Tarentola gomerensis

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Tarantola di La Gomera
Tarentola gomerensis
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Classe Reptilia
Ordine Sauria
Sottordine Squamata
Infraordine Gekkota
Famiglia Phyllodactylidae
Genere Tarentola
Sottogenere Makariogecko
Specie T. gomerensis
Nomenclatura binomiale
Tarentola gomerensis
Joger & Bischoff, 1983
Sinonimi

Tarentola (Makariogecko) gomerensis
Carranza et al., 2000[2]

Nomi comuni

Tarantola di La Gomera

Areale

Distribuzione di T. gomerensis in rosso

La tarantola di La Gomera[3] (Tarentola gomerensis Joger & Bischoff, 1983) è un piccolo sauro appartenente alla famiglia Phyllodactylidae, endemico dell'isola di La Gomera.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Rettile dalla sagoma tozza e schiacciata. I maschi raggiungono i 7,2 cm circa, le femmine 6,2 esclusa la coda. Il dorso è di colore grigio scuro, attraversato trasversalmente da sei strisce più scure. Esso è ricoperto di tubercoli dai bordi lisci che tendono a diventare seghettati nelle zone laterali e nei pressi della coda. Diversi tubercoli presentano delle sfumature bianche.

Sotto l'occhio, il cui colore varia tra l'argentato, il color rame e l'arancione, presenta una serie di squame appuntite.

Ciò che differenzia sostanzialmente le femmine dai maschi è la testa di dimensioni minori e la presenza di piccoli artigli retrattili sul primo, secondo e quinto dito.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

È una specie notturna, che di tanto in tanto può essere avvistata anche di giorno, mentre si riscalda sotto i raggi del sole.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Si ciba probabilmente di artropodi, secondo i dati ottenuti dagli esemplari in cattività.[4]

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Il periodo della riproduzione sarebbe compreso tra maggio ed agosto, nel quale possono accoppiarsi fino a 6 volte: una volta ogni 23 giorni circa, come è stato possibile osservare per gli esemplari tenuti in cattività. Di norma, viene deposto un solo uovo (massimo due), ricoperto poi di sabbia. Le uova misurano mediamente 13,5 mm in lunghezza e 10,5 in larghezza e pesano circa 830 mg. La temperatura esterna influisce sul periodo di incubazione e sul sesso dell'embrione. L'incubazione dura in media 80 giorni ad una temperatura di 28 °C; 60 giorni a 30 °C. L'embrione sviluppa il sesso maschile ad una temperatura compresa tra 22,4 °C e 26,5 °C; sviluppa, invece, il sesso femminile se compresa tra 27 °C e 30 °C.[4]

Predatori[modifica | modifica wikitesto]

Viene cacciata dal corvo imperiale (Corvus corax).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

L'areale di T. gomerensis è limitato esclusivamente all'isola di La Gomera ed è inferiore a 5000 km². La specie è segnalata dal livello del mare fino a 1150 m di altitudine.

L'habitat è costituito da zone rocciose, muretti, campi coltivati e aree urbane.[1]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante la ristrettezza del suo areale, la densità della popolazione è molto elevata, per cui la IUCN Red List la considera una specie a rischio minimo (Least Concern).

La tarantola di La Gomera è protetta dalla legislazione internazionale ed è inserita nell'Allegato IV della Direttiva Habitat.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Jose Antonio Mateo Miras, Valentin Pérez-Mellado, Iñigo Martínez-Solano, Tarentola gomerensis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 13 settembre 2015.
  2. ^ a b (EN) Tarentola gomerensis JOGER & BISCHOFF, 1983, su The Reptile Database, Zoological Museum Hamburg. URL consultato il 13 settembre 2015.
  3. ^ Tarentola gomerensis Joger & Bischoff, 1983, su PESI Portal. URL consultato il 12 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2016).
  4. ^ a b (ES) Perenquén gomero – Tarentola gomerensis Joger y Bischoff, 1983 (PDF), su Enciclopedia virtual de los vertebrados españoles, Museo Nacional de Ciencias Naturales CSIC, 8 maggio 2015. URL consultato il 13 settembre 2015.

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