Alfabeto avestico: differenze tra le versioni

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L'alfabeto fu utilizzato anche per la [[lingua Pazend]], una forma di [[medio persiano]] usata per commentari sull'[[Avesta]] (''Zend'').
L'alfabeto fu utilizzato anche per la [[lingua Pazend]], una forma di [[medio persiano]] usata per commentari sull'[[Avestā]] (''Zend'').


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== Voci correlate ==
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* [[Mazdeismo]]
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Storia dell'alfabeto

Media età del bronzo XIX secolo a.C.

Meroitico III secolo a.C.
Ogamico IV secolo d.C.
Scrittura mongola 1204 d.C.
Hangŭl 1443 d.C.
Sillabico canadese 1840 d.C.
Deseret 1850 d.C.
Zhuyin 1913 d.C.
Mandombe 1978 d.C.
pargat auual

L'alfabeto avestico, chiamato din dabireh o din dabiri (scrittura della religione) nel medio persiano e presso alcune comunità Zoroastriane, è un sistema di scrittura sviluppato durante l'era Sasanide (226-651) per scrivere l'avestico, la lingua dell'Avestā.

L'alfabeto fu utilizzato anche per la lingua Pazend, una forma di medio persiano usata per commentari sull'Avestā (Zend).

Grafemi

L'alfabeto avestico ha 37 consonanti e 16 vocali. Successivamente fu aggiunta un'ulteriore consonante per rappresentare il fonema [l] per scrivere il medio persiano. Esistono due principali sistemi di traslitterazione, uno più antico usato da Christian Bartholomae, ed uno più recente utilizzato dallo storico tedesco Karl Hoffmann.

La seguente lista mostra le lettere ordinate e traslitterate da Hoffmann (1996), basate su Bartholomae:

Vocali
a ā å ā̊ ą ą̇ ə ə̄ e ē o ō i ī u ū
Consonanti
k x x́ xᵛ g ġ ɣ c j t ϑ d δ t̰ p f b β ŋ ŋ́ ŋᵛ n ń ṇ m m̨ ẏ y w r s z š ž š́ ṣ̌ h

ii e uu rappresentano semivocali, che il sistema di Bartholomae traslitterava come y e w.

Voci correlate

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