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Dieci Martiri di Zapparè
strage
Tipostrage
Data21-22 marzo 1945
LuogoMontebelluna
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Veneto
Provincia  Treviso
ComuneTrevignano
ObiettivoPartigiani e civili
Responsabilireparto SS tedesco in Montebelluna
MotivazioneRappresaglia per la probabile uccisione di un soldato tedesco
Conseguenze
Morti10 uomini adulti civili, 2 partigiani, 1 soldato tedesco
Feriti3 partigiani e 5 soldati tedeschi
Sopravvissuti3 civili
Beni distruttinumerose abitazioni della borgata

Con il termine Dieci Martiri di Zapparè. si intende l'eccidio di dieci civili avvenuto a Montebelluna all'alba del 22 marzo 1945 presso il locale campo sportivo[1], come rappresaglia in seguito allo scontro a fuoco consumatosi nella notte tra i partigiani della Brigata Garibaldi[2] "Wladimiro Paoli"[3] nel borgo di Zapparè di Trevignano in provincia di Treviso e le truppe tedesche.[4]

Lapidi in ricordo dei X Martiri - Montebelluna

Il Contesto[modifica | modifica wikitesto]

La primavera del 1945 vede le formazioni partigiane nel territorio trevigiano riprendere la lotta dopo i rastrellamenti avvenuti in montagna a partire dal settembre del 1944 e il successivo inverno.[5]

Le formazioni scendono in pianura e si riorganizzano[6], portando come consegenza l'esposizione delle popolazioni dei paesi limitrofi a pericoli e a rappresaglie. L'avanzata degli alleati era rallentata e si poteva desumere dalle informazioni di Radio Londra e dalle opere tedesche di rinforzo delle linee di difesa lungo i vari fiumi che tagliano trasversalmente il Veneto. In qualche caso l'insurrezione e le azioni di disturbo della ormai imminente ritirata furono premature e portarono a rappresaglie[7], come nel caso dei fatti nel borgo di Zapparè.

La Battaglia di Trevignano[modifica | modifica wikitesto]

Un gruppo di partigiani appartenenti alla Brigata Wladimiro Paoli[8], al comando di Ugo Marino, proveniente da Postioma, raggiunge la sera del 20 marzo il borgo di Zapparè di Trevignano con la chiara intenzione di fermarvisi lo stretto necessario per ricevere un imminente carico di camicie nere necessarie ad una operazione pianificata nel vicino territorio di Istrana l'indomani.

L'intento era salire a bordo di alcuni camion alla volta di Treviso dove il gruppo avrebbe liberato alcuni prigionieri politici dal carcere cittadino[9]. I partigiani, pur con la contrarietà delle famiglie, si rifugiarono per la notte nei fienili delle loro case, mettendo uno di loro a montare di guardia. Si trattava delle famiglie dei fratelli Durigon, dei Semenzin, dei Durante e dei Bordin.[10]

L'indomani la visita ai Durante di una parente,tale Savina Vettoretto, fa scattare l'irreparabile. Al suo ritorno a casa in quel di Altivole, la donna tanto preoccupata riferisce della presenza dei partigiani al marito Angelo Aggio, che parte subito in mattinata per Montebelluna a denunciare la cosa al commissario prefettizio; non avendolo trovato, si reca al comando tedesco presso villa Morassutti. Per strada coinvolge anche Narciso Rossi, sottufficiale delle SS italiane, e poi Tarquinio Gobbetti sottufficiale delle Forze Armate della RSI, che lo accompagnano per poi riscuotere il premio della delazione, tremila lire e pochi chili di sale[11].

Il comando tedesco si organizza e verso l'imbrunire sorprende i partigiani ingaggiando uno scontro a fuoco. Le famiglie si rifugiano dentro le loro case, i partigiani presi alla sprovvista, provano a rispondere, si dividono e decidono di tentare di liberarsi dell'accerchiamento con il favore del buio. Intanto i civili vengono fatti evacuare. Due dei partigiani cadono nel tentativo di proteggere lo sganciamento dei compagni: Ugo Bottacin di appena 17 anni e Felice Franceschini, carabiniere. Anche il comandante Attilio Scardala rimane ferito ma riesce a dileguarsi.[12]

Sul campo alle 2 e 30 del mattino del 22 marzo rimangono diversi feriti, probabilmente un soldato tedesco. Scatta subito la rappresaglia, le case vengono date alle fiamme, gli averi requisiti, e undici uomini, fra cui tutti i capi famiglia,vengono arrestati e condotti al carcere di Montebelluna, con altri due partigiani Augusto Merlo e Leo D'Andrea, sorpresi per strada che ivi si erano recati disarmati per capire cosa stesse succedendo.

