Struthionidae

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Struzzi
Struzzo comune (Struthio camelus), maschio e femmina
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Aves
Ordine Struthioniformes
Latham, 1790
Famiglia Struthionidae
Vigors, 1825[1]
Nomenclatura binomiale
Struthio camelus
Linnaeus, 1758
Sinonimi
  • † Struthiolithidae Vjalov, 1971[2][3]
  • † Palaeotididae Houde & Haubold, 1987[4]
Generi

Gli struzzi sono una famiglia, Struthionidae, di grandi uccelli terricoli incapaci di volare. Le due specie di struzzo esistenti sono lo struzzo comune e lo struzzo somalo, entrambe appartenenti al genere Struthio, che contiene anche diverse specie fossili conosciute da esemplari fossili risalenti all'Olocene, come lo struzzo asiatico. Lo struzzo comune è la più diffusa tra le due specie viventi e detiene inoltre il titolo di più grande uccello vivente.

Gli struzzi apparvero per la prima volta durante l'epoca miocenica, sebbene diversi fossili risalenti al Paleocene, Eocene e Oligocene possano appartenere a questa famiglia.[5][6] Gli struzzi sono classificati nel gruppo degli uccelli ratiti, di cui tutte le specie esistenti che ne fanno parte sono uccelli terricoli incapaci di volare, come kiwi, emù e nandù. Tradizionalmente, l'ordine Struthioniformes conteneva tutti i ratiti. Tuttavia, recenti analisi genetiche hanno dimostrato che il gruppo non è monofiletico, in quanto parafiletico rispetto ai tinamo, pertanto gli struzzi sono classificati come gli unici membri dell'ordine.[7][8]

Evoluzione[modifica | modifica wikitesto]

I primi fossili di uccelli simili a struzzi sono taxa risalenti al Paleocene provenienti dall'Europa,[9] come Palaeotis e Remiornis risalenti all'Eocene medio, e altri resti di ratiti non ancora descritti risalenti all'Eocene e all'Oligocene dell'Europa e dell'Africa. Questi esemplari fossili potrebbero rappresentare i primi parenti degli struzzi, sebbene il loro stato tassonomico sia discutibile, potendo, infatti, rappresentare più lignaggi di paleognathi non volatori.[6][9] Il taxa africano Eremopezus, quando non è considerato un basale serpentario o un becco a scarpa, è talvolta considerato un parente degli struzzi o un taxon "vicino agli aepyornithidi".[6] Oltre a questi uccelli enigmatici, la documentazione fossile degli struzzi continua con diverse specie del genere moderno Struthio, già presenti dal Miocene inferiore. Tuttavia, molte di queste forme fossili sono ichnotaxa (cioè taxa classificati sulla base di impronte o piste di impronte lasciata da un organismo, piuttosto che dal corpo dell'animale) e la loro associazione con forme fossili descritte da elementi ossei distintivi è controversa e necessita di revisioni in attesa di materiale fossile più completo.[10]

Mentre il rapporto delle specie fossili africane è relativamente diretto, un gran numero di specie asiatiche di struzzi sono state descritte da resti frammentari, tuttavia le loro interrelazioni e il loro rapporto con gli struzzi africani sono confuse. In Cina gli struzzi si estinsero solo intorno, o anche dopo, la fine dell'ultima glaciazione; difatti, alcune immagini di struzzi sono state ritrovate su ceramiche e petroglifi preistorici.[11][12][13] Gli struzzi sono coesistiti con un'altra stirpe di uccelli incapaci di volare, gli eogruidi. Sebbene Olson 1985 abbia classificato questi uccelli come struzzi derivati, essi sono universalmente considerati come un ramo derivato imparentato con le gru, pertanto qualsiasi somiglianza tra i due gruppi sarebbe il risultato di un'evoluzione convergente. È stato anche suggerito che la concorrenza degli struzzi abbia causato l'estinzione degli eogruidi,[14][15] anche se tale teoria non è mai stato testata ed entrambi i gruppi coesistono in alcuni siti.[16]

