Thingspiele

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Thingplatz a Ordensburg Vogelsang.
Feierstätte der Schlesier all'Annaberg in Slesia in una fotografia d'epoca nazista.
Thingstätte (Heidelberg).

Il Thingspiel (plurale Thingspiele) era uno spettacolo teatrale multidisciplinare all'aperto che godette di una breve popolarità nella Germania nazista prebellica (anni '30). Il "Movimento Thingspiel" originò in un contesto non nazista[1] ma venne rapidamente assorbito dalla propaganda hitleriana[2] salvo essere accantonato quando si rivelò poco accattivante[3].

Un Thingplatz o Thingstätte era un teatro all'aperto appositamente costruito per tali spettacoli. Ne furono pianificati circa 400 ma solo 40 furono costruiti tra il 1933 e il 1939.[4]

L'idea alla base del movimento nazista del "Thingspiel" si ricollega concettualmente al "Movimento völkisch" del XIX secolo cui si dà un'accezione più arcaica richiamando l'antica tradizione delle assemblee di popolo "all'aperto" dei Germani: le Thing. Si trattava, in buona sostanza, dell'idea di creare un sito dedicato ad accogliere le assemblee di popolo dirette/volute dal regime. Tale sito doveva avere una struttura quanto più possibile integrata con lo spazio naturale, incorporando rocce, alberi, corsi d'acqua, rovine e colline di qualche significato storico o mitico[5][6]. Il termine "Thingspiel" fu proposto per la prima volta dall'accademico Carl Niessen in un discorso del 29 luglio 1933 che, richiamando la Germania di Tacito[7], ipotizzò un teatro multidisciplinare immersivo di nuova concezione. Come enunciato in un discorso del 1934 del Consigliere Drammatico del Reich, Rainer Schlösser, l'obiettivo era "un dramma che intensifica gli eventi storici per creare una realtà mitica, universale, inequivocabile oltre la realtà"[8][9], fatto di esibizioni corali, capace di coinvolgere il pubblico nella realizzazione del "Volkgemeinschaft"[10] (sotto questo aspetto simile al socialista Laienspiele e ad altri movimenti d'ispirazione protestanta, cattolica o neopagana - v. Ernst Wachler)[1][11][12]. I drammi intrecciano in modo caratteristico pubblico e azione, specialmente grazie ai cori, e cercano di far sì che il pubblico s'identifichi con la rivoluzione nazionalsocialista rappresentata[13]. Il Thingspiele era dunque tanto rituale quanto drammaturgia e i teatri venivano spesso definiti "luoghi di culto"[14]. Ovviamente furono subito inseriti nel ciclo organizzativo delle festività/vacanze nazionali naziste[15].

La struttura architettonica destinata al Thingspiele, la Thingplätz, richiamava la forma del teatro greco[5] con grandi dimensioni volte ad accogliere il pubblico di massa di spettacoli multimediali che coinvolgevano battaglioni delle SA o della Gioventù hitleriana[16]. Lo spazio destinato al "coro" doveva poter ospitare 500-1000 persone. Il Thingplatz più grande, progettato per Gelsenkirchen, avrebbe dovuto ospitare 200.000 persone[17]. Le dimensioni e la necessità di avere più livelli di palcoscenico per maggior visibilità comportarono problemi acustici e i teatri furono presto dotati di sistemi di amplificazione e illuminazione. Torrette e piattaforme, dalla foggia simile a fortini medievali, nascondevano i controlli. Apposite fosse per gli effetti pirotecnici (originariamente previste al centro del palcoscenico) erano scavate sui bordi (per evitare rischi ai cavi)[18]. In molti casi, era presente una limitrofa area assembleare di cui il teatro diveniva il podio per i relatori[19].

Il Movimento Thingspiel originò al di fuori della propaganda nazista: L' "Unione del Reich per la Promozione del Teatro all'aperto" del dicembre 1932 aveva Wilhelm Karl Gerst dell'Unione Cattolica del Teatro come direttore e Ödön von Horváth, Ernst Toller e Carl Zuckmayer come associati[1]. Il regime nazista s'intromise nel 1933 con la fondazione della "Lega del Reich per le attività germaniche popolari all'aria aperta" (de. Reichsbund der deutschen Freilicht und Volksschauspiele) sotto l'egida del Ministero della Propaganda[2][20] e la prima Thingplatz venne ufficialmente dedicata il 1º maggio 1934 nel Brandberge di Halle[21]. 400 siti Thingspiel furono programmati, solo 40 dei quali furono costruiti[4][22].

