Satyricon (film 1969): differenze tra le versioni

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Versione delle 17:11, 25 mag 2013

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Petronio Arbitro
Paese di produzioneItalia
Durata120 min
Generecommedia, erotico
RegiaGian Luigi Polidoro
SoggettoPetronio Arbitro (dal omonimo romanzo)
SceneggiaturaRodolfo Sonego
ProduttoreAlfredo Bini
FotografiaBenito Frattari
MontaggioGiancarlo Cappelli
MusicheCarlo Rustichelli
ScenografiaFlavio Mogherini
Interpreti e personaggi

Satyricon è un film del 1969, diretto dal regista Gian Luigi Polidoro e basato (non fedelmente) sul Satyricon, opera latina di Petronio Arbitro. I film uscì nei cinema nello stesso periodo in cui veniva distribuito il Satyricon di Federico Fellini (1969).

La censura

Appena uscito nelle sale il film è presto sequestrato con l'accusa di oscenità mossa a Polidoro da parte di Vittorio Occorsio, magistrato, soprattutto per aver usato nel ruolo di Gitone (Francesco Pau) un attore che allora aveva 14 anni, per scene a tema sessuale.

Da qui, il Satyricon di Polidoro è stato vittima di censure e accuse, che tengono in ombra gli aspetti interessanti del film, come la memorabile interpretazione di Ugo Tognazzi, a cui fu affidata provocatoriamente la parte del ricco e rozzo liberto Trimalcione.

Trama

La vicenda è ambientata nel periodo in cui l'imperatore Nerone era al potere su Roma. I due giovanetti Encolpio e Ascilto devono recarsi in casa dello zio Anneo Mela, in seguito ad un invito a cena con delle cortigiane. I ragazzi si imbarcano ma durante il viaggio accade che i due finiscono nella cava della strega Triferna che compie riti macabri in onore di una divinità oscura e sconosciuta. Fuggiti, i due scoprono che Nerone ha fatto uccidere per corruzione Anneo Mela e quindi Encolpio, essendo il nipote, riceve in eredità l'intera abitazione dello zio. Tuttavia le persecuzioni di Nerone continuano e Ascilto, assieme ad Encolpio, giunge nella villa del corrotto e lussurioso Trimalcione, che possiede una magione che appare come un vero e proprio bordello di corruzione e di prostituzione femminile e maschile. I giovani amici riescono a togliersi anche da questa complicata situazione, ma poi si imbattono in una prostituta dai poteri soprannaturali, Circe, la quale rapisce Encolpio per costringerlo a soddisfare le sue voglie amorose. Ascilto suo malgrado viene sorpreso dalle guardie dell'imperatore mentre si trovava nelle grazie di una fanciulla corrotta e per questo viene ucciso. Encolpio alla fine, saputa la morte dell'amico, lascerà sempre Roma, considerandola sede di prostituzione e fornicazione.

Voci correlate

Collegamenti esterni

(EN) 0166788, su IMDb, IMDb.com.

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