Concilio di Arles (314): differenze tra le versioni

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Al concilio presero parte rappresentanti di 44 Chiese occidentali, provenienti dell'Italia, della Gallia, della Britannia, della Hispania e dell'Africa romana. Di queste Chiese, 33 furono rappresentate dai loro rispettivi vescovi, mentre le altre da presbiteri e diaconi.
Al concilio presero parte rappresentanti di 44 Chiese occidentali, provenienti dell'Italia, della Gallia, della Britannia, della Hispania e dell'Africa romana. Di queste Chiese, 33 furono rappresentate dai loro rispettivi vescovi, mentre le altre da presbiteri e diaconi.


Questo è l’elenco dei 33 vescovi presenti ad Arles, come riportato da [[Giovanni Domenico Mansi|Mansi]], nel volume II della sua ''Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio''.<ref>[http://www2.fscire.it/it/mansi/immagine/691/#di-comboopere ''Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio''], II, coll. 476-477.</ref>
Questo è l’elenco dei 33 vescovi presenti ad Arles, come riportato da [[Giovanni Domenico Mansi|Mansi]], nel volume II della sua ''Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio''.<ref>[http://www2.fscire.it/it/mansi/immagine/691/#di-comboopere ''Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio''], II, coll. 476-477. Anche: Francis Thackeray, [https://books.google.it/books?id=9fk9AAAAcAAJ&pg=PA272 ''Researches Into the Ecclesiastical and Political State of Ancient Britain Under the Roman Emperors''], vol. I, London 1843, pp. 272-278.</ref>


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Versione delle 16:38, 6 feb 2017

Concilio di Arles
Concilio ecumenico delle Chiese cristiane
Luogo Arles
Data 314
Accettato da tutte
Concilio precedente Concilio di Gerusalemme
Concilio successivo Concilio di Nicea I
Convocato da Costantino I
Presieduto da ?
Partecipanti ?
Argomenti Combattere lo scima dei Donatisti
Documenti e pronunciamenti {{{documenti}}}

Il concilio di Arles si tenne nel 314. Fu organizzato dall'imperatore Costantino I a causa dello scisma donatista che durava in Africa da circa un decennio, in seguito al rifiuto di un folto gruppo d'intransigenti vescovi africani di riconoscere Ceciliano, vescovo di Cartagine, consacrato da Felice, un vescovo presunto "traditore" che nella persecuzione dioclezianea aveva destinato le Sacre Scritture al rogo[1].

Il sinodo condannò i donatisti. Esso minacciò anche di scomunica tutti i soldati che volevano disertare dalle armate imperiali: il che tornava comodo a Costantino nella sua lotta contro Licinio.

Successive indagini provarono non solo che Felice non era un traditore, ma che lo erano stati alcuni vescovi del movimento donatista. Sicché Costantino, vista la loro ostinazione a rifiutare le decisioni del sinodo, prese a reprimerli con la forza, facendo esiliare molti vescovi eretici e confiscare le loro chiese. Ma riuscì solo a creare dei martiri, finché, rassegnato, abbandonò la lotta.

Elenco dei partecipanti

Al concilio presero parte rappresentanti di 44 Chiese occidentali, provenienti dell'Italia, della Gallia, della Britannia, della Hispania e dell'Africa romana. Di queste Chiese, 33 furono rappresentate dai loro rispettivi vescovi, mentre le altre da presbiteri e diaconi.

Questo è l’elenco dei 33 vescovi presenti ad Arles, come riportato da Mansi, nel volume II della sua Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio.[2]

Le Chiese rappresentate da presbiteri o diaconi furono quelle di Roma, Orange, Nizza, Apt, Gévaudan (Mende ?), Betica, Ursona, Tarragona, Saragozza, Basti e Ostia.

Note

  1. ^ La svolta costantiniana, su homolaicus.com. URL consultato il 25/08/2015.
  2. ^ Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, II, coll. 476-477. Anche: Francis Thackeray, Researches Into the Ecclesiastical and Political State of Ancient Britain Under the Roman Emperors, vol. I, London 1843, pp. 272-278.
  3. ^ Secondo altri storici Pardo fu vescovo di Salpi.
  4. ^ Materno avrebbe partecipato al concilio di Roma del 313 ed a quello di Arles nel 314.
  5. ^ Incerta è l’attribuzione di questa sede, che alcuni autori correggono in Colonia Lindum, ossia Lincoln, altri in Colonia Legionensium, ossia Isca Augusta.

Bibliografia