Come per la maggior parte degli altri ratiti, si ritiene che gli struzzi abbiano perso la capacità di volare sulla scia dell'evento d'estinzione di massa del Cretaceo-Paleogene, circa 66 milioni di anni fa.[17][18] L'improvvisa sparizione dei dinosauri non-aviani aprì le porte per ripopolare le nicchie ecologiche lasciate dai grandi animali erbivori, oltre all'assenza di grandi predatori, spinse i paleognati ancestrali in grado di volare a dispersi nell'emisfero meridionale a perdere convergentemente la capacità di volare.[18][19][20]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Struzzo a Bucaramanga, Colombia

Ordine Struthioniformes Latham, 1790 (struzzi)

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Struzzo somalo maschio nella savane del Kenya

Oggi gli struzzi si trovano nativamente in natura in Africa, dove si trovano in una serie di habitat aperti aridi e semi-aridi, come le savane e il Sahel, sia a nord che a sud della zona equatoriale della foresta.[22] Lo struzzo somalo si trova nel Corno d'Africa, essendosi evoluto isolato dallo struzzo comune, per via della barriera geografica del Rift dell'Africa orientale. In alcune zone, la sottospecie Masai dello struzzo comune convive negli stessi habitat dello struzzo somalo, tuttavia i due animali tendono ad non incrociarsi per via delle differenze comportamentali ed ecologiche.[23] Gli struzzi arabi, un tempo comuni nell'Asia Minore e in Arabia, furono cacciati fino all'estinzione entro la metà del XX secolo, e in Israele i tentativi di introdurre struzzi comuni nord-africani per riempire il loro ruolo ecologico sono falliti.[24] Alcuni struzzi comuni fuggiti dagli allevamenti in Australia hanno stabilito popolazioni selvatiche nel continente.[25]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sheila Brands, Taxon: Genus Struthio, in Project: The Taxonomicon, 14 agosto 2008. URL consultato il 12 giugno 2012.
  2. ^ Mikko's Phylogeny Archive [1] Mikko Haaramo, Paleognathia - paleognathous modern birds, su helsinki.fi, 2007. URL consultato il 30 dicembre 2015.
  3. ^ Paleofile.com (net, info) [2]. Taxonomic lists- Aves, su paleofile.com. URL consultato il 30 dicembre 2015.
  4. ^ Brodkob, Pierce, Catalogue of fossil birds 1- Archaeopterygiformes through Ardeiformes, in Biological Sciences, Bulletin of the Florida State Museum, vol. 7, n. 4, 1963, pp. 180–293. URL consultato il 30 dicembre 2015.
  5. ^ Buffetaut, E.; Angst, D. (November 2014). "Stratigraphic distribution of large flightless birds in the Palaeogene of Europe and its palaeobiological and palaeogeographical implications". Earth-Science Reviews. 138: 394–408. doi:10.1016/j.earscirev.2014.07.001.
  6. ^ a b c Agnolin et al, Unexpected diversity of ratites (Aves, Palaeognathae) in the early Cenozoic of South America: palaeobiogeographical implications Article in Alcheringa An Australasian Journal of Palaeontology · July 2016 DOI: 10.1080/03115518.2016.1184898
  7. ^ Hackett, S.J. et al. (2008) A Phylogenomic Study of Birds Reveals Their Evolutionary History. Science, 320, 1763.
  8. ^ Yuri, T. (2013) Parsimony and model-based analyses of indels in avian nuclear genes reveal congruent and incongruent phylogenetic signals. Biology, 2:419–44.
  9. ^ a b E. Buffetaut e D. Angst, Stratigraphic distribution of large flightless birds in the Palaeogene of Europe and its palaeobiological and palaeogeographical implications, in Earth-Science Reviews, vol. 138, 2014, pp. 394–408, DOI:10.1016/j.earscirev.2014.07.001.
