Utente:Alberto.polato/Sandbox

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Florentina Motoc, nota anche come Tina Motoc, (Dorohoi, 1980Torino, 9 febbraio 2001) è stata una cittadina moldava immigrata in Italia, vittima del racket della prostituzione, assassinata a Torino il 9 febbraio 2001 dal serial killer Maurizio Minghella.

La sua morte ha molto scosso parte della società civile e del mondo associativo di Torino. Il Gruppo Abele, insieme ad Acmos, Libera e la Chiesa Ortodossa di Torino si sono mobilitati per commemorarla e per organizzarne i funerali e il ritorno della salma nella sua città natale. Jurnalul de Botoșani

Oggi, Tina è parte dell’elenco di Libera delle vittime innocenti delle mafie.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Fiorentina Motoc nasce nel 1980 nella municipalità rumena di Dorohoi, situata nella regione storica della Moldavia. Il padre e il fratello lavorano entrambi in uno stabilimento industriale che produce vetro. Le condizioni economiche della famiglia peggiorano drasticamente a seguito della chiusura della fabbrica, che lascia i due senza lavoro.

Tina decide così di accettare una proposta di lavoro che la porterà in Turchia, ignara del fatto che si tratti di prostituzione. Cade così vittima di sfruttamento. A seguito della sua gravidanza, le viene concesso di tornare a Dorohoi per partorire la figlia. Poi, Tina è costretta a tornare a prostituirsi, questa volta a Torino, in Italia.[1]

L’omicidio[modifica | modifica wikitesto]

Tina Motoc viene uccisa il 9 febbraio 2001 da Maurizio Minghella. Il suo corpo viene ritrovato la mattina del 17 febbraio lungo un canale di irrigazione nelle vicinanze dello svincolo Pianezza Collegno della tangenziale di Torino. Ha diverse ferite su capo e volto, gambe e piede destro bruciati, le mani legate dietro la schiena. È morta per soffocamento.[2]

Le indagini[modifica | modifica wikitesto]

L’identità di Tina rimane inizialmente incerta. Prima di essere uccisa, era stata fermata due volte dalla polizia. In entrambi i casi era sprovvista di documenti. La prima volta aveva detto di essere nata in Moldavia il 5 febbraio 1980, e di essere figlia di Mihai Motoc. Fermata nuovamente due mesi dopo, aveva fornito le stesse generalità, cambiando però l’anno di nascita e il nome del padre.[3]

Le indagini sulla morte di Tina hanno una svolta quando Maurizio Minghella, 44 anni, viene arrestato nel marzo 2001 con l’accusa di aver aggredito e derubato una giovane prostituta albanese ad Alpignano.[4]

Minghella era già stato condannato all’ergastolo a Genova, nel 1978, per gli omicidi di quattro donne. Nel 1995 aveva ottenuto la semilibertà ed era stato trasferito a Torino, dove lavorava, ospite di una comunità del Gruppo Abele. Lavoratore modello e padre, emergeva ora che Minghella conduceva da tempo una doppia vita.[5]

A seguito dell’arresto di Minghella, la polizia di Torino riapre i fascicoli di almeno dieci omicidi di prostitute avvenuti a partire dal 1996. Il 13 aprile 2001 Minghella viene ufficialmente indagato per sei omicidi e cinque rapine. A ottobre dello stesso anno riceve due ordini di custodia cautelare per omicidio: uno è relativo all’uccisione della prostituta marocchina H’Didou Fatima, l’altro a quella di Tina Motoc.

A incastrare Minghella per quest’ultima sono tre elementi: in primo luogo, il cellulare di Tina, trovato in possesso dell’uomo; in secondo luogo, un paio di scarponi, anch’essi in possesso di Minghella, sporchi di fango e terriccio simili a quelli del luogo in cui è stato ritrovato il cadavere della ragazza. Infine, un altro cellulare in possesso dell’uomo viene localizzato nello stesso posto la mattina del 9 febbraio, in concomitanza con la morte di Tina.[4]

Il processo e la condanna di Minghella[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Maurizio Minghella.

