Utente:Ballasciò/Sandbox

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Le Sinsombrero[modifica | modifica wikitesto]

Sinsombrero è il nome con cui viene definito il gruppo di donne intellettuali ed artiste spagnole appartenenti alla Generazione del '27. Tale appellativo, che nella traduzione italiana significa "senza cappello", fa riferimento a una curioso aneddoto giovanile che ebbe per protagoniste due appartenenti al gruppo, Maruja Mallo e Margarita Manso. In un giorno fra il 1923 e 1925[1], durante una passeggiata nei dintorni della Porta del Sole a Madrid, in compagnia di Federico García Lorca e Salvador Dalí, le due artiste decisero di togliersi il cappello, sollevando l'indignazione dei passanti: “Ci presero a sassate e ci insultarono, chiamandoci maricón”, racconta la stessa Mallo in un'intervista.[2] [3]

Madrid fu la città dove la maggioranza di loro risiedette, studiò e sviluppò la propria attività letteraria e artistica. Come per gli altri componenti della Generazione del '27, caratteristica di queste intellettuali e artiste fu il desiderio di rinnovamento della letteratura e dell'arte, e, per alcune, la compresenza nelle loro opere di elementi avanguardisti con quelli più legati alla tradizione.

Negli anni novanta del Novecento sono stati avviati studi approfonditi sulle loro opere, omesse o tenute per lungo tempo ai margini dei manuali di storia della letteratura e dell'arte, nonostante molte delle esponenti del gruppo avessero sviluppato un’attività costante ed originale nei più svariati campi d'espressione come la scrittura, la poesia, la filosofia, la scultura e la pittura.

Origine del nome[modifica | modifica wikitesto]

L'aneddoto che dà origine al nome con cui viene definita l' "altra" generazione del '27 è raccontato da Maruja Mallo in una video intervista[3], e testimonia come all'epoca il costume di portare il cappello rappresentasse un simbolo di decoro e di gerarchia sociale. Tutti dovevano attenersi a questa regola sociale, e in particolare le donne, per le quali il cappello era ritenuto un corredo fondamentale dell'abbigliamento, da indossare anche all'interno dei luoghi pubblici. La scelta di Maruja Mallo e Margarita Manso di togliersi il copricapo in pubblico, venne da loro stesse interpretato come un atto di libertà; Mallo affermò in un'intervista di aver deciso di togliersi il cappello, avvertito come un orpello che le tappava la testa, per poter libero sfogo alle idee. Questo gesto fu interpretato dai passanti che vi assistettero come un attentato contro le norme sociali vigenti; per le due artiste rappresentò anche un atto di ribellione al ruolo assegnato al genere femminile.[3]

Questo atto di trasgressione ebbe in seguito una discreta risonanza nell'opinione pubblica. Borges ne riportò l'eco in un articolo pubblicato nel 1933 nel periodico Critica, dal titolo “Gli intellettuali sono contrari all'abitudine di usare il cappello”.[4] Nel 1934 si parlò di un movimento "sinsombrerista", ma si perse successivamente il significato del gesto iniziale quando, cambiati ormai i costumi e tramontato progressivamente l'uso del cappello, entrò in crisi l'industria che ne gestiva produzione, e la questione si spostò sulle conseguenze socioeconomiche causate da tale cambiamento.[1]

Appartenenti al gruppo[modifica | modifica wikitesto]

Fra i nomi più noti vi sono le poetesse Carmen Conde, Josefina de la Torre (Las Palmas de Gran Canaria, 1907-Madrid 2002), Ernestina de Champourcín (Vitoria 1905-Madrid 1999); le scrittrici María Teresa León (Logroño 1903-Madrid 1988), Rosa Chacel (Valladolid 1898-Madrid 1994), Concha Méndez (Madrid 1898-México 1986); le pittrici Maruja Mallo (Vivero 1902-Madrid 1995), Ángeles Santos Torroella (Portbou 1911-Madrid 2013), Margarita Manso (Valladolid 1908-Madrid 1960), Rosario de Velasco (Madrid 1904-Barcelona 1991); la scultrice Marga Gil Roësset (Madrid 1908-Las Rozas 1932), la filosofa María Zambrano (Vélez-Málaga 1904-Madrid 1991).[5]

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Gli anni in cui vissero le Sinsombrero sono quelli della dittadura di Primo de Rivera, della Seconda Repubblica e della Guerra Civile Spagnola.

