Stefano Rizzardi

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Stefano Rizzardi
NascitaVerona, 3 novembre 1925
MorteLom di Canale, 25 ottobre 1943
Cause della morteFucilazione
Dati militari
Paese servitoBandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Forza armataEsercito Nazionale Repubblicano
CorpoBersaglieri
Unità8º Reggimento bersaglieri
Anni di servizio1943
GradoSergente
GuerreSeconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
dati tratti da Verona. La guerra e la ricostruzione[1]
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Stefano Rizzardi (Verona, 3 novembre 1925Lom di Canale, 25 ottobre 1943) è stato un militare italiano, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 fu decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria dalla Repubblica Sociale Italiana, la prima concessa ad un suo militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Verona il 3 novembre 1925, figlio del conte Giulio[1] e della signora Elena. Dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana arruolandosi nell'Esercito Nazionale Repubblicano il 19 ottobre[1] come Sergente Allievo Ufficiale presso il I Battaglione[N 1] del Reggimento bersaglieri "Luciano Manara". Impiegato in combattimento sul fronte jugoslavo contro le forze di Tito, fu catturato insieme al caporale Sergio Bragaia[1] dai partigiani comunisti italo-sloveni il 25 ottobre 1943 ad Auzza.[2] Dopo essere stati a lungo torturati affinché passassero nelle file partigiane, entrambi vennero uccisi a Lom di Canale (Tolmino).[2] Per il suo comportamento fiero ed altero davanti al plotone d'esecuzione[2] il 26 ottobre fu decorato dal governo della RSI con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria,[3] la prima conferita a un suo militare.[3] In seguito gli venne intitolata la XXI Brigata Nera "Stefano Rizzardi".

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare (Repubblica Sociale Italiana) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nel Reggimento bersaglieri militava anche il fratello Rizzardo, che preso prigioniero dalle forze titine riuscì ad evadere dal campo di concentramento dove era stato rinchiuso, e a ritornare in Italia.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Vecchiato 2007, p. 8.
  2. ^ a b c Vecchiato 2007, p. 104.
  3. ^ a b ACTA n.23, gennaio-marzo 1994, p. 8.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Arturo Salvatore Campoccia, Battaglione Bersaglieri Volontari: combattere per l’onore d’Italia (1943-1945), Roma, Edizioni CEN, 1956.
  • Teodoro Francesconi, Battaglione Bersaglieri Volontari: combattere per l’onore d’Italia (1943-1945), Voghera, Edizioni Marva, 2004, ISBN 88-488-0926-X.
  • Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde. Storia delle Forze armate della Repubblica Sociale Italiana (4 volumi), Milano, FPE, 1967.
  • Maristella Vecchiato, Verona la guerra e la ricostruzione, Verona, Rotary Club Verona nord, 2007.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Medaglie d'oro al valor militare in RSI, in ACTA della Fondazione R.S.I.-Istituto Storico, n. 23, Terranova Bracciolini, Fondazione della R.S.I.-Istituto Storico, gennaio-marzo 1994, p. 8.