Utente:Alexia191/Sandbox

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Gianfranco Ciampi[modifica | modifica wikitesto]

Gianfranco Ciampi (La Seyne s/mer 27 marzo 1936) è un imprenditore e un ambientalista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nasce in Francia, dove suo padre si era trasferito perché costretto a lasciare l'Italia per via della sua opposizione al fascismo. Sono proprio i grandi valori morali della figura paterna a sviluppare nel giovane Gianfranco un forte senso civico, che sarà presente in ogni passaggio della sua vita. Dopo aver vissuto la sua infanzia in Francia, rientra in Italia, a Cantagrillo, frazione di Serravalle Pistoiese (PT). Eccelle negli studi e nel 1961 si laurea in legge, a Pisa, con una tesi sulla “Importanza economica del turismo”, discussa col senatore Antonio Pesenti, illustre economista, nonché uno dei principali artefici della stesura della Costituzione italiana.

Dopo la laurea si stabilisce a Marina di Massa, dove lavora alcuni anni presso l’albergo di proprietà della famiglia.

Sarà l’incontro con una giovane ragazza milanese a cambiargli completamente la vita. Si fa infatti convincere a lasciare il suo tranquillo paesino, vivo solo nel periodo estivo, per prendere la strada dell’accattivante Milano, dalle mille prospettive, dove attualmente vive. 

Attività lavorativa[modifica | modifica wikitesto]

Durante gli anni di lavoro presso l'albergo di famiglia, già consapevole dell’importanza delle lingue straniere, nei mesi di chiusura dell’esercizio, si reca alternativamente in Germania e in Inghilterra, dove non si sottrae ad accettare i mestieri più umili.

Nel 1967 comincia a lavorare alla Siderexport, società che promuoveva e curava le esportazioni della Dalmine e Italsider, l’attuale ILVA. È un matrimonio che non dura a lungo, non solo per lo stipendio non molto remunerativo, ma anche perché tutto si muoveva secondo direttive dettate dalla politica, che egli non sempre condivideva.

Grazie ad una risposta ad un’inserzione sul Corriere della Sera, trova un posto come direttore dell’ufficio esportazione della casa di abbigliamento Giancarlo Vergani di Limbiate, leader nella produzione di capi di pellicceria, insieme all’Eurofur di Padova. Una fermata, anche questa volta, molto breve per divergenze di vedute col titolare dell’azienda.

Pertanto, si ritrova senza lavoro, con in mano, però, grandi prospettive dovute al fatto di essere approdato in un settore che offriva grandi opportunità di facili guadagni e che, quindi, non era da abbandonare. Negli anni Sessanta, infatti, le donne italiane di qualunque ceto sociale erano affascinate dalla pelliccia che ritenevano fosse uno status symbol irrinunciabile. Così, rapidamente, Ciampi s’improvvisa imprenditore, ottenendo la collaborazione di numerosi grossisti che gli danno le pelli in conto vendita.

In poco tempo, succedono due fatti che gli aprono le strade del successo commerciale. Il primo è l’incontro fortuito con un personaggio provvidenziale che vede in lui eccellenti qualità di venditore e per questo è disponibile a finanziare la sua attività con tassi ragionevoli. Il secondo non è casuale e deriva dal suo intuito negli affari che lo porta a prevedere un ritorno sul mercato delle pelli di marmotta che erano state di gran moda negli anni Trenta. Con coraggio, scavalca i centri di vendita di pelli selvatiche di New York e le aste di Montreal e Winnipeg, percorrendo tutti i paesini delle campagne degli Stati Uniti, a partire dallo stato di New York fino a Seattle, sulla costa del Pacifico, raccogliendo le pelli direttamente dai contadini e dagli indiani. Con prezzi vincenti, conquista il mercato italiano, accumulando una discreta ed insperata fortuna. Purtroppo, i prodotti che operano nella moda non sono longevi, per cui, com’era prevedibile, anche le confezioni di marmotta finiscono ben presto per non essere più richieste.