Dopo la perdita delle ultime colonie (Cuba, Filippine e Porto Rico), il Paese sprofondò in una crisi nazionale che avviò cambiamenti economici, politici e culturali. A questa nuova Spagna si aggiunse anche il dibattito sul “problema femminile”. Immersa in una corrente anti-femminista che utilizzava il determinismo biologico per giustificare l'inuguaglianza dei sessi con la debolezza del genere femminile, la società patriarcale tentò di frenare l’apparizione di una donna Europea, che aveva conosciuto l’indipendenza durante la Prima Guerra Mondiale, forzata a prendere il posto degli uomini che andavano al fronte. In questo contesto apparirono i movimenti femministi e suffragisti, promossi da coloro che avevano preso coscienza delle loro capacità intellettuali e decidevano di non accettare nuovamente il ruolo di sottomissione. La partecipazione nella vita pubblica, l’accesso dell’educazione generava donne cosmopolite indipendenti e creative. In Spagna, il processo si consolida con la proclamazione della Seconda Repubblica nel 1931. La donna non solo rifletteva la sua modernità nell'aspetto fisico e nel modo di vestire, ma dimostrava anche una vocazione professionale, formazione culturale, coscienza politica ed interesse per i progressi tecnologici e sociali. Le sinsombrero, debitrici dell’incorporazione al mondo del lavoro e politico di cui erano state protagoniste le donne della Generazione del '14 (tra loro Clara Campoamor, Victoria Kent o Carmen de Burgos) si presentavano alla società e conquistavano anche il mondo artistico.[1]

La Guerra Civile troncherà questo cammino verso la loro piena auto realizzazione ed i risvolti supporranno una drastica retrocessione rispetto agli avanzamenti ottenuti nei decenni anteriori. I lunghi esili furono la stangata finale per la vita di molte, che dovettero cercare nuovi spazi in America ed in Europa. Coloro che rimasero in Spagna soffrirono ritorsioni che comprendevano il carcere ed in molti casi il silenzio intellettuale, ottenuto con l’assassinio.[1]

Tematiche del gruppo[modifica | modifica wikitesto]

Le artiste spagnole del '27 rivendicarono il proprio ruolo intellettuale non solo per ciò che riguardava la loro immagine ma anche nella vita culturale che circondava loro. In questo modo, è facile seguire la traccia di molte nelle pubblicazioni dell’epoca, nelle rassegne di libri, nelle critiche sull’architettura, prendendo parte ad una frenetica agenda sociale. Inoltre posero delle riflessioni sull’iconografia propria della femminilità. Questo dettaglio si può notare anche nella scelta dei titoli con cui riconoscersi. Iniziano ad utilizzare formule quali “autrice”, “scrittrice”, “pittrice”.

Nelle arti figurative, il tratto più rilevante è senza dubbio l’introduzione di un profilo femminile nelle loro opere che ben si calasse nella realtà in cui vivevano. La donna si converte in un personaggio pittorico e letterario forte, emancipato, che lotta contro il proprio destino. Si rappresentano gruppi di donne con un look moderno, che fumano o con un’attitudine intellettuale. Le personalità sono forti ed indipendenti e si appropriano di uno spazio che, fino a quel momento, era permesso solo agli uomini. [1]

Le scrittrici parteciparono alle sperimentazioni nel campo letterario, alcune dovettero seriamente lottare non solo contro le circostanze avverse ma soprattutto contro sé stesse per ottenere l'uguaglianza e il rispetto riservato ai colleghi uomini, avendo da una parte come obiettivo l'entrata delle loro opere nel canone classico, e dall'altra il compito di superarsi attraverso la definizione di una nuova identità che andasse oltre la forte tendenza al romanticismo presente nella tradizione. Trattarono di tematiche esclusive del genere femminile quali la maternità e l'infanzia, e portando alla luce le riflessioni dell'intimo pensiero attraverso il racconto delle loro esperienze personali, mantennero viva la loro voce anche sulla questione dei ruoli di genere.[6]

Centri di riunione[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante non avessero una linea comune condivisa per molti aspetti, la relazione tra queste donne fu molto stretta. , estendendosi anche a generazioni anteriori. Le univa la lotta unanime per il desiderio di realizzazione in una società che le rifiutava ed annichiliva in gran misura.

In questo senso, i centri di incontro furono scenari comuni di vitale importanza per esercitare questa difesa ed unione. Alcuni degli spazi non fisici erano condivisi anche con i loro compagni di generazione. Con loro ebbero intense relazioni, nonostante addirittura loro stessi dimenticassero di citarle nella maggior parte delle occasioni. Alcuni esempi di questi spazi di scambio furono la Revista de Occidente e La Gaceta Literaria, per citarne solo alcuni.

Tuttavia sorsero nella capitale luoghi fisici dove queste donne si riunivano e condividevano idee. Nella Madrid di quei anni si consolidava la Residencia de Señoritas, gruppo femminile della Residencia de Estudiantes, il Lyceum Club Femenino o la Asociación Universitaria Femenina. Il seme della trasformazione nelle donne di varie generazioni ed il cammino verso l’uguaglianza dei diritti si piantò proprio in queste istituzioni, dalle quali uscivano gruppi eccezionali di donne. [1]

Progetto Multimediale Las Sinsombrero[modifica | modifica wikitesto]

Diretto da Tània Balló, Serrana Torres e Manuel Jiménez Núñez, questo progetto si è posto l'obbiettivo di recuperare il profilo di alcune delle donne che più hanno influito nell’avanguardia artistica e politica della loro epoca.

