Pompeo Litta Biumi: differenze tra le versioni

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==Biografia==
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[[File:5627 - Palazzo di Brera, Milano - Monumento a Pompeo Litta Biumi - Foto Giovanni Dall'Orto, 1-Oct-2011.jpg|thumb|Statua presso l'Accademia di Brera.]]
[[File:5627 - Palazzo di Brera, Milano - Monumento a Pompeo Litta Biumi - Foto Giovanni Dall'Orto, 1-Oct-2011.jpg|thumb|Statua presso l'Accademia di Brera.]]
Figlio del conte Carlo Matteo Litta Biumi e di Antonia, figlia del conte Carlo Giuseppe Brentano, Pompeo apparteneva a uno dei molti rami nei quali la casata Litta si era suddivisa nel corso della sua storia e che solo nel Settecento aveva aggiunto il cognome Biumi grazie al matrimonio di Francesco, nonno di Pompeo. La nonna paterna di Pompeo discendeva dai marchesi di [[Binasco]], mentre il padre di sua madre era stato tesoriere generale del [[Ducato di Milano]] all'epoca di [[Maria Teresa]] imperatrice.
Figlio del conte Carlo Matteo Litta Biumi e di Antonia, figlia del conte Carlo Giuseppe Brentano, Pompeo apparteneva a uno dei molti rami nei quali la casata Litta si era suddivisa nel corso della sua storia e che solo nel Settecento aveva aggiunto il cognome Biumi grazie al matrimonio di Francesco, nonno di Pompeo, sposato con Angela Biumi, figlia del marchese di [[Binasco]]. Il nonno materno del Litta era stato invece tesoriere generale del [[Ducato di Milano]] all'epoca di [[Maria Teresa]] imperatrice.


Ancora giovane, frequentò dapprima il collegio dei nobili di Milano e studiò in seguito a [[Como]] per poi passare a [[Venezia]] ed infine a [[Siena]]. Intrapresa la carriera diplomatica, nel [[1802]] ottenne il primo incarico ufficiale presso la [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica italiana]] napoleonica come segretario aggiunto alla Consulta di Stato. La sua carriera si interruppe però bruscamente nel [[1804]] quando decise di arruolarsi volontario nell'esercito napoleonico in Italia nel ramo dell'artiglieria, ricevendo un elogio pubblico dal presidente, [[Francesco Melzi d'Eril]], per essere stato il primo nobile a compiere quell'atto. Per qusto scopo seguì inizialmente dei corsi di preparazione nelle scuole militari di La Fère e di [[Strasburgo]] dalle quali uscì col rango di tenente. Dal [[1805]] e sino al [[1809]] prese parte a tutte le campagne napoleoniche contro l'[[Impero austriaco]], segnalandosi in particolare nell'[[Battaglia di Ulma|Assedio di Ulma]], nella [[Battaglia di Austerlitz]], nella [[Battaglia di Raab]] e nella [[Battaglia di Wagram]] del 6 luglio del [[1809]], combattimento quest'ultimo ove ottenne sul campo la promozione a capitano e la [[Legion d'onore]].
Ancora giovane, frequentò dapprima il collegio dei nobili di Milano e studiò in seguito a [[Como]] per poi passare a [[Venezia]] ed infine a [[Siena]]. Intrapresa la carriera diplomatica, nel [[1802]] ottenne il primo incarico ufficiale presso la [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica italiana]] napoleonica come segretario aggiunto alla Consulta di Stato. La sua carriera si interruppe però bruscamente nel [[1804]] quando decise di arruolarsi volontario nell'esercito napoleonico in Italia nel ramo dell'artiglieria, ricevendo un elogio pubblico dal presidente, [[Francesco Melzi d'Eril]], per essere stato il primo nobile a compiere quell'atto. Per qusto scopo seguì inizialmente dei corsi di preparazione nelle scuole militari di La Fère e di [[Strasburgo]] dalle quali uscì col rango di tenente. Dal [[1805]] e sino al [[1809]] prese parte a tutte le campagne napoleoniche contro l'[[Impero austriaco]], segnalandosi in particolare nell'[[Battaglia di Ulma|Assedio di Ulma]], nella [[Battaglia di Austerlitz]], nella [[Battaglia di Raab]] e nella [[Battaglia di Wagram]] del 6 luglio del [[1809]], combattimento quest'ultimo ove ottenne sul campo la promozione a capitano e la [[Legion d'onore]].

Versione delle 14:23, 8 apr 2015

Busto di Pompeo Litta esposto nel cortile di Palazzo Morando a Milano (in via S. Andrea 6).

Pompeo Litta Biumi (Milano, 24 settembre 1781Milano, 17 agosto 1852) è stato uno storico e militare italiano.

Biografia

Statua presso l'Accademia di Brera.

