Strangozzi

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STRANGOZZI, STRINGOZZI
Origini
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegioneUmbria
Zona di produzioneComune di Spoleto
Dettagli
Categoriaprimo piatto
RiconoscimentoP.A.T.
SettorePaste fresche e prodotti della panetteria, biscotteria, pasticceria, confetteria

Gli strangozzi sono una pasta lunga a sezione quadrata o rettangolare, tipica del comprensorio Spoletino ma diffusi anche in tutta l'Umbria, nelle Marche e nel Lazio. Sono chiamati anche, a seconda delle zone, stringozzi, strengozzi, strengozze, strozzapreti o strangozzo, come nel ternano, ciriole. L'aspetto è molto simile a quello dei tagliolini ma, a differenza di questi, non sono all'uovo.

Prodotto "povero" che, secondo la scheda di prodotto agroalimentare tradizionale, va realizzato a mano stendendo una sfoglia, spessa tra i 2 e i 4 mm, di pasta di farina di grano tenero, acqua ed eventualmente sale. La sfoglia è poi tagliata a strisce di circa 4 mm di larghezza e la lunghezza di circa 30 cm. Il prodotto può essere realizzato anche industrialmente con semola di grano duro tramite un processo di estrusione o laminazione, e ammatassato nella tipica forma ad 8.

La forma è molto simile anche a quella delle stringhe da scarpe, dal cui nome alcuni pensano derivi quello degli strangozzi. Secondo tale ipotesi quindi, il nome deriverebbe dalle stringhe che venivano usate, nello Stato Pontificio, dai rivoluzionari per strangolare i preti e sarebbe quindi il risultato di una fusione tra parole "stringa" e "strangolare", da qui anche le varianti "strozzapreti" o "strangolapreti". Il nome degli Strozzapreti, ovvero una tipica pasta romagnola, si rifà al contesto socio-culturale di diversi anni fa, in cui la società era costituita da padroni (pochi e molto ricchi), e da contadini/mezzadri (molti e sfortunati). Ebbene, lo volessero o meno, anche i preti facevano parte della classe dei padroni. Infatti ogni parrocchia, quale più quale meno, possedeva i suoi poderi. I preti, almeno in Romagna, hanno la nomea (spesso suffragata dai fatti) di essere golosi e per non contraddire la sana tradizione, a mezzogiorno si trovavano servito dalla propria perpetua un bel piatto di ricche tagliatelle con ragù di carne. Uno dei diversi ingredienti che componevano la sfoglia erano le uova, allora bene di valore. I contadini, spesso oberati da tanto lavoro e anche per ragioni economiche non potevano permettersi un tale regime alimentare e così, per preparare la pasta semplificavano il procedimento, limitandosi ad usare farina, acqua e sale, rinunciando alle uova. Quando perciò un prete si fermava a mangiare a casa del contadino, essendo abituato alle tagliatelle quotidiane fatte con l'uovo, faceva fatica a mandar giù quella pasta povera e quindi pareva che si "strozzasse".[1]

Le ricette

Lo stesso argomento in dettaglio: Maccheroni con le noci.

Vengono spesso conditi con tartufo nero di Norcia, funghi porcini o sanguinosi, asparagi o con un sugo di pomodoro di magro piccante (strangozzi alla spoletina). A volte vengono usati per la preparazione dei maccheroni con le noci, tipico dolce del periodo natalizio.

Note

Collegamenti esterni