Tuttavia, lo stesso Hitler non credeva molto nel rilancio delle antiche pratiche germaniche e, oggettivamente, il teatro all'aperto non poteva richiamare molto pubblico in un paese come la Germania, dal clima solitamente freddo e umido. Non si sono potuti costruire tutti i siti previsti, l'entusiasmo del pubblico è calato e i drammaturghi non sono riusciti a scrivere abbastanza opere. A partire dal 1935, molti dei siti Thingspiel esistenti e tutti i nuovi furono ribattezzati Feierstätten (siti dei festival) o Freilichtbühnen (teatri all'aperto)[3] e furono utilizzati per spettacoli tradizionali e festival popolari come le celebrazioni del solstizio d'estate. Otto Laubinger, promotore del Movimento Thingspiel quale capo della divisione teatrale del Reichskulturkammer, morì nel 1935. Nel 1937, quando Joseph Goebbels ritirò l'appoggio ufficiale nazista al Movimento, esso era già esaurito.[23][24][25]

Dalla fine della seconda guerra mondiale molti siti Thingspiel sono stati utilizzati per concerti e rappresentazioni teatrali all'aperto.

Edifici completati

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Edifici ufficiali

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Secondo lo studio sul movimento Thingspiel di Rainer Stommer, sono stati completati i seguenti siti ufficiali (la data è quella di completamento o di dedica):[26]

Edifici non ufficiali

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Stommer elenca i seguenti teatri che non sono stati ufficialmente sanzionati ma sono noti per essere stati completati (con data di completamento o dedica):[27]

  • Brusendorf, Mittenwalde, circa 1934
  • Bückeberg (Hagenohsen) 1º ottobre 1933; ricostruzione in forma più monumentale incompleta
  • Ordensburg Krössinsee, 25 aprile 1936
  • Oliva, Danzica (ora Danzica, Polonia), 1º settembre 1934
  • Gerresheim, Düsseldorf 1933, 1938 (lavori di ristrutturazione di un ex cava di sabbia, già utilizzata come Thingplatz da Wandervögel dal 1920)
  • Eichstätt 1938?
  • Nied, Francoforte nel 1935; successivamente convertito in monumento con terreno in marcia
  • Giebelstadt 16 giugno 1935
  • Hösseringen 28 giugno 1936 (adattamento di un sito assembleare del XIII-XVII secolo)
  • Foresta di Warndt, vicino a Karlsbrunn, 1938
  • Kommern, Mechernich, 25 agosto 1935
  • Mainz 1º maggio 1935 (basata su di un parco progettato nel 1930)
  • Mettlach 1936
  • Rheinsberg luglio 1935 (per un campo nazionale della Gioventù hitleriana)
  • Ordensburg Sonthofen, 1º ottobre 1936
  • Stedingsehre, Bookholzberg, Ganderkesee (Stedingsehre # NS-Kultstätte Freilichtbühne „Stedingsehre“) 13 luglio 1935
  • Verden an der Aller 1935-1937 (costruito come un santuario delle SS invece che nella forma inizialmente prevista)
  • Ordensburg Vogelsang, 25 aprile 1936
  • Wattenscheid 5 luglio 1936
  • Wesselburen, settembre 1935?
  • Windsheim 1936

Altri siti ispirati o usati dal movimento Thing ma non elencati da Stommer includono:

  • Freilichtbühne Mülheim an der Ruhr
  • Porta Westfalica (aperta nel 1927)
  • Herchen, Windeck (parte di un memoriale)
  • Palco all'aperto di Rathen

