Stenopterygius

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Stenopterygius quadriscissus)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Stenopterygius
Stenopterygius quadriscissus
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Sauropsida
Ordine † Ichthyosauria
Famiglia Stenopterygiidae
Genere Stenopterygius
Jaekel, 1904
Specie
  • S. quadriscissus
    (Quenstedt, 1856 [originariamente Ichthyosaurus]) (specie tipo)
  • S. triscissus
    (Quenstedt, 1856 [originariamente Ichthyosaurus])
  • S. longifrons
    (Owen, 1881)
  • S. uniter
    (Huene, 1931)
  • S. banzensis
    von Huene, 1922
  • S. cayi
    (Fernandez, 1994 [originariamente Chacaicosaurus])
  • S. aaleniensis
    Maxwell et al., 2012

Stenopterygius (il cui nome significa "pinna stretta") è un genere estinto di ittiosauro thunnosauro vissuto nel Giurassico inferiore, circa 183-179 milioni di anni fa (Pliensbachiano-Toarciano), in Europa (Inghilterra, Francia, Germania, Lussemburgo e Svizzera).[1][2] Il genere contiene sette specie: la specie tipo S. quadriscissus, S. triscissus (originariamente assegnate ad Ichthyosaurus), S. longifrons, S. uniter, S. banzensis, S. cayi, S. aaleniensis.

Stenopterygius fu originariamente nominato da Quenstedt, nel 1856, come una specie di Ichthyosaurus, I. quadriscissus. Tuttavia, Otto Jaekel, nel 1904, lo riassegnò ad un proprio genere, Stenopterygius. La specie tipo è quindi Stenopterygius quadriscissus.[2] Il nome generico, Stenopterygius, deriva da stenos, parola del greco antico che significa "stretto", e πτερυξ/pteryx, dal greco e significa "pinna".[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni di Stenopterygius

Stenopterygius era un ittiosauro di media taglia che poteva crescere fino ad una lunghezza massima di 4 metri (13 piedi).[1][4][3] L'animale era fisicamente simile al ben più noto Ichthyosaurus, ma possedeva un cranio più piccolo e pinne più strette.[5] Il cranio era lungo e stretto, dotato di un rostro o "becco" armato da numerosi piccoli denti. La coda era equipaggiata con una lunga pinna carnosa a forma di mezzaluna, e sul dorso era presente un'altra pinna. Le zampe erano trasformate in pagaie adatte al nuoto, ma al contrario di altri ittiosauri come Ichthyosaurus e Ophthalmosaurus, le pinne di questo animale erano lunghe e strette. Gli arti erano stati trasformati in strutture simili a pinne. Un fossile eccezionalmente ben conservato di Stenopterygius conserva tracce di pelle, dalle quali è stata scoperta la colorazione originale dell'animale che risulta aver avuto una pigmentazione controluce (con il dorso e la parte superiore del corpo più scura ed il ventre più chiaro).[6]

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Scheeltro fossile di Stenopterygius crassicostatus

La maggior parte degli esemplari noti di Stenopterygius (più di 100), sono stati recentemente ridescritti da Michael W. Maisch. Maisch notò che la specie tipo S. quadriscissus comprende anche le specie S. eos, S. incessus e S. macrophasma, nonché esemplari precedentemente riferiti a S. hauffianus e S. megacephalus. Maisch seguì le analisi di Woodward (1932) e considerò la specie Ichthyosaurus triscissus una specie valida di Stenopterygius. Gli esemplari tipo di S. longifrons, S. megacephalus e S. megalorhinus erano tutti riferibili a questa specie, in quanto il nome I. triscissus ha la priorità su di loro. Alcuni esemplari precedentemente riferiti a S. megalorhinus, così come l'olotipo di S. cuneiceps, si sono rivelati come appartenenti ad una propria specie per la quale può essere usato il binomen Stenopterygius uniter. Quando l'olotipo di S. uniter andò distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, Maisch propose un neotipo. Maisch indicò anche S. promegacephalus come nomen dubium, poiché si basava su un esemplare giovanile, e che il lectotipo di S. hauffianus può essere determinato come Stenopterygius cf. Quindi nella migliore delle ipotesi S. quadriscissus, può essere considerata un nomen dubium. Maisch scoprì che la maggior parte degli esemplari precedentemente riferiti a S. hauffianus possono essere riferiti a S. quadriscissus, mentre il resto appartiene ad un nuovo taxon altamente distintivo che non può essere riferito a nessuna specie valida di Stenopterygius. Questa specie è stata poi assegnata ad un suo genere, Hauffiopteryx.[2]

