Thomas Reid

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Thomas Reid

Thomas Reid (Strachan, 26 aprile 1710Glasgow, 7 ottobre 1796) è stato un filosofo scozzese.

Contemporaneo e amico-avversario di David Hume, ebbe un ruolo importante nell'era dei lumi in Scozia. Compì studi teologici e fu per lungo tempo pastore nel villaggio di Newmachar (1737-1752), nei pressi di Aberdeen. Successivamente si trasferì ad Aberdeen dove fu insegnante al King's College dal 1752 al 1764. Nel 1764 venne nominato professore alla Cattedra di filosofia dell'Università di Glasgow, succedendo a Adam Smith. Nel 1765 pubblicò la sua opera più conosciuta: Ricerca sulla mente umana secondo i principi del senso comune.

In questo lavoro il filosofo scozzese confutava le teorie basate sullo scetticismo, da Thomas Reid definite teorie delle idee, dei vari David Hume, John Locke e René Descartes che sostenevano come fosse impossibile giudicare dell'esistenza delle cose che per Reid invece sono fonte di sicura conoscenza tramite le percezioni, quelle che il senso comune riconosce come vere.

Reid fu infatti il fondatore della corrente di pensiero detta Scuola scozzese, basata sul senso comune che eserciterà il suo influsso su un notevole numero di autori scozzesi, tra questi vanno ricordati Dugald Stewart e Thomas Brown; quest'ultimo riconoscerà al filosofo il valore del suo contributo nel futuro sviluppo dell'associazionismo.

Reid di Hume criticò lo scetticismo e di Locke la formazione ancora troppo aristotelica che lo aveva condotto a considerare le idee come filtro tra il mondo esterno e la mente. Hume aveva negato l'esistenza della realtà esterna e delle leggi di causalità; Reid tende a ristabilirle fondandole su il "senso comune", ossia sulle credenze dell'umanità.

«Gli uomini saggi convengono, o devono convenire, che non vi è se non una via per conoscere le opere della natura: la via dell'osservazione e dell'esperimento. Per la nostra costituzione, noi siamo fortemente portati a ricondurre fatti e osservazioni particolari a regole generali, e ad applicare tali regole generali per render conto di altri effetti, o per orientarci nella produzione di essi. Questo procedimento dell'intelletto è familiare a ogni creatura umana nei comuni affari della vita, ed è l'unico attraverso cui possa compiersi ogni reale scoperta in filosofia.[1]»

Il procedimento induttivo è infatti intuitivo negli uomini che si affidano al "senso comune":

«L'uomo che per primo scoprì che il freddo congela l'acqua e che il caldo la trasforma in vapore procedette sulla base degli stessi principi generali, e con lo stesso metodo con cui Newton scoprì la legge di gravitazione e le proprietà della luce. Le sue regulae philosophandi sono massime del senso comune, e vengono praticate ogni giorno nella vita comune; e colui che filosofa con altre regole, sia rispetto al mondo materiale sia rispetto alla mente, fallisce il suo scopo...se vogliamo conoscere le opere di Dio, dobbiamo osservarle con attenzione e umiltà, senza pretendere di aggiungere alcunché di nostro a quello che ci mostra l'osservazione. Una giusta interpretazione della natura è l'unica filosofia sana e ortodossa: qualsiasi cosa vi aggiungiamo di nostro è apocrifa e priva di autorità.[1]»

Anche sulla teoria della mente lo scetticismo ha prodotto ipotesi errate. Nella mente umana una parte si è conservata nella specie ed è quella che riguarda gli istinti che mirano alla propria conservazione materiale ma «vi sono [...] altri poteri, di cui la natura ha soltanto posto i semi nella nostra mente, ma ha lasciato alla cultura il compito di svilupparli. È attraverso un'approfondita cultura di essi che noi diveniamo capaci di tutti quei perfezionamenti nell'intelletto, nel gusto e nella morale, che esaltano e onorano la natura umana».[1] L'uomo è una realtà naturale e come tale agisce «come un albero della foresta, puramente un prodotto della natura» ma

«questo stesso selvaggio porta dentro di sé i germi del logico, dell'uomo di gusto e dell'educazione. dell'oratore, dell'uomo di stato, del virtuoso, del santo. Questi germi, benché posti nella sua mente dalla natura, tuttavia per mancanza di cultura e di esercizio, restano sepolti per sempre e difficilmente percepibili da lui stesso o dagli altri.[1]»

Reid fu tra i primi della sua epoca a riconoscere alla mente umana facoltà che la rendevano attiva per sua stessa natura, senza essere cioè frutto di strutture perfette perché fatte ad immagine e somiglianza di Dio, come aveva affermato Cartesio.

«[la mente] può esser paragonata a un farmacista o a un chimico, i cui materiali sono appunto forniti dalla natura: ma per gli scopi della sua arte egli li mescola, compone, dissocia, svapora e sublima, finché li trasforma in un aspetto del tutto differente.[1]»

La nostra mente dunque coglie le sensazioni e le scompone e compone secondo «abitudini, astrazioni, associazioni» generano il pensiero qualcosa di profondamente diverso dove non si possono più identificare le originarie percezioni. Questa elaborazione delle sensazioni impedisce la possibilità di capire la natura della mente ricostruendone la storia per esempio «di tutto quello che è passato per la mente di un bambino dall'inizio della sua vita e delle sue sensazioni sino a quando è cresciuto all'uso della ragione»[1]. Tuttavia possiamo tentare di analizzare la mente studiando «la struttura del linguaggio» e «il corso delle azioni e della condotta dell'uomo».