  10. ^ Faysal Bibi, Alan B. Shabel, Brian P. Kraatz e Thomas A. Stidham, New Fossil Ratite (Aves: Palaeognathae) Eggshell Discoveries from the Late Miocene Baynunah Foramation of the United Arab Emirates, Arabian Peninsula (PDF), in Palaeontologia Electronica, vol. 9, n. 1, 2006, p. 2A, ISSN 1094-8074 (WC · ACNP).
  11. ^ Doar, B.G. (2007) "Genitalia, Totems and Painted Pottery: New Ceramic Discoveries in Gansu and Surrounding Areas". China Heritage Quarterly
  12. ^ Lisa Janz, Dating North Asian surface assemblages with ostrich eggshell: implications for palaeoecology and extirpation, in Journal of Archaeological Science, vol. 36, n. 9, 2009, pp. 1982–1989, DOI:10.1016/j.jas.2009.05.012.
  13. ^ Andersson, J. G., Essays on the cenozoic of northern China, in Memoirs of the Geological Survey of China (Peking), Series A, vol. 3, 1923, pp. 1–152 (53–77).
  14. ^ Kurochkin, E.N., A survey of the Paleogene birds of Asia, in Smithsonian Contributions to Paleobiology, vol. 27, 1976, pp. 75–86.
  15. ^ Kurochkin, E.N., New representatives and evolution of two archaic gruiform families in Eurasia, in Transactions of the Soviet-Mongolian Paleontologial Expedition, vol. 15, 1981, pp. 59–85.
  16. ^ Nikita Zelenkov, Zlatozar Boev e Georgios Lazaridis, A large ergilornithine (Aves, Gruiformes) from the Late Miocene of the Balkan Peninsula, in Paläontologische Zeitschrift, vol. 90, 2015, pp. 145–151, DOI:10.1007/s12542-015-0279-z.
  17. ^ A. Feduccia, Explosive Evolution in Tertiary Birds and Mammals, in Science, vol. 267, n. 5198, 3 febbraio 1995, pp. 637–638, DOI:10.1126/science.267.5198.637, ISSN 0036-8075 (WC · ACNP).
  18. ^ a b K. J. Mitchell, B. Llamas, J. Soubrier, N. J. Rawlence, T. H. Worthy, J. Wood, M. S. Y. Lee e A. Cooper, Ancient DNA reveals elephant birds and kiwi are sister taxa and clarifies ratite bird evolution, in Science, vol. 344, n. 6186, 22 maggio 2014, pp. 898–900, DOI:10.1126/science.1251981, ISSN 0036-8075 (WC · ACNP).
  19. ^ Takahiro Yonezawa, Takahiro Segawa, Hiroshi Mori, Paula F. Campos, Yuichi Hongoh, Hideki Endo, Ayumi Akiyoshi, Naoki Kohno, Shin Nishida, Jiaqi Wu e Haofei Jin, Phylogenomics and Morphology of Extinct Paleognaths Reveal the Origin and Evolution of the Ratites, in Current Biology, vol. 27, n. 1, gennaio 2017, pp. 68–77, DOI:10.1016/j.cub.2016.10.029, ISSN 0960-9822 (WC · ACNP), PMID 27989673.
  20. ^ Matthew J. Phillips, Gillian C. Gibb, Elizabeth A. Crimp e David Penny, Tinamous and Moa Flock Together: Mitochondrial Genome Sequence Analysis Reveals Independent Losses of Flight among Ratites, in Systematic Biology, vol. 59, n. 1, 13 novembre 2009, pp. 90–107, DOI:10.1093/sysbio/syp079, ISSN 1076-836X (WC · ACNP), PMID 20525622.
  21. ^ Paleontol.Electr. 9.1.2.A
  22. ^ Keenan Donegan, Struthio camelus, in Animal Diversity Web, University of Michigan Museum of Zoology, 2002.
  23. ^ Freitag, Stephanie e Robinson, Terence J., Phylogeographic patterns in mitochondrial DNA of the Ostrich (Struthio camelus) (PDF), in The Auk, vol. 110, n. 3, 1993, pp. 614–622, DOI:10.2307/4088425, JSTOR 4088425.
  24. ^ Zafrir Rinat, The Bitter Fate of Ostriches in the Wild, in Haaretz, Tel Aviv, 25 dicembre 2007. URL consultato il 10 gennaio 2017.
  25. ^ Ostriches in Australia – and near my home. trevorsbirding.com (13 September 2007)

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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