Alle 7 del mattino tutto è concluso: vengono liberati i due partigiani Merlo e D'Andrea, e il più giovane dei prigionieri di Zapparè Tarcisio Durigon detto Marcioro. Vicino al muro della prigione presso il campo sportivo di Montebelluna giacciono dieci cadaveri, rei di aver ospitato i partigiani.[13]

L'Esecuzione[modifica | modifica wikitesto]

Gli ostaggi all'alba furono giustiziati tramite fucilazione presso il campo sportivo, luogo di carcerazione, perchè ritenuti fiancheggiatori:[14] tre di loro furono liberati, due perchè estranei e uno perchè troppo giovane e la cui morte non sarebbe risultata giustificabile a motivo della rappresaglia. A dare l'ordine è il tenente tedesco Lippert che procede alla carneficina senza consultare il generale tedesco suo superiore. Quest'ultimo successivamente ammetterà il grave errore commesso con il parroco di Montebelluna mons. Daniele Bortoletto conchiudendo "Monsieur, la guerre c'est la guerre".[15]

Dopo l'Eccidio[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la tragedia la solidarietà scatta subito anche per iniziativa del parroco di Trevignano mons. Floriano Mazzarollo, dell'Amministrazione comunale di Trevignano e dei paesi vicini. Si costituisce un comitato per raccogliere offerte in denaro e generi da distribuire alle famiglie colpite.[16] Nel giugno del 1945 l'Amministrazione comunale di Trevignano delibera che il borgo assumerà il nome di Contrada dei Martiri di Zapparè; nell'ottobre dello stesso anno con solenne processione i loro corpi vengono trasferiti dal cimitero di Montebelluna a quello di Trevignano. Nel luglio precedente nella casa comunale era stata inaugurata una lapide a ricordo dei Dieci Martiri durante una solenne cerimonia.[17] Ogni anno il 22 marzo presso il monumento a Zapparè, che gli abitanti del borgo e l'Amministrazione Comunale hanno costruito a memoria dei Dieci Martiri, si ricordano i tragici fatti.

Monumento ai Dieci Martiri a Zapparè

Il Processo[modifica | modifica wikitesto]

Il primo processo scatta subito e la sentenza è già dell'agosto del 1945;[18] in essa la Corte di Assise Straordinaria di Treviso riconosce colpevoli Aggio Angelo, Rossi Narciso e Gobbetti Tarquinio colpevoli di collaborazione col tedesco invasore per aver svolto opera di delazione e li condanna alla pena di morte mediante fucilazione nella schiena.[19] In seguito al ricorso immediato degli imputati, la Corte Suprema di Cassazione di Milano nell'ottobre 1945 annulla e rinvia alla Corte d'Assise Straordinaria di Padova per omessa motivazione sulle circostanze attenuanti e nel motivo di particolare valore morale per Aggio e per Gobbetti, mentre rigetta per Rossi la cui sentenza capitale viene eseguita il 15 aprile 1946. La Corte Straordinaria di Assise di Padova riconosce nel febbraio del 1946 la colpevolezza dei due imputati Aggio e Gobbetti e li condanna rispettivamente a 20 e 14 anni di reclusione con le conseguenze di legge.[20] In virtù dell'amnistia Togliatti del giugno 1946 riguardante i delitti dei collaborazionisti e dei fascisti, la Corte d'Appello di Venezia nell'ottobre 1948 dichiarerà estinta la pena e manderà liberi i due imputati.[21]

Le Vittime[modifica | modifica wikitesto]

I civili uccisi[modifica | modifica wikitesto]

Gli uomini del borgo che furono fucilati presso il muro del locale campo sportivo a Montebelluna sono: Antonio Vettore Bordin fu Giovanni Battista anni 62, Ernesto Bordin fu Antonio anni 25, Pietro Antonio Bordin fu Pietro anni 29, Primo Durigon fu Francesco Domenico anni 47, Giuseppe Durigon fu Francesco anni 41, Girolamo Durante di Angelo anni 31, Pietro Durante di Angelo anni 29, Lorenzo Durante fu Giobatta anni 27, Gottardo Francesco Semenzin fu Giovanni anni 52, Bruno Semenzin di Gottardo Francesco anni 22.[22]

I combattenti uccisi[modifica | modifica wikitesto]

