Gorgia toscana: differenze tra le versioni

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{{P|Si dà più risalto alla teoria "etrusca" mentre invece è stata [http://www.treccani.it/enciclopedia/gorgia-toscana_(Enciclopedia-dell'Italiano)/ definitivamente respinta negli anni '70]|linguistica|agosto 2012}}
La '''gorgia toscana''' è un fenomeno [[fonetica|fonetico]] che caratterizza, in modo più o meno pronunciato, i [[Dialetto toscano|dialetti toscani]].
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Versione delle 23:41, 11 ago 2012

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La gorgia toscana è un fenomeno fonetico che caratterizza, in modo più o meno pronunciato, i dialetti toscani.

Più precisamente, la gorgia riguarda le consonanti occlusive sorde (scempie) /k/ /t/ e /p/, che passano a fricative (o, più precisamente, approssimanti) in posizione postvocalica (e in assenza di raddoppiamento sintagmatico). Molti usano ancora il termine spirantizzazione.

Un esempio: la parola identificare /identifiˈkare/ verrà pronunciata [iˌdentifiˈhaːre] e non [iˌdentifiˈkaːre]. La gorgia è bloccata dal raddoppiamento sintagmatico: /akˈkasa, komekˈkɔrvi, parlerakˈkarlo; dakˈkapo/ (a casa, come corvi, parlerà Carlo, da capo/daccapo), etc. La consonante che subisce il cambiamento più evidente è /k/, il cui indebolimento è diventato il simbolo più importante dei dialetti parlati in Toscana. In alcune zone della Toscana occidentale arriva al dileguo totale [«zero»]). La /t/ e la /p/ subiscono un cambiamento meno diffuso nel territorio toscano settentrionale.

La gorgia è un fenomeno fonetico, cioè di semplice accento regionale. Non è un fatto fonologico, perché non coinvolge i suoni a livello di sistema: il fiorentino non ha meno consonanti dell'italiano neutro (anzi, ha esattamente gli stessi fonemi dell'italiano). È errato pensare che la /k/ sparisca in fiorentino, dunque è errato scrivere un apostrofo in grafia dialettale, come per indicare che sia caduta la /k/, o la /t/, in tutti casi in cui venga invece pronunciata una [h]. Nei casi delle altre consonanti affette dalla gorgia, /t/ → [θ] e /p/ → [ɸ], è sconsigliabile tentare di rappresentarne la pronuncia, se non in IPA. In grafia dialettale, si dovrà scrivere semplicemente "capitani" per [kaɸiˈθaːni].

In sillaba accentata, [k p t] preceduti da un'altra consonante possono realizzarsi come (veri) aspirati [kʰ pʰ tʰ], specie se il contoide è lo stesso, es. [apˈpʰun:to] (appunto), [akˈkʰa:sa] (a casa, con raddoppiamento sintagmatico dovuto alla preposizione 'a(d)').

Il fenomeno si presenta più evidente nella città di Firenze. Di qui, passando nella alta valle toscana dell'Arno, perde forza con l'avvicinarsi alla costa. In area costiera la gorgia influisce raramente su /p/ ed è più debole anche su /t/. La spirantizzazione di /k/ rappresenta invece un continuum linguistico per tutta la valle dell'Arno, nella città di Prato, Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno e dintorni e in Versilia. Il confine settentrionale del fenomeno è rappresentato dagli Appennini, mentre il confine meridionale è per lo più indistinto. Tassativamente presente in area senese, ancora forte a San Quirico d'Orcia, tende a scemare nei dialetti toscani più meridionali, come l'aretino, dove il fenomeno è presente come realizzazione minoritaria. Ad Est il fenomeno è presente in alternanza con realizzazioni occlusive piene [k t p] e forme lenite (semi-sonorizzate) nel Casentino (Poppi, Bibbiena, Subbiano), occorre saltuariamente persino ben oltre il Pratomagno (e.g. Pieve Santo Stefano), e si estende più a sud in Valdichiana. Nota di costume: in passato la gorgia è stata combattuta e corretta perché considerata un “vizio” volgare dai toscani stessi.

