la Corte di Assise di Firenze nel 1875. Così che lo descrive l'Avvocato Alessandro Bottero, ai margini dei dibattimenti del processo “[...] Ha chioma e barba proprio come il padre tonante di tutti gli Dei dell’Olimpo. E’ brutto, ma di una bruttezza artistica; la sua testa ha qualcosa di quella di Michelangelo, e spira un galantomismo a prova di bomba. Gli vogliono tutti un bene dell’anima, perfino i preti. Fatto prigioniero a Curtatone, fu allora che un Croato ravvisando nel Guerri un uomo più brutto di lui, gli appiccicò quel nomignolo, col quale il buon vecchio passerà ai posteri. Guerri ragiona molto volentieri d’arte; è sempre in mezzo agli artisti della scuola giovane, quelli che l’Accademia scomunica; durante il dibattimento, si occupa più dell’architettura barocca della sala e delle pitture convenzionali che l’adornano che non delle deposizioni dei testimoni e delle istanze degli avvocati.[…]”

Dilapidò il suo capitale per finanziare azioni e missioni militari sempre nel periodo risorgimentale.

A fatica, ormai ultracinquantenne, riuscì a trovare qualche lavoro, grazie alle amicizie strette nel periodo risorgimentale: dapprima, su segnalazione di Antonio Mordini stette per tre anni ad amministrare la Tenuta della Pianora, poi concluse la sua vita come custode dell'Istituto di Belle Arti di Massa Carrara, lavoro che gli procurò il suo grande amico Diego Martelli.

Morì la sera del 20 Marzo 1893 in una modesta casa di Via Montebello a Firenze.