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Carlo De Carli

Carlo De Carli (Milano, 7 novembre 19103 marzo 1999) è stato un architetto, designer, saggista e accademico italiano, uno dei protagonisti dell'architettura moderna, del disegno industriale, e del loro insegnamento.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nasce a Milano da famiglia borghese con radici materne sul Lago di Garda, la cui natura quasi mediterranea (olivi, viti, cipressi, “limonere”) sarà presenza costante nel suo lavoro. Dopo gli studi classici e la laurea in Architettura, lavora per un anno nello studio di Gio Ponti, cui succederà nel 1962 al Politecnico di Milano nella cattedra di Architettura degli Interni, Arredamento e Decorazione.

Realizza la maggior parte delle sue opere di architettura, allestimento e design dal dopoguerra ai primi anni Settanta. Il suo lavoro di progettista, strettamente legato a un pensiero teorico, mette la persona al centro del progetto, privilegia il processo di formazione di spazi e oggetti piuttosto che il loro essere e apre alle loro reciproche relazioni. È una costante ricerca che lo sollecita a creare forme nuove contribuendo al rinnovamento del gusto e delle tendenze dell’architettura e del design italiano.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Architetture[modifica | modifica wikitesto]

La sua linea di pensiero si concretizza nelle architetture realizzate dal dopoguerra ai primi anni Settanta. Il primo importante edificio è del 1947-1949, la Casa per uffici e abitazioni in via dei Giardini 7 a Milano, nel cui seminterrato realizzerà dopo pochi anni il Teatro Sant'Erasmo (1951-1953) con la collaborazione dell'architetto Antonio Carminati. Le altre opere più significative sono il "villaggio Milano" a La Caletta di Siniscola (1948-51); la Foresteria delle Miniere di Monteponi in Sardegna (1950-52); il complesso scolastico e assistenziale dell'Opera Don Calabria a Cimiano, Milano (laboratori professionali, scuola media, pensionato per anziani, Chiesa di San Gerolamo Emiliani) (1952-1965); la Casa per Anziani a Negrar, Verona (1955-1962); la Chiesa di Sant'Ildefonso (1955-1956) a Milano.

Interni e allestimento[modifica | modifica wikitesto]

Nei suoi progetti di architettura degli interni gli spazi si articolano e relazionano come insiemi unitari capaci di accogliere e raccontare. Questo ‘senso' dello spazio caratterizza il negozio di pelletteria Franzi (1946), gli appartamento Roditi e Galli (1949-1950)) e gli allestimenti nella Biblioteca Ambrosiana (1952) a Milano. Nel 1958 l'atrio di accesso alla Sala del Consiglio d'Europa all'Expo di Bruxelles è uno straordinario spazio di ritrovo e di narrazione della Storia dell'Idea di Libertà attraverso i tempi. Nel 1965 alla mostra “La casa abitata” a Palazzo Strozzi, Firenze, allestisce uno spazio abitativo su due livelli con arredi unificati dall'impiego di un solo listello ligneo.

Elementi d'arredo[modifica | modifica wikitesto]

Parallelamente progetta numerosi elementi d'arredo che entrano in produzione con Cassina (la Sedia mod. 683 vince nel 1954 il primo Compasso d'Oro), Tecno (la Poltroncina Balestra è Gran Premio dell'XI Triennale, 1957), Sormani, Longhi, Cinova e varie altre aziende artigiane e industriali.

Attività professionale e culturale[modifica | modifica wikitesto]

La figura di architetto di Carlo De Carli si identifica con l'antica figura di progettista integrale, per cui non esiste un sostanziale cambiamento di pensiero fra il disegno di una casa o di una sedia, in quanto entrambi fondati sull'attenzione ai gesti (con le loro misure fisiche e psichiche) e alla vita di chi abita, cioè alle essenze umane in gioco; cambiano solo gli specifici aspetti funzionali e le possibili declinazioni materiche ed estetiche del tema.

Nella sua attività professionale e culturale sono stati particolarmente significativi i rapporti con la Triennale di Milano, la Facoltà di Architettura del Politecnico e le realtà produttive del comparto mobiliero della Brianza milanese e comasca.

Con la Triennale di Milano, a partire dalla VII edizione del 1940, ha una continua interlocuzione, con ruoli diversi. Nel 1954 e nel 1957 è membro della Giunta Esecutiva della X e dell'XI Triennale e, fino al 1973, fa parte del Consiglio di Amministrazione.

Con il giornale “il mobile italiano” (1957-60) promuove il rinnovamento culturale dei tradizionali centri produttivi del mobile e l'incontro internazionale fra Cultura del Design, Facoltà di Architettura e Aziende Artigiane.

Docente Ordinario di architettura degli interni, Arredamento e Decorazione, dal 1965 al 1968 è Preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove insegna fino al 1986.

Dal '67 al '71 dirige la rivista “Interni” e pubblica in proprio le sue ‘Ricerche in Architettura'.

La successiva attività, fino alla scomparsa nel 1999, è stata dedicata interamente alla didattica, alla ricerca, agli scritti e alla pittura.