Cerca alternative in numerose altre pelli che sono schiacciate dalla potenza del visone che, però, egli si rifiuta di trattare per evitare di trasformarsi in contrabbandiere. Questa pelle è infatti gravata da un’aliquota del 38% che è stata ideata, non per limitare l’importazione di beni di lusso, ma per favorire 'ndrangheta, camorra e mafia ed agevolare il riciclaggio di denaro sporco, spingendo quasi tutti gli operatori del settore a commerciare illegalmente per non essere sopraffatti dalla malavita. Demoralizzato, si convince sempre più di non avere altra prospettiva che chiudere l’azienda, di fronte a fatturati che stavano diventando ogni anno più poveri.

Senonché, nel 1996 succede un miracolo.Una cooperativa agricola francese, che aveva iniziato a produrre pelli di un coniglio appartenente ad una razza dal manto uguale a quello del chinchilla, gli offre l’esclusiva di vendita per l’Italia. La pelle, dal nome orylag (marchio registrato), possiede qualità eccezionali: i suoi peli hanno la stessa sottigliezza del cachemire, 15 micron, ed una straordinaria versatilità che le permette di essere utilizzata in tutti i rami dell’abbigliamento. Inoltre, è eticamente inattaccabile, perché proviene da un animale di cui si mangia la carne e i cui allevamenti sono stati promossi dal governo francese per aiutare l’agricoltura. La scelta della sua persona per rappresentare e vendere un prodotto così innovativo ed importante, era frutto d’informazioni che erano state prese ed attentamente vagliate. È stato un premio alla sua integrità morale, conferito dal paese dove era nato e che aveva dato ospitalità a suo padre. Pertanto, quanto mai gradito.

La convinzione che questa pelle rivoluzionaria gli avrebbe spalancato le porte dei più apprezzati ateliers della pellicceria, si rivela un’amara illusione, perché i pellicciai, per ignoranza e arroganza non riuscivano a comprenderne il valore, considerandola sempre la veste di un lapin, seppur di lusso, non meritevole di apparire nei loro lussuosi show-room. Ciampi, pertanto, si ritrova improvvisamente allo stesso punto di partenza e dinnanzi a lui si affaccia nuovamente il nero spettro della chiusura.

Il successo imprenditoriale[modifica | modifica wikitesto]

Come in una fiaba, inaspettatamente, sopraggiunge però una fata a tirarlo fuori dalla depressione: Paola Fendi. Il talento e la preparazione artigianale di questa bella signora romana, le fa avvertire con sicurezza che l'orylag è una pelle dotata di tutti i numeri per affermarsi sul mercato. Ne è così certa che pretende di averne per cinque anni l’esclusiva nell’alta moda. Fu un trionfo, con una richiesta immediata di oltre 25.000 pelli soltanto da parte dell’azienda menzionata. Com’era prevedibile, l’intervento di un personaggio così importante, sveglia tutti gli altri operatori della pellicceria, che tempestano la sua ditta di telefonate. L’incompresa (come veniva chiamata questa pelle) s’impone così in tutti i campi dell’abbigliamento, ricoprendo il ruolo di guarnizione, interno di cappotti, cappelli, borse, sciarpe, scarpe e, soprattutto, peluches, grazie ai ragazzi di San Patrignano che non ne hanno mai cessato la produzione. Presa coscienza che la strada da percorrere sono i prodotti ecosostenibili, aggiunge alla vendita delle pelli di orylag quelle di pesci e rettili di cui si mangia la carne.                   

L'attività ambientalista[modifica | modifica wikitesto]

Gianfranco Ciampi è anche un ambientalista, avendo dedicato la propria vita all’ambiente e ad uno sviluppo economico fondato su inventiva e onestà, rifiutando di fare profitto con scorciatoie non legali e non sostenibili.

Negli anni Cinquanta, insieme ai suoi familiari proprietari di un albergo, si è adoperato a sensibilizzare i cittadini di Marina di Massa, affinché non accettassero di subire una devastante cementificazione. Li esortava quindi ad allinearsi alla politica dell’amministrazione di Forte dei Marmi che si opponeva a concessioni edilizie di condomini a più piani. Una battaglia purtroppo persa, che si è conclusa con la devastazione di un luogo di villeggiatura che, incastonato fra il mare e le Alpi Apuane, era un’attrattiva di rara bellezza, una vera perla per le sue pinete e ampie piazze e per l’aria salutare che i bambini potevano respirare.