Nello scontro sono stati uccisi due partigiani della Brigata Garibaldina "Vladimiro Paoli": Ugo Bottacin, detto "Bocia" anni 17 di Treviso, e Felice Franceschetti, detto "Checco" anni 43 di Cologna di Pieve di Bono TN e in servizio come carabiniere a Volpago del Montello.[23] Si presume possa esserci stata almeno una vittima fra le truppe tedesche ma del nome non se ne trova traccia nei documenti[24]; tale ipotesi giustificherebbe la rappresaglia nei confronti dei civili del borgo, rei di aver dato ospitalità ai partigiani.[25] Al primo, Ugo Bottacin, fu assegnata una Medaglia d'argento alla memoria al valor militare, come altro riconoscimento al valor militare fu assegnato al comandante Attilio Scardala ferito durante i fatti di Zapparè, nel 1952.[26]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lucio De Bortoli, Il profumo dei tigli, Montebelluna, 2020, p. 111.
  2. ^ A.N.P.I. (a cura di), Le Brigate Garibaldi, su anpi.mi.it.
  3. ^ Camillo Pavan, I caduti Partigiani del comune di Treviso, su comunetreviso-partigianiuccisi.blogspot.com.
  4. ^ I dieci martiri di Zapparè. 22 marzo 1945., Montebelluna, Danilo Zanetti Editore, p. 6.
  5. ^ Trevignano 1945., 2005, p. 11.
  6. ^ Ernesto Brunetta, Il Veneto e la resistenza nel '44, 2014, p. 101.
  7. ^ Trevignano 1945., 2005, p. 12.
  8. ^ Relazione della Brigata garibaldina "Wladimiro Paoli" in Trevignano 1945., 2005, p. 25.
  9. ^ Trevignano 1945., 2005, p. 61-63.
  10. ^ Trevignano 1945., 2005, p. 51 e 78.
  11. ^ Trevignano 1945., 2005, p. 19 e 27.
  12. ^ I Patrioti della Marca, n°20, 28.11.1946.
  13. ^ Trevignano 1945., 2005, p. 19.
  14. ^ Relazione della Guardia Nazionale Repubblicana in Trevignano 1945., 2005, p. 23.
  15. ^ Cronache Montebellunesi - anno 1945 foglio dattiloscritto in Trevignano 1945., 2005, p. 85.
  16. ^ Cronaca della parrocchia di Trevignano in Trevignano 1945., 2005, p. 51.
  17. ^ Trevignano 1945., 2005, p. 56 e 57.
  18. ^ Trevignano 1945., 2005, p. 27.
  19. ^ Rinascita, n°14, 01.9.1945.
  20. ^ Trevignano 1945., 2005, p. 43.
  21. ^ Trevignano 1945., 2005, p. 44.
  22. ^ Ernesto Danieli, Angelo Ceron, Renato Durante, Trevignano 1945. I fatti della Liberazione., 2005, p. 18.
  23. ^ Camillo Pavan, ZAPPARÈ DI TREVIGNANO 21/22 MARZO 1945 - La battaglia fra partigiani e tedeschi e l'eccidio di dieci civili (i Dieci Martiri) la memoria, Treviso, 2020, p. 8.
  24. ^ Relazione della Guardia Sociale Repubblicana n30/I in Trevignano 1945., 2005, p. 23.
  25. ^ Camillo Pavan, ZAPPARÈ DI TREVIGNANO 21/22 MARZO 1945 - La battaglia fra partigiani e tedeschi e l'eccidio di dieci civili (i Dieci Martiri) la memoria, Treviso, 2020, p. 4.
  26. ^ Elio Fregonese, I Trevigiani e Treviso nella guerra di Liberazione 1943-1945. I decorati al valor militare., 2^ª ed., Istresco, 1997.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Primo Durigon e Tiziano Sovernigo, I dieci martiri di Zapparè. 22 marzo 1945, Danilo Zanetti Editore, 2018, ISBN 9788897891536.
  • Ernesto Danieli, Angelo Ceron, Renato Durante e Tiziano Sovernigo, Primo Durigon, Carlo Duravia, Trevignano 1945. I fatti della Liberazione., Comune di Trevignano - stampato in proprio, 2005.
  • Camillo Pavan, ZAPPARÈ DI TREVIGNANO 21/22 MARZO 1945 - La battaglia fra partigiani e tedeschi e l'eccidio di dieci civili (i Dieci Martiri) la memoria, Treviso, 2020.
  • Lucio De Bortoli e Giorgio Morlin, MONTEBELLUNA i giorni della Liberazione, Danilo Zanetti Editore, 2010, ISBN 9788895302737.
  • Lucio De Bortoli, Il profumo dei tigli, Danilo Zanetti Editore, 2020, ISBN 9788897891840.
  • Elio Fregonese, I Trevigiani e Treviso nella guerra di Liberazione 1943-1945. I decorati al valor militare., 2^ª ed., Istresco, 1997. Consultabile anche in formato digitale
  • Ernesto Brunetta, Il Veneto e la resistenza nel '44, Editoriale Programma, 2014, p. 101, ISBN 9788866432388.