Esemplare fossile di S. triscissus

Stenopterygius è noto dal lectotipo GPIT 43/0219-1, uno scheletro completo ed articolato e che al suo interno conserva un embrione molto sviluppato. L'individuo rappresenta un esemplare femmina incinta, lunga circa 3,15 metri (10,3 piedi). L'esemplare venne ritrovato nelle sottozone ammonoidi Harpoceras elegantulum-exaratum (più precisamente Lias ε II3-4), nella zona Harpoceras falcifer, nel famoso lagerstätte Posidonien-Schiefer (Posidonia Shale) di Holzmaden, risalente alla prima fase Toarciana del Giurassico inferiore, circa 182 milioni di anni fa. Maisch riferì alla specie tipo 30 esemplari aggiuntivi, tutti provenienti dai sedimenti di Dobbertin di Meclemburgo-Pomerania e Holzmaden, Germania e Dudelange, Lussemburgo. La specie S. triscissus è nota dall'olotipo GPIT 12/0224-2, uno scheletro articolato quasi completo. L'individuo è un giovane adulto di circa 2,1 metri (6,9 piedi) di lunghezza, ritrovato stato raccolto dalla sottozone ammonoidi Harpoceras exaratum-elegans (più specificamente Lias ε II6), la zona Harcoceras falcifer, della Posidonia Shale di Ohmden, risalente alla fase medio precoce Toarciana del Giurassico inferiore. Maisch ha fatto riferito a questa specie 13 esemplari aggiuntivi, tutti provenienti da varie località dell'Inghilterra, Francia, Germania, Lussemburgo e Svizzera. La specie S. uniter è nota dall'olotipo SMNS 14216, uno scheletro completo articolato che andato distrutto nella Seconda Guerra Mondiale. L'animale è un adulto di circa 3,35 metri (11,0 piedi) di lunghezza. Il neotipo proposto è l'esemplare GPIT 1491/10, uno scheletro articolato quasi completo. L'individuo rappresenta un giovane adulto di circa 2,34 metri di lunghezza, e venne rinvenuto nella sottozona ammonoide di Harpoceras falcifer (in particolare Lias ε II10), nella zona Harpoceras falcifer, dello scisto di Posidonia, a Holzmaden, risalente alla fase medio-precoce Toarciana del Giurassico inferiore. Maisch riferì a questa specie altri 10 esemplari, tutti provenienti da Holzmaden.[2]

Olotipo di S. aaleniensis

Ulteriori materiali sono stati descritti da Hannah Caine e Michael J. Benton, nel 2011, in scisti risalenti al Toarciano di Strawberry Bank, Ilminster, d'Inghilterra. Gli esemplari sono tutti giovani o neonati, noti da scheletri quasi completi e alcuni teschi. Includono gli esemplari BRLSI M1405, BRLSI M1407, BRLSI M1408, BRLSI M1409. Caine e Benton riferirono questi esemplari a S. triscissus.[7]

Nel 2012, è stata descritta una nuova specie risalente al Giurassico medio della Germania sudoccidentale, Stenopterygius aaleniensis.[8]