Fra i suoi scritti più importanti: Continuità (“Domus” n.194, 1944), Dall'addobbo all'estetica industriale (1963), gli editoriali del giornale “il mobile italiano” (1957-1960) e della rivista “Interni” (1967 – 1971), il volume Architettura Spazio Primario (Hoepli, 1982), e le raccolte delle sue ricerche e riflessioni: Creatività (1989) e Corollario (1993)


Attività universitaria[modifica | modifica wikitesto]

Laureato in Architettura nel 1934 al Politecnico di Milano, nel 1948 inizia a collaborare ai corsi di architettura degli Interni, Arredamento e Decorazione (AIAD) tenuti da Gio Ponti presso la Facoltà di Architettura.

Nel 1962 vince la cattedra di AIAD e succede a Ponti nell'insegnamento.

Sempre presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano fonda e dirige dal 1963 l'Istituto di AIAD per promuovere uno stretto legame tra progetto di architettura e ricerca. Attraverso l'idea di “spazio primario” pone lo spazio abitabile quale fondamento genetico dell'intera architettura, superando così la convenzionale interpretazione della disciplina di AIAD come ambito di attività progettuale riduttivo e minore.

Dal 1965 al 1968, negli anni difficili della “contestazione” studentesca, è Preside della Facoltà di Architettura dove svolge un ruolo essenziale di equilibrio fra rivendicazioni e istituzioni, favorendo il rinnovamento degli studi in Architettura, anche a fronte delle lotte sociali esterne sulla casa e la città.

Prosegue l'attività didattica fino al 1986.

Il pensiero teorico[modifica | modifica wikitesto]

Il pensiero teorico di Carlo De Carli ci riporta all’origine prima del fenomeno architettonico.

I suoi scritti, sempre tesi a dimostrare l'infondatezza di ogni separazione fra esterno e interno e fra grande e piccolo, non propongono all'attenzione lo spazio o l'oggetto in quanto tali, ma il processo di formazione di spazi e oggetti e la loro reciproca relazione.

Definito come "spazio delle prime tensioni interiori", ma anche come "spazio del gesto" e come "spazio di relazione", lo Spazio Primario cerca l'origine dell'Architettura negli spazi dove è possibile trovare il senso dell'accogliere il vivere umano. Lo Spazio Primario non ha, all'inizio, proprietà fisiche o figura o altra determinazione formale e sta tutto nell'attenzione alla "preziosità" della persona umana, in un rapporto stringente fra architettura ed etica, e fra architettura e politica, che supera la semplice utilità funzionale per interpretarne il senso e tradurlo in opera costruita.

I lavori di De Carli in cui è chiaramente incarnata questa idea di spazio di relazione sono innanzi tutto quelle inerenti a grandi funzioni collettive: il Teatro Sant'Erasmo (1951-53), le chiese di Sant'Ildefonso (1955-56) e di San Gerolamo Emiliani (1954-65) a Milano.

Archivio[modifica | modifica wikitesto]

Il Fondo Archivistico Carlo De Carli è depositato presso gli Archivi Storici – Servizi Bibliotecari d'Ateneo – Politecnico di Milano http://www.biblio.polimi.it/risorse/archivi-storici/

Bibliografia essenziale[modifica | modifica wikitesto]

  • R.G. Angeli, C. De Carli, C. Olivieri, Arredamenti per ufficio, Sperling & Kupfer, Milano 1940.
  • C. De Carli, Dall'addobbo all'estetica industriale, Società Generale Immobiliare, Roma, 1963.
  • C. De Carli, Editoriali del giornale “il mobile italiano” (1957-1960) e della rivista “Interni” (1967-1971).
  • C. De Carli, Architettura, Spazio Primario. Hoepli, Milano, 1982.
  • C. De Carli, Creatività, Riflessioni sull'Architettura e documenti di lavoro, Stampe grafiche CAM, Pandino, 1990.
  • I. de Guttry, M.P. Maino, Il mobile italiano degli anni '40 e '50, Laterza, Roma-Bari, 1992.
  • G. Ottolini (a cura di), Carlo De Carli e lo spazio primario, "Quaderni del Dipartimento di Progettazione dell'Architettura del Politecnico di Milano", n° 20, Laterza, Roma-Bari, 1997.
  • G. Gramigna, S. Mazza, Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Hoepli, Milano, 2001.
  • G. Ottolini, Carlo De Carli. Figurazione organica e misura umana, in G. Bosoni (a cura di), Made in Cassina, Skira, Milano, 2008.
  • F. Bucci, G. Ottolini, R. Rizzi, Carlo De Carli 1910-1999. Lo spazio primario, ESI, Napoli, 2011.
  • G. Ottolini, Spazio primario e architettura. Negli scritti di Carlo De Carli, Ediz. Ogni uomo è tutti gli uomini, Bologna, 2012.
  • R. Rizzi (a cura di), Carlo De Carli 1910-1999 - Lo spazio primario, Franco Angeli, Milano, 2016.

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