Figlio del conte Carlo Matteo Litta Biumi e di Antonia, figlia del conte Carlo Giuseppe Brentano, Pompeo apparteneva a uno dei molti rami nei quali la casata Litta si era suddivisa nel corso della sua storia e che solo nel Settecento aveva aggiunto il cognome Biumi grazie al matrimonio di Francesco, nonno di Pompeo, sposato con Angela Biumi, figlia del marchese di Binasco. Il nonno materno del Litta era stato invece tesoriere generale del Ducato di Milano all'epoca di Maria Teresa imperatrice.

Ancora giovane, frequentò dapprima il collegio dei nobili di Milano e studiò in seguito a Como per poi passare a Venezia ed infine a Siena. Intrapresa la carriera diplomatica, nel 1802 ottenne il primo incarico ufficiale presso la Repubblica italiana napoleonica come segretario aggiunto alla Consulta di Stato. La sua carriera si interruppe però bruscamente nel 1804 quando decise di arruolarsi volontario nell'esercito napoleonico in Italia nel ramo dell'artiglieria, ricevendo un elogio pubblico dal presidente, Francesco Melzi d'Eril, per essere stato il primo nobile a compiere quell'atto. Per qusto scopo seguì inizialmente dei corsi di preparazione nelle scuole militari di La Fère e di Strasburgo dalle quali uscì col rango di tenente. Dal 1805 e sino al 1809 prese parte a tutte le campagne napoleoniche contro l'Impero austriaco, segnalandosi in particolare nell'Assedio di Ulma, nella Battaglia di Austerlitz, nella Battaglia di Raab e nella Battaglia di Wagram del 6 luglio del 1809, combattimento quest'ultimo ove ottenne sul campo la promozione a capitano e la Legion d'onore.

Inviato quindi ad Ancona, ebbe l'incarico di organizzare il corpo d'artiglieria destinato alla difesa delle coste contro l'intervento eventuale degli inglesi e si segnalò sempre nel 1814 nella difesa di Ancona contro le truppe del Maresciallo MacDonald. Dopo lo scioglimento dell'esercito napoleonico soggiornò per qualche tempo a Roma per poi fare ritorno a Milano dove mantenne i contatti con il fervente ambiente liberale della metropoli lombarda, collaborando attivamente con il Conciliatore ed intrattenendo rapporti d'amicizia e collaborazione con Federico Confalonieri e Carlo Cattaneo.

Dopo le Cinque Giornate di Milano (1848), fu ministro della Guerra nel governo provvisorio di Lombardia. Fu proprietario del Palazzo Brentano a Corbetta che abitò saltuariamente, in particolare durante i periodi estivi.

Le "Storia delle 113 famiglie celebri italiane"

L'opera più celebre del Litta Biumi fu il suo interesse per la storia e per la genealogia e non a caso la sua grande fama è ancora oggi legata alla sua Storia delle 113 famiglie celebri italiane. L'opera, iniziata nel 1814 dopo le campagne militari al fianco della Francia, ebbe il compito di esaltare le numerose casate nobili della penisola Italiana con particolare riguardo a quelle milanesi di cui egli stesso era un rappresentante. L'idea del Litta, come si evince dal titolo, non era però quella di narrare di tutte le casate nobili d'Italia, ma solo di quelle "celebri", ovvero distintesi in particolare per qualche atto.

L'opera, organizzata in una o più dispense per ogni famiglia trattata, riporta non solo l'albero genealogico della famiglia e dei rami collaterali, ma anche lo stemma a colori e le riproduzioni a disegno di alcuni monumenti celebri, ritratti o medaglie dei personaggi più rilevanti ad essa correlati.

L'opera, pur presentandosi a tratti fumosa nei periodi medievale e comunale, risulta maggiormente precisa nelle epoche temporalmente più vicine al Litta e può essere considerata a tutt'oggi una delle più valide opere genealogiche italiane del periodo per la minuziosità degli studi e l'attenzione alle ricerche svolte. Malgrado questo il Litta incentrò la sua opera su un ideale patriottico a lui caro secondo il quale il periodo comunale (soprattutto per le casate milanesi) fu il periodo di maggiore splendore e di atti di civile eroismo, mentre con l'arrivo dei dominatori stranieri la libertà venne irrimediabilmente compromessa.[1]

Dopo la sua morte, l'opera venne continuata da alcuni tra i suoi più stretti collaboratori (tra cui in particolare Luigi Passerini) che nel 1883 pubblicarono gli ultimi fascicoli, portando l'intero corpus ad un totale di 150 famiglie trattate in 184 fascicoli. Il titolo dell'opera venne ad ogni modo mantenuto immutato in memoria del Litta.

Bibliografia

Onorificenze

Cavaliere d'onore e devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine napoleonico della Corona Ferrea - nastrino per uniforme ordinaria

Voci correlate

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  1. ^ R. Bizzocchi, L'immagine della nazione nelle Famiglie celebri di Pompeo Litta, in A.M. Banti - R. Bizzocchi, Immagini della nazione nell'Italia del Risorgimento, Roma 2002