Maisch e Matzke (2000) e Maisch (2010) consideravano Chacaicosaurus e Hauffiopteryx come stenopterygiidi.[1][9] Tuttavia, non hanno eseguito analisi cladistiche per confermare queste affermazioni. Fischer et al. (2011) hanno eseguito un'analisi cladistica che ha classificato Chacaicosaurus è un thunnosauro basale, posizionato al di fuori sia di Stenopterygidae sia di Ophthalmosauridae.[10] Sia Maisch (2008) che Caine e Benton (2011) hanno eseguito analisi cladistiche che hanno scoperto che Hauffiopteryx era uno dei membri più basali di Eurhinosauria o il membro più basale di Thunnosauria (che è una posizione equivalente al membro più basale di Stenopterygiidae sensu, Maisch [2008], con l'esclusione di Ichthyosaurus).[2][7] Questi risultati indicano che gli Stenopterygiidae sono una famiglia monotipica che include solo il genere tipo Stenopterygius.[10]

Ricostruzione del 1921, di Charles R. Knight

Il seguente cladogramma mostra la topologia di un'analisi di Patrick S. Druckenmiller e Erin E. Maxwell (2010):[11]


Thunnosauria 

Ichthyosaurus

Stenopterygius

"Ophthalmosaurus" natans

 Ophthalmosauridae 

Aegirosaurus

Ophthalmosaurus (type species)

Mollesaurus

Athabascasaurus

Brachypterygius

Arthropterygius

Caypullisaurus

"Platypterygius" hercynicus

"Platypterygius" australis (=Longirostria)[12]

Platypterygius (type species)

Maiaspondylus

"Platypterygius" americanus (=Tenuirostria)[12]

Paleobiologia[modifica | modifica wikitesto]

Replica di un esemplare incinta morta nell'atto di partorire, presso il Museo di Storia Naturale, Londra
Diagramma del medesimo fossile

Le abitudini di Stenopterygius spp. erano simili a quelli dei delfini di oggi. Trascorrevano la maggior parte della loro vita in mare aperto, dove cacciavano pesci, cefalopodi e altri animali marini. I resti di queste prede sono spesso ritrovati nelle cavità addominali degli scheletri di questo ittiosauro.[13][14]

Stenopterygius era un nuotatore molto veloce, con una velocità di crociera simile a quella dei tonni, che oggi è uno dei più veloci pesci viventi.

Uno dei fossili più famosi di questo animale è quello di un esemplare femmina e della sua prole durante il parto. Come molti altri rettili marini del Mesozoico, gli ittiosauri erano vivipari, dando alla luce piccoli vivi già formati, come i moderni cetacei. Proprio come quest'ultimi, il fossile mostra che i cuccioli nascevano facendo spuntare prima la coda, per evitare di annegare, prima di uscire completamente dal canale del parto.[15]