Rappresentazioni teatrali

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I primi drammi messi in scena nelle Thingplätz furono opere nate con altre destinazioni. Sia Deutsche Passion di Richard Euringer (teorico di spicco del Movimento Thingspiel)[28][29] sia Symphonie der Arbeit di Hans-Jürgen Nierentz nacquero come drammi radiofonici eseguiti per la prima volta nel 1933 (rispettivamente in contrapposizione alle opere religiose pasquali ed alle celebrazioni della sinistra per la Festa del Lavoro); Aufbricht Deutschland! di Gustav Goes era uno spettacolo teatrale "ordinario". Opere ben note associate al Thingspiel, come Neurode, Spiel von deutscher Arbeit di Kurt Heynicke e Das Spiel von Job dem Deutschen di Kurt Eggers furono entrambe scritte nel 1932, prima che i nazisti salissero al potere, e Euringer concepì anche la sua Deutsche Passion quell'anno. Das Spiel von Job dem Deutschen fu poi messa in atto in una fiera nel novembre 1933 come esempio di un Thingspiel.[30][31] Più tardi, i Thingspiele includevano Annaberg (1933)[32] e Das große Wandern: Ein Spiel vom ewigen deutschen Schicksal (1934)[33] di Eggers, Anruf und Verkündigung der Toten (1934) di Eberhard Wolfgang Möller, Der Weg ins Reich (1935) di Heynicke, Die Stedinger (1935) di August Hinrichs e Soldaten der Scholle (1935) di Erich Müller-Schnick[34]. Il maggior successo fu Frankenburger Würfelspiel di Möller che ebbe la sua prima alla Dietrich-Eckart-Bühne a Berlino nel 1936 in associazione con le Olimpiadi estive del 1936[35]. Elenchi di Thingspiel approvati furono pubblicati nel 1934 e nel 1935. Alcune opere furono omesse dal secondo elenco, come Segen der Bauernschaft (1933) di Nierentz causa l'eccesso di enfasi religiosa a discapito del messaggio politico.[36]

Le Thingspiel presentano generalmente la redenzione attraverso il nazionalsocialismo: dalla sofferenza della Germania causata dalla sconfitta nella prima guerra mondiale in Deutsche Passion di Euringer e Der Weg ins Reich di Heynicke[37], dal capitalismo rapace e antitedesco nel Neurode di Heynicke[38], da tutti gli sfruttatori che hanno oppresso il contadino tedesco dalla Guerra dei Trent'anni nel Soldaten der Scholle di Müller-Schnick e in generale dai mali della Repubblica di Weimar, vista come la fonte di tutti i problemi[39]. Si sollecitano l'unità e l'abnegazione nell'interesse della Germania e del Popolo Tedesco[40].