Negli anni Sessanta, si fa promotore di una campagna pubblicitaria per lo sviluppo turistico del territorio apuano, facendo leva sulla posizione strategica di Marina di Massa, vicina alle città d’arte, un’iniziativa che porta turisti da tutta Europa, dal mese di aprile fino a fine ottobre. Per questo anche suo padre viene premiato con una medaglia d’oro dal Comune di Massa. Sempre in tale periodo, rimane sconvolto dalle ripetute mareggiate che stanno letteralmente distruggendo la spiaggia della sua amata cittadina, causate dall’insulsa costruzione del porto di Marina di Carrara, un fenomeno previsto e annunciato con il supporto di ampie documentazioni da insigni geologi. A seguito della visione di dotte proposte e infuocate discussioni, Ciampi appoggia l’intuizione dell’ing. Giovanni Lazzoni, suocero del padre dell’attuale presidente della Liguria, Giovanni Toti.

Si parla d’intuizione, sostenuta scientificamente, e non di progetti, in quanto Lazzoni aveva compreso che l’unica soluzione era quella di far sfogare la forza della natura nella prima zona confinante con il porto di Marina di Carrara. La costruzione di scogliere avrebbe determinato continui spostamenti della corrente, prolungando la sua opera devastante all’infinito. Aveva visto giusto, poiché si sono già gettati in mare massi di pietre per oltre otto chilometri, fino al confine della spiaggia di Forte dei Marmi, oggi a grande rischio come tutto il litorale versiliese fino a Viareggio, in un tratto di ben 25 chilometri.

Il Ministero dei Lavori Pubblici non aveva preso nella dovuta considerazione la gravità del problema; si era limitato a dire che erano “in corso degli approfondimenti” di fronte ad una commissione recatasi appositamente a Roma, composta dal sindaco di Massa, Silvio Balderi, dal giornalista Silvio Matelli, da diversi funzionari municipali. In rappresentanza degli albergatori, c’era proprio Gianfranco Ciampi.

Una catastrofe ambientale che poteva essere evitata, esattamente come poteva essere evitata quella dell’abbigliamento italiano, danneggiata dall’egemonia di alcune case di moda che, grazie a immense campagne pubblicitarie, riescono a nascondere ambiguità e responsabilità molto gravi.

 Le battaglie contro l'illegalità nella moda[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1982, a rischio della propria vita, scrive su “Ultimissime”, rivista del settore, un articolo dal titolo “Il pollo e il visone”. Spavaldamente, mette in stato d’accusa gli imprenditori della pellicceria, la politica italiana e implicitamente le dogane, raggirate da false fatturazioni, preparate in Svizzera ed in Inghilterra, e le case d’aste scandinave che si adoperavano per queste discutibili manovre. Un articolo di questa portata scatena interesse e, per molti, panico, per cui l’Associazione Italiana della Pellicceria si affretta a promuovere un dibattito sul tema di questa criminale tassazione. Il dibattito si svolge in un teatro di Milano.

Come previsto, l’iniziativa ottiene un grande consenso con l’adesione di numerosi operatori provenienti da ogni parte d’Italia e con la partecipazione di alcuni deputati. Durante l'evento non ci fu grande plauso per chi aveva sollevato la questione, perché troppi non vedevano di buon occhio la scomparsa di quest’aliquota che apportava notevoli guadagni. Soltanto l’onorevole Carlo Sangalli, oggi presidente di Confcommercio, apprezzò pubblicamente la sua denuncia.

In compenso, qualche giorno dopo, Ciampi ricevette un’intimidazione a non interessarsi più dei problemi della pellicceria, con la minaccia di morte rivolta a lui e alla sua famiglia. Non ne rimase per niente impaurito, perché era certo che l’eliminazione della sua persona fosse quanto mai improbabile. Se questo fosse accaduto, infatti, avrebbe finalmente messo in luce un sistema delinquenziale che prosperava grazie al disinteresse e all’apatia di chi governava. Nonostante il rumore suscitato, negli anni successivi tutto rimane esattamente come prima.   