Il progetto comprende:

  • Webdoc. Documentario Interattivo. Un viaggio unico attraverso la conoscenza di una parte della Storia dimenticata, che approfondisce la vita delle artiste appartenenti alla Generazione del '27 e l’epoca in cui dovettero vivere.
  • Documentario TV. Con il titolo Las Sinsombrero, questo documentario è stato prodotto da Intropía Media e Yolaperdono e coprodotto da RTVE.
  • Progetto educativo. Offre alla comunità educativa materiale e proposte che permettono lo studio e la divulgazione del retaggio delle artiste del 27. In collaborazione con il Ministero dell’Educazione spagnolo.
  • Wikiprogetto. In accordo con Wikimedia España per la creazione di un wikiprogetto con il nome di Las Sinsombrero che ospiterà tutte le informazioni sul tema trattato.
  • Social Media. Storytelling. Una campagna Facebook scopre, narra e diffonde la vita delle donne dimenticate di inizio secolo XX. Si diffondono anche le novità sul progetto.
  • Esposizione. Allestita nel 2017, si è creato un’installazione espositiva itinerante sulle vite ed opere delle artiste della Generazione del 27 ed il loro contributo sociale all’epoca.
  • Libro. Raccolta delle storie delle artiste in formato cartaceo.

Lola Montero Cué cita questa narrativa multimediale come esempio che potrà avere maggior ripercussione culturale e sociale in Spagna. Specialmente per l’impatto che il mondo editoriale può avere nel progetto. Secondo i suggerimenti dell'autrice, sarebbe ideale intraprende azioni volte a “diffondere e rendere accessibile il lascito intellettuale di queste donne, rieditando le loro opere, revisionando i manuali scolastici ed universitari della letteratura, di arte e di storia, facendole conoscere nelle aule, tramite l’apposizione di targhe nelle strade e nelle piazze pubbliche dove passarono e vissero…”.[7] Al giorno d'oggi l'unica pubblicazione che ha raggiunto il grande pubblico è stato il libro che raccoglie le biografie delle protagoniste, firmato da una delle creatrici del progetto, Tània Balló.

Citazione del gruppo in altre opere[modifica | modifica wikitesto]

Pepa Merlo pubblicò nel 2010 Peces en la tierra (Fundación José Manuel Lara)[8], un’antologia poetica con ulteriori opere di note autrici di questa generazione, assieme ad altre che ha scoperto e riunito e che coprono il periodo che va dalla fine del XIX secolo fino all’inizio della Guerra Civile. Sono Margarita Nelken, Lucía Sánchez Saornil, Clementina Arderiu, Dolores Catarineu, Casilda de Antón del Olmet, Cristina Arteaga, Pilar de Valderrama, Concha Espina, Susana March, Elisabeth Mulder, María Teresa Roca de Togores o Marina Romero.

La serie spagnola El Ministerio del Tiempo ha dedicato la stagione 18 al recupero della memoria di queste donne dimenticate dalla Storia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f (ES) Tània Balló, LAS SINSOMBRERO. Sin ellas, la historia no está completa., Barcelona, Espasa, 2016, OCLC 974409794.
  2. ^ Sin nombre y sin sombrero: las artistas borradas de la Generación del 27.
  3. ^ a b c Webdoc Sinsombrero, su rtve.es.
  4. ^ Jorge Luis Borges: Los intelectuales son contrarios a la costumbre de usar sombrero, su borgestodoelanio.blogspot.it.
  5. ^ Leer.es, vida y obra de las sinsombrero, su leer.es.
  6. ^ (ES) Inmaculada Plaza Agudo, et al., IMÁGENES FEMENINAS EN LA POESÍA DE LAS ESCRITORAS ESPAÑOLAS DE PREGUERRA (1900- 1936) (PDF), 2011.
  7. ^ (ES) Lola Montero Cué,, Narrativa Transmedia y Edición. Posibilidades estéticas y comerciales, in Trabajo de Fin de Master. Dirigido por Teresa Iribarren Donadeu, 13 de julio de 2016. URL consultato il 19 de noviembre de 2016.
  8. ^ (ES) Pepa Merlo, Peces en la Tierra. Antología de mujeres poetas en torno a la Generación del 27, Sevilla/Málaga, Sevilla : Fundación José Manuel Lara, 2010, OCLC 631131207.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) AA.VV., [www.ilcyl.com Con voz propia. La mujer en la literatura española de los siglos XIX y XX], Valladolid, Instituto Castellano y Leonés de la Lengua/Junta de Castilla y León, 2006, OCLC 181302895.
  • (ES) Jorge Luis, Borges, "Los intelectuales son contrarios a la costumbre de usar sombrero", in Diario Crítica, Buenos Aires, 8 settembre 1933.
  • (ES) Ricardo Lezcano, [www.akal.com El divorcio en la Segunda República], Madrid, Akal, 1979, OCLC 473261520.
  • (ES) José Antonio Marina e María Teresa Rodríguez de Castro, [www.anagrama-ed.es La conspiración de las lectoras], Barcelona, Anagrama, 2009, OCLC 1025538182.
  • (ES) Emilio Miró, Poetisas del 27, in Ínsula, maggio 1993. >> (557): 3-5. ??
  • (ES) Antonina Rodrigo, Mujeres de España. Las silenciadas, Barcelona, Plaza&Janés, 1979, OCLC 1024029615.