Il 4 aprile 2003, Minghella viene condannato a due ergastoli, uno dei quali per l’omicidio di Tina, e a 130 anni di carcere per una serie di rapine e per spaccio di stupefacenti. Il 30 settembre 2004, la Corte d'appello di Torino conferma le condanne del primo grado, ma, per una questione di procedura, la pena viene ridotta da due ergastoli a uno. L’8 giugno 2005, la prima sezione penale della Corte di cassazione, presieduta dal giudice Mario Sossi, conferma la condanna all’ergastolo.[4]

La commemorazione e il ritorno a Dohoroi[modifica | modifica wikitesto]

Lo sfruttamento di cui Tina era stata vittima, e il suo conseguente isolamento, rendono per molto tempo difficile identificarla e rintracciare la sua famiglia. Il suo corpo resta dunque a lungo nell’obitorio comunale di Mirafiori sud a Torino.

Tina viene infine identificata, e la sua famiglia raggiunta, grazie all’impegno congiunto di Gruppo Abele, Libera, ACMOS e della Chiesa Ortodossa di Torino.

Un mese dopo la morte di Tina, nel marzo 2001, il Gruppo Abele di Don Ciotti ne commemora la scomparsa con l’iniziativa “Un Fiore Per Tina”, che prevede una marcia e un lancio di fiori nel fiume Po. La marcia vede una straordinaria partecipazione cittadina: oltre a Gruppo Abele, Libera, ACMOS e alla Chiesa Ortodossa, parteciparono infatti il sindaco dell’epoca, Sergio Chiamparino, alcuni assessori, e centinaia di studenti delle scuole torinesi.[3]

Dopo un anno esatto, il Gruppo Abele e Libera ottengono il nulla-osta dalla Procura per portare il suo corpo a Dorohoi e organizzano i funerali di Tina nella Chiesa del Redentore del quartiere Mirafiori. Successivamente, la salma parte per un viaggio di tre giorni, al termine del quale la attende la famiglia. Il Gruppo Abele si adopera inoltre per dare sostegno alla figlia di Tina, che all’ora ha due anni.[6]

Tina Motoc è parte dell’elenco dei nomi letto ogni 21 marzo in occasione della Giornata Nazionale della Memoria e dell'Impegno[7] in ricordo delle vittime innocenti delle mafie organizzata dall’associazione Libera.[8]

Sono dedicati a Tina Motoc Casa ACMOS a Torino, sede del progetto di vita comunitaria dell’associazione omonima nel quartiere di Barriera di Milano, e il presidio universitario torinese di Libera Tina Motoc.[9]

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  1. ^ Storia di Tina Motoc, su vivi.libera.it. URL consultato il 12 febbraio 2021.
  2. ^ Scheda su Tina Motoc nella sezione Misteri di Chi l'ha visto? - Edizione 2000/2001, su www.chilhavisto.rai.it. URL consultato il 12 febbraio 2021.
  3. ^ a b Morte di Florentina Motoc, su vittimemafia.it, 17 febbraio 2001. URL consultato il 12 febbraio 2021.
  4. ^ a b c Maurizio Minghella (PDF), su misteriditalia.it.
  5. ^ Minghella, il serial-killer che uccideva in semi-libertà, accusato di altri quattro omicidi, su Corriere della Sera, 8 marzo 2016. URL consultato il 12 febbraio 2021.
  6. ^ Arriva il nulla-osta per riportare Tina a casa, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 12 febbraio 2021.
  7. ^ Mafia, dalla Camera ok definitivo alla Giornata in memoria delle vittime, su rainews. URL consultato il 12 febbraio 2021.
  8. ^ Blog | Mafie: memoria e impegno per dare risposte concrete, su Il Fatto Quotidiano, 22 marzo 2014. URL consultato il 12 febbraio 2021.
  9. ^ La Mappa dell'Impegno, su vivi.libera.it. URL consultato il 12 febbraio 2021.