Telescopio Anglo-Australiano

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Telescopio Anglo-Australiano
OsservatorioOsservatorio anglo-australiano
EnteAAO
StatoBandiera dell'Australia Australia
LocalizzazioneCoonabarabran
Coordinate31°16′24″S 149°03′52″E / 31.273333°S 149.064444°E-31.273333; 149.064444
Altitudine1 100 m s.l.m.
Prima luce nel1974
Caratteristiche tecniche
TipoCassegrain
Lunghezza d'ondavisibile
Diametro primario3,9 m
Area12
Distanza focale12,7 m
MontaturaEquatoriale
Sito ufficiale
Immagine del telescopio riflettore

Il Telescopio Anglo-Australiano è un telescopio riflettore con uno specchio di 3,9 m di diametro, che lo ha reso il più grande telescopio nell'emisfero australe fino al 1976 con l'ultimazione del Telescopio Victor M. Blanco ed è rimasto il secondo fino alla costruzione del VLT nel 1998. È stato terminato nel 1974, nel 2009 è stato classificato il 5º telescopio ottico di più alto impatto e nel 2003 è stato giudicato il telescopio di 4 metri più produttivo al mondo.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1959 Richard van der Riet Woolley propose un grande telescopio ottico nell'emisfero australe.[3] Un comitato politico iniziò nel 1967 i piani per la costruzione, terminati nel 1969.[4] Inizialmente era previsto di basarsi sul progetto del Telescopio Mayall, finché non uscirono dei problemi come la montatura a ferro di cavallo o i meccanismi di rotazione. Sebbene il nuovo sistema di ingranaggi fosse considerevolmente più costoso, era anche più preciso e si prestava bene ad applicazioni impreviste. Lo specchio è stato realizzato dalla Owens-Illinois a Toledo, nell'Ohio. Fu quindi trasportato a Newcastle, in Inghilterra, dove la Sir Howard Grubb, Parsons e Co (Grubb Parsons) impiegò due anni per macinare e lucidare la superficie dello specchio. La Mitsubishi Electric costruì la montatura che fu installata nell'agosto del 1973. La prima luce avvenne il 27 aprile 1974. Il telescopio fu ufficialmente aperto dal principe Carlo il 16 ottobre 1974.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fred Watson, Across the universe, in Sydney Morning Herald, 6 gennaio 2009. URL consultato l'8 novembre 2011.
  2. ^ Tammy Plonter, Australian Telescope Leads the World In Astronomy Research, in Universe Today, 11 settembre 2008.
  3. ^ Roderick Weir Home, Australian Science in the Making, Cambridge University Press, 1990, p. 360, ISBN 0-521-39640-9. URL consultato il 6 dicembre 2015.
  4. ^ Jane Gregory, Fred Hoyle's Universe, Oxford University Press, 2005, p. 225, ISBN 0-19-157846-0. URL consultato il 15 aprile 2013.
  5. ^ Raymond Haynes, Explorers of the Southern Sky: A History of Australian Astronomy, Cambridge University Press, 1996, pp. 382–394, ISBN 0-521-36575-9. URL consultato il 15 aprile 2013.

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