Il linguaggio

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«Il linguaggio degli uomini è espressivo dei loro pensieri e delle varie operazioni delle loro menti. Le varie operazioni dell'intelletto, della volontà e delle passioni che sono comuni agli uomini hanno varie forme di linguaggio corrispondenti a essi in ogni lingua, che ne costituiscono i segni dai quali essi vengono espressi...Vi sono in tutte le lingue dei modi di parlare attraverso cui gli uomini esprimono i loro giudizi o forniscono la loro testimonianza, attraverso cui accettano o rifiutano, chiedono informazione o consiglio, comandano, minacciano o supplicano, impegnano la loro parola in promesse o contratti. Se tali operazioni non fossero comuni all'umanità, non troveremmo in ogni lingua delle forme di linguaggio attraverso cui esse sono denotate.[1]»

Il comportamento

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Le azioni e la condotta degli uomini forniscono ulteriori informazioni sulla loro mente. Il modo di agire dell'uomo è infatti effetto di sentimenti, passioni che noi possiamo, in parecchi casi, conoscere formandoci «un giudizio sulla causa partendo dagli effetti» e le cause delle azioni umane ci dicono che «l'uomo è per sua natura un animale socievole, [...] egli ama associarsi con la sua specie, conversare e scambiare prestazioni con i suoi simili»[1].

La polemica sulle idee

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Secondo Hume, Locke e Berkeley solo le nostre idee esistono come un'immagine prodotta dalla nostra mente. Affermano questi filosofi che ad esempio l'idea del sole non prova che vi sia veramente una realtà chiamata sole: ma questa asserzione, osserva Reid, «è direttamente contraria al senso universale degli uomini che non sono stati istruiti in filosofia. Se vediamo il sole o la luna, non dubitiamo che gli oggetti reali che noi vediamo immediatamente sono molto distanti da noi e molto distanti l'uno dall'altro. Noi non abbiamo il minimo dubbio che vi siano un sole e una luna, che Dio creò qualche migliaio d'anni fa, e che hanno continuato da allora a compiere le loro orbite in cielo»[1]. Hume e gli altri invece sostengono una teoria per cui sembrano dire che «non v'è dunque nessun essere sostanziale e permanente chiamato il sole e la luna, che continui a esistere sia che io pensi a esso, sia che io non vi pensi». [1]

Invero Locke direbbe che esistono realtà sostanziali e permanenti come il sole e la luna ma che «[il sole e la luna] non appaiono mai a noi di persona, ma sempre attraverso le loro rappresentazioni, cioè le idee nella nostra mente, e noi non sappiamo nulla di essi all'infuori di quello che possiamo apprendere da tali idee»[1]

Berkeley e Hume invece negherebbero anche l'esistenza di queste realtà sostanziali e direbbero che è da ignoranti «il pensare che vi siano degli esseri permanenti e sostanziali chiamati il sole e la luna [...]. Non esiste nulla in natura all'infuori delle menti e delle idee, dice il vescovo Berkeley. Anzi, dice Hume, non esiste nulla in natura all'infuori delle sole idee».[1]

Ma queste affermazioni veramente, afferma Reid, sono talmente astruse che non occorre controbatterle basta riferirsi all'«intendimento comune»

  • Inquiry into the Human Mind on the Principles of Common Sense (Ricerca sulla mente umana in base ai principi del senso comune), 1764, Glasgow & London.
  • Essays on the Intellectual Powers of Man (Saggi sulle facoltà intellettuali dell'uomo), 1785.
  • Essays on the Active Powers of Man (Saggi sulle facoltà attive della mente umana), 1788.
  1. ^ a b c d e f g h i j k l Dario Antiseri e Giovanni Reale, Storia della filosofia, Volume 6: Illuminismo e Kant, Milano, Bompiani, 2014.

Testi disponibili in italiano

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  • Ricerca sulla mente umana e altri scritti, a cura di Antonio Santucci, Torino, UTET, 1996.
  • Sintesi critica della logica di Aristotele (1774), a cura di Mauro Lucaccini, Saonara, Il Prato, 2008.
  • Cuneo, Terence e van Woudenber, René (a cura di) The Cambridge Companion to Thomas Reid, Cambridge University Press, 2004.
  • Dalgarno, Melvin e Matthews, Eric (a cura di), The Philosophy of Thomas Reid, Dordrecht, Kluwer, 1989.
  • Davis, William C. Thomas Reid's Ethics: Moral Epistemology on Legal Foundations, Continuum International, 2006.
  • Hovenkamp, Herbert. Science and Religion in America, 1800-1860, University of Pennsylvania Press, 1978.
  • Santucci, Antonio. Filosofia e cultura nel Settecento britannico, Bologna, Il Mulino, 2001 (Vol. I: Fonti e connessioni continentali. John Toland e il deismo, Vol. II: Hume e Hutcheson. Reid e la scuola del senso comune)
  • Wolterstorff, Nicolas. Thomas Reid and the Story of Epistemology, Cambridge University Press, 2004.

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