Nel 2018, è stato riportato un esemplare di Stenopterygius che mostrava prove della presenza di uno strato di grasso sottocutaneo, il che indica che l'animale e per estensioni tutti gli ittiosauri erano omeotermi ("sangue caldo").[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Michael W. Maisch and Andreas T. Matzke, The Ichthyosauria (PDF), in Stuttgarter Beiträge zur Naturkunde: Serie B, vol. 298, 2000, pp. 1–159 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2011).
  2. ^ a b c d e Michael W. Maisch, Revision der Gattung Stenopterygius Jaekel, 1904 emend. von Huene, 1922 (Reptilia: Ichthyosauria) aus dem unteren Jura Westeuropas (PDF), in Palaeodiversity, vol. 1, 2008, pp. 227–271. URL consultato il 27 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2021).
  3. ^ a b McGowan C, Motani R. 2003. Ichthyopterygia. – In: Sues, H.-D. (ed.): Handbook of Paleoherpetology, Part 8, Verlag Dr. Friedrich Pfeil, 175 pp., 101 figs., 19 plts; München
  4. ^ Huene F. von 1939. Ein ganzes Ichthyosaurier-Skelett aus den westschweizerischen Voralpen. Mitteilungen der Naturforschenden Gesellschaft in Bern 1939, pp.: 1-14
  5. ^ Martill D.M., Soupy Substrates: A Medium for the Exceptional Preservation of Ichthyosaurs of the Posidonia Shale (Lower Jurassic) of Germany, in Kaupia, vol. 2, 1993, pp. 77–97.
  6. ^ a b Johan Lindgren, Peter Sjövall, Volker Thiel, Wenxia Zheng, Shosuke Ito, Kazumasa Wakamatsu, Rolf Hauff, Benjamin P. Kear, Anders Engdahl, Carl Alwmark, Mats E. Eriksson, Martin Jarenmark, Sven Sachs, Per E. Ahlberg, Federica Marone, Takeo Kuriyama, Ola Gustafsson, Per Malmberg, Aurélien Thomen, Irene Rodríguez-Meizoso, Per Uvdal, Makoto Ojika e Mary H. Schweitzer, Soft-tissue evidence for homeothermy and crypsis in a Jurassic ichthyosaur, in Nature, vol. 564, n. 7736, 2018, pp. 359–365, DOI:10.1038/s41586-018-0775-x.
  7. ^ a b Hannah Caine and Michael J. Benton, Ichthyosauria from the Upper Lias of Strawberry Bank, England, in Palaeontology, vol. 54, n. 5, 2011, pp. 1069–1093, DOI:10.1111/j.1475-4983.2011.01093.x.
  8. ^ E. E. Maxwell, M. S. Fernández e R. R. Schoch, First Diagnostic Marine Reptile Remains from the Aalenian (Middle Jurassic): A New Ichthyosaur from Southwestern Germany, in Andrew A Farke (a cura di), PLoS ONE, vol. 7, n. 8, 2012, pp. e41692, Bibcode:2012PLoSO...741692M, DOI:10.1371/journal.pone.0041692, PMC 3411580, PMID 22870244.
  9. ^ Michael W. Maisch, Phylogeny, systematics, and origin of the Ichthyosauria – the state of the art (PDF), in Palaeodiversity, vol. 3, 2010, pp. 151–214. URL consultato il 27 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2018).
  10. ^ a b V. Fischer, Masure, E., Arkhangelsky, M.S. e Godefroit, P., A new Barremian (Early Cretaceous) ichthyosaur from western Russia, in Journal of Vertebrate Paleontology, vol. 31, n. 5, 2011, pp. 1010–1025, DOI:10.1080/02724634.2011.595464.
  11. ^ Patrick S. Druckenmiller and Erin E. Maxwell, A new Lower Cretaceous (lower Albian) ichthyosaur genus from the Clearwater Formation, Alberta, Canada, in Canadian Journal of Earth Sciences, vol. 47, n. 8, 2010, pp. 1037–1053, Bibcode:2010CaJES..47.1037D, DOI:10.1139/E10-028.[collegamento interrotto]
  12. ^ a b Arkhangel’sky, M. S., 1998, On the Ichthyosaurian Genus Platypterygius: Palaeontological Journal, v. 32, n. 6, p. 611-615.
  13. ^ Böttcher R, Über die Nahrung eines Leptopterygius (Ichthyosauria, Reptilia) aus dem süddeutschen Posidonienschiefer (Unterer Jura) mit Bemerkungen über den Magen der Ichthyosaurier, in Stuttgarter Beiträge zur Naturkunde Serie B (Geologie und Paläontologie), vol. 155, 1989, pp. 1–19.
  14. ^ Bürgin T, Euthynotus cf. incognitus (Actinopterygii, Pachycormidae) als Mageninhalt eines Fischsauriers aus dem Posidonienschiefer Süddeutschlands (Unterer Jura, Lias epsilon), in Eclogae Geologicae Helvetiae, vol. 93, 2000, pp. 491–496.
  15. ^ Böttcher R, Neue Erkenntnisse über die Fortpflanzungsbiologie der Ichthyosaurier, in Stuttgarter Beiträge zur Naturkunde Serie B (Geologie und Paläontologie), vol. 164, 1990, pp. 1–51.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Hungerbuhler, A. (1994). Recently identified type material of the Lower Jurassic ichthyosaur Stenopterygius in the geological—Paleontological institute, Tubingen. PalZ, 68(1-2), 245-258.
  • Maxwell, E. E. (2012). New metrics to differentiate species of Stenopterygius (Reptilia: Ichthyosauria) from the Lower Jurassic of Southwestern Germany. Journal of Paleontology, 86(1), 105-115.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]