  1. ^ a b c Schoeps, p. 153.
  2. ^ a b Stommer, pp. 12, 29.
  3. ^ a b Gadberry, p. 106.
  4. ^ a b Frank Knittermeier, "Bad Segeberg: Heute vor 70 Jahren wurde in der Kreisstadt die Kalkbergarena eröffnet. Es begann 1937 - als Feierstätte der Nazis", Hamburger Abendblatt, 10 October 2007 (DE) (paywalled): "400 Feierstätten dieser Art wollten die Nazis in Großdeutschland bauen. Nach dem Masterplan des Regierungsbaumeisters Schaller werden schließlich jedoch nur 40 fast baugleiche Stätten errichtet."
  5. ^ a b Robert R. Taylor, The Word in Stone: The Role of Architecture in the National Socialist Ideology, Berkeley: University of California, 1974,
  6. ^ Glen Gadberry, "The Thingspiel and Das Frankenberger Wurfelspiel", The Drama Review 24.1, March 1980, pp. 103–14, p. 105.
  7. ^ William Niven, "The Birth of Nazi Drama?: Thing Plays", in John London, ed., Theatre Under the Nazis, Manchester / New York: Manchester University, 2000, ISBN 9780719059124, pp. 54–95, pp. 55, 58.
  8. ^ Karl-Heinz Schoeps, Literature and Film in the Third Reich, tr. Kathleen M. Dell'Orto, Studies in German Literature, Linguistics, and Culture, Rochester, New York: Boydell & Brewer/Camden House, 2004, ISBN 1-57113-252-X, p. 153, wrongly dating the speech to 1935.
  9. ^ Gadberry, p. 104.
  10. ^ Taylor, p. 213.
  11. ^ Klaus Vondung, "Thingspiel", Das grosse Lexikon des Dritten Reiches, ed. Christian Zentner and Friedemann Bedürftig, Munich: Südwest, 1985, ISBN 9783517008349, p. 579 (DE) .
  12. ^ Rainer Stommer, Die inszenierte Volksgemeinschaft: die "Thing-Bewegung" im Dritten Reich, Marburg: Jonas, 1985, ISBN 9783922561316 (DE) , p. 16; two extended treatments of the antecedent movements are Henning Eichberg et al., Massenspiele: NS-Thingspiel, Arbeiterweihespiel und olympisches Zeremoniell, Problemata 58, Stuttgart-Bad Cannstatt: Frommann-Holzboog, 1977, ISBN 9783772806674 (DE) and Wilfried van der Will and Rob Burns, Arbeiterkulturbewegung in der Weimarer Republik: eine historisch-theoretische Analyse der kulturellen Bestrebungen der sozialdemokratisch organisierten Arbeiterschaft, Ullstein Materialien, Frankfurt: Ullstein, 1982, ISBN 9783548351414 (DE) .
  13. ^ Niven, p. 67.
  14. ^ Taylor, pp. 217–18 points out that this attitude was more pronounced among certain leaders of the movement than in general, but that some historians share that view, for example Hans-Jochen Gamm, Der braune Kult: das Dritte Reich und seine Ersatzreligion, Hamburg: Rütten und Loening, 1962, OCLC 705801.
  15. ^ Fischer-Lichte, p. 131.
  16. ^ Richard Grunberger, A Social History of the Third Reich, London: Weidenfeld, 1971, ISBN 9780297002949, p. 363.
  17. ^ Stommer, pp. 14, 63.
  18. ^ Stommer, p. 173.
  19. ^ Stommer, p. 177.
  20. ^ According to Taylor, pp. 214–15, 1934.
  21. ^ Stommer, pp. 61–62, 212, points out that although the Halle Thingplatz was officially the first, the arena at Heringsdorf was begun earlier and dedicated the same day; it was only later given the name Thingplatz, possibly so as not to overshadow that at Halle.
  22. ^ Secondo Geoff Walden, Thingplatz / Thingstätte Sites, in Third Reich in Ruins, le Thingplatz pianificate sarebbero state addirittura 1200.
  23. ^ Taylor, p. 216
  24. ^ Gadberry, p. 114.
  25. ^ Schoeps, note 11, pp. 164–65.
  26. ^ Stommer, pp. 205–20.
  27. ^ Stommer, pp. 233–40.
  28. ^ Grunberger, pp. 363–64.
  29. ^ Ingo R. Stoehr, German Literature of the Twentieth Century: From Aestheticism to Postmodernism, Camden House History of German Literature 10, Rochester, New York: Boydell & Brewer / Camden House, 2001, ISBN 9781571131577, pp. 183–84.
  30. ^ Niven, pp. 55, 60–61.
  31. ^ Fischer-Lichte, pp. 129–30.
  32. ^ Erika Fischer-Lichte, Kurze Geschichte des deutschen Theaters, UTB für Wissenschaft 1667, 2nd ed. Stuttgart: Francke, 1999, ISBN 9783772016912, Volume 3, p. 293 (DE) .
  33. ^ Schoeps, p. 154.
  34. ^ See John London, Theatre Under the Nazis, pp. 296–97 for a list of published Thingspiele.
  35. ^ Schoeps, pp. 154–57.
  36. ^ Niven, p. 61, p. 92, note 27.
  37. ^ Deutsche Literatur im 20. Jahrhundert: Strukturen und Gestalten, ed. Hermann Friedmann and Otto Mann, 4th ed. Heidelberg: Rothe, 1961, OCLC 631677031, Volume 1 Strukturen, p. 153 (DE) .
  38. ^ Niven, p. 62.
  39. ^ Niven, pp. 62–63.
  40. ^ Niven, pp. 62, 66–67.
  • Niven W (2000), The Birth of Nazi Drama?: Thing Plays, in London J [a cura di](2000), Theatre Under the Nazis, Manchester University Press, ISBN 9780719059124, pp. 54–95.
  • Schoeps KH (2004), Literature and Film in the Third Reich, in AAVV (2004), Studies in German Literature, Linguistics, and Culture, Rochester (NY), Boydell & Brewer/Camden House, ISBN 1-57113-252-X.
  • Stommer R (1985), Die inszenierte Volksgemeinschaft: die "Thing-Bewegung" im Dritten Reich, Marburgo, Jonas, ISBN 9783922561316.
  • Taylor RR (1974), The Word in Stone: The Role of Architecture in the National Socialist Ideology, Berkeley, University of California, ISBN 9780520021938.

Voci correlate

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