Lo scontro con la Peta  

Nel momento migliore del suo percorso imprenditoriale, si scontra con un gigante che si chiama Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) e che, a parere di Ciampi, danneggia le sue scelte aziendali che in quel momento si stanno rivelando vincenti. La Peta è un’associazione che Ciampi reputa dannosa per il nostro pianeta, di una tale potenza economica e di comunicazione che non ha riscontro in tutta la storia dell’umanità. Potente per le sue immense risorse finanziarie, derivanti prevalentemente da una stretta alleanza con i produttori di materiali sintetici, e perché sfrutta l'appoggio dato da vegani e vegetariani, che sono sempre più presenti nella nostra società, per via di vergognosi allevamenti intensivi che turbano i sentimenti dell’opinione pubblica.

La grande disponibilità di denaro le permette di far sentire la sua forza su giornali, riviste, trasmissioni televisive e radiofoniche, di condizionare, come denuncia Ciampi, le politiche delle case di moda e, fatto gravissimo, d’influenzare enti costituiti per proteggere l’ambiente.

Per Ciampi, la Peta è una sorta di P2 legalizzata. Nei suoi programmi è prevista l’eliminazione di tutti i prodotti di origine animale, cosa che, se avvenisse, significherebbe, come sostiene Ciampi, la scomparsa del made in Italy. Pochi hanno preso coscienza della gravità di quanto sta accadendo.

L'impegno ambientalista in Sardegna[modifica | modifica wikitesto]

Gianfranco Ciampi porta avanti le sue battaglie contro la corruzione nell’articolo “Il pollo e il visone” e contro i prodotti sintetici tramite il libro “Sì, fuori dalla moda”, battaglie che non sono dettate, come sostengono i suo detrattori, dalla necessità di salvaguardare la propria azienda. Questa supposizione è infatti smentita da quarantadue anni passati a combattere per l'ambiente e, ad esempio, piantare ginepri sul terreno della sua casa estiva a Costa Paradiso in Sardegna per ricostruire un bosco che era scomparso da duemila anni.

Non c’era altra ragione per compiere questa meritevole opera se non l’amore per l’ambiente. Di sicuro non lo ha fatto per ottenere benefici economici, subendo anzi danni rilevanti. Essendo, infatti, il ginepro protetto dalla regione sarda, con la creazione di un bosco di ben 850 piante egli ha rinunciato ad avvalersi del diritto di costruire un’altra unità abitativa di eguale cubatura, come previsto dalle disposizioni catastali per il lotto di sua proprietà. E’ una bella storia che ha dato vita al libro “Lu Diaulu”, scritto dal turista trasformatosi in boscaiolo, tradotto in francese col titolo “La terre est mon métier”. Le autorità comunali di Trinità d’Agultu, che amministrano il territorio di Costa Paradiso, avrebbero dovuto, come minimo, inviare una lettera di ringraziamento a chi si è prodigato per rendere più splendido un paesaggio e che ha scritto un testo che è un’esaltazione dell’isola che lo ha ospitato, opera che quindi non può che arricchire il loro bene più prezioso: il turismo.

Questa freddezza ha una spiegazione. Un turista che passa le sue vacanze a curare le piante, non si può prendere in considerazione, non deve essere “tanto a posto” e, quando poi si dichiara contrario a speculazioni edilizie che deturpano il territorio, è da ritenere un nemico. Quando, infatti, apertamente ha manifestato con scritti la sua disapprovazione per la loro irrinunciabile follia di continuare a riempire le coste di cemento, Ciampi è stato di nuovo riempito di minacce.

Secondo Ciampi, l’economia italiana non è messa in pericolo solo dalle mafie, ma pure dalla diffusa insensibilità ambientale, dal dominio incontrastato della corruzione, coperta dall’indifferenza, dall’apatia e dalla mancanza di senso civico.     

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Il pollo e il visone, articolo pubblicato sulla rivista Ultimissime, nel 1982
  • Il Manifesto della moda
  • Sos dalla Nuova Zelanda, pubblicato sulla rivista Ultimissime Pelliccerie, maggio 1991
  • Lu Diaulu (Ed. francese: La terre est notre métier), Delfino editore, 2016
  • SI, fuori dalla moda (in corso di pubblicazione)

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