Due sono le principali ipotesi in discussione:

  • la gorgia toscana sarebbe un fenomeno derivante dal sostrato etrusco. Si tratterebbe di un adattamento della fonetica propria della lingua etrusca al volgare latino ed al latino tardo, soprattutto ecclesiastico, che si evolverà poi nel toscano e nell'italiano. In Toscana l'etrusco con i suoi dialetti, soprattutto nelle campagne, rimase lingua madre almeno fino alla fine del II secolo d.C.,[1] seppure corrotto dalla lunga convivenza con il latino che veniva imparato come seconda lingua. Successivamente le forme etrusche furono sempre più abbandonate e sostituite da quelle latine, ma l'antica pronuncia lasciò traccia nelle famose “aspirate toscane” che già Catullo satireggia. Il carme 84 di Catullo però non è un esempio di 'gorgia toscana', ma di probabile pronuncia “all'etrusca” che era in voga a Roma nel I secolo a.C. Principali esponenti di questa ipotesi sono Merlo, Agostiniani, Alinei, Durante, Maestrelli, Pellegrini, Pittau, ed altri.
  • la gorgia toscana sarebbe una compensazione strutturale dovuta a un'intervenuta mancanza di opposizione - anche in posizione iniziale - tra [k] e [g], (ad esempio nella coppia callo - gallo, pr. ['gallo]).[2] Principali esponenti di questa ipotesi sono Rohlfs, Cravens, Fiorelli, Franceschi ed altri.

Bibliografia

  • Giannelli Luciano & Leonardo Savoia. 1978 e 1979-1980. L’indebolimento consonantico in Toscana I-II, Rivista italiana di dialettologia 2/4: 23-48/38-101.
  • Giannelli, Luciano. 2000. Toscana. Profilo dei dialetti italiani, 9. Pisa, Pacini.
  • Pacini, Beatrice. 1998. Il processo di cambiamento dell'indebolimento consonantico a Cortona: studio sociolinguistico. Rivista italiana di dialettologia 22:15-57
  • Pacini Beatrice & Luciano Giannelli. 1999. Norma multipla e dinamiche sociolinguistiche nel consonantismo della Toscana orientale, in G. Marcato (a cura di), Dialetti oggi. Atti del convegno Tra lingua, cultura, società. Dialettologia sociologica, Sappada\Plodn, 1-4.VII.1998, Padova, Unipress, pp. 141-153.
  • Cravens, Thomas D & Luciano Giannelli. 1995 (1996). Relative salience of gender and class in a situation of multiple competing norms. Language Variation and Change 7:261-285.
  • Cravens, Thomas D. 2006. Microvariability in time and space: Reconstructing the past from the present, in Variation and Reconstruction, John Benjamins, Amsterdam, pp. 17-36.
  • C. Merlo, Lazio sannita e Etruria latina?, 1926
  • C. Merlo, Gorgia toscana e sostrato etrusco, Italica, 1950
  • Massimo Pittau, La Lingua Etrusca -grammatica e lessico, 1997, § 3, pag. 22.
  • Mauro Cristofani, Gli Etruschi - una nuova immagine, Firenze, 1984
  • Romolo Augusto Staccioli, Il "mistero" della lingua etrusca, Roma, 1977
  • Marco Terenzio Varrone, De Lingua Latina, liber VII
  • Mario Torelli, Storia degli etruschi (2003)
  • Gerhard Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, 1966
  • Tullio De Mauro, Idee e ricerche linguistiche nella cultura italiana, 1980
  • Tullio De Mauro, La cultura fiorentina e la linguistica del novecento
  • P. Fiorelli, Gorgia toscana e gorgia beota, in Lingua nostra, XIV 1953
  • R. Venturi, Che cosa sappiamo dell'etrusco, 2008
  • M. Guarnacci, Origini italiche o siano Memorie istorico-etrusche, 1786
  • L. A. Muratori, Dissertazioni sopra le Antichità Italiane, 1833
  • M. d. C. Barrado-Belmar, Reflexiones en torno a la gorgia toscana, 2003
  • P. Fiorelli, Degli elementi del parlar toscano, 1957
  • L. Agostiniani & L. Giannelli (a cura di), Fonologia etrusca, fonetica toscana: il problema del sostrato: Atti della giornata di studi organizzata dal Gruppo Archeologico Colligiano (Colle Val D’Elsa, 1982), Firenze, «Olschki», 1983
  • P. Matteucci, Fonologia etrusca e fonetica toscana: il problema del sostrato, 2004

Note

  1. ^ cfr. Aulo Gellio, Noctes Atticae, lib. XI. Cap. 6
  2. ^ G. Contini, Per un’interpretazione strutturale della cosiddetta «gorgia» toscana, «Boletim de Filología» XIX (1960), pp. 263-81

Voci correlate

Collegamenti esterni

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