Pothos: differenze tra le versioni

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Versione delle 22:32, 5 feb 2012

Pothos di Skopas, versione del Louvre

Pothos è una scultura, opera di Skopas (420-340 a.C.).

La statua rappresenta Pothos, una divinità minore, rapita dal desiderio per un amore lontano: fra le poche opere certe attribuite al celebre maestro e di cui ci raccontano Pausania e Plinio, faceva parte sia di un gruppo con Eros e Himeros dedicato a Megara[1], sia di un altro complesso statuario, con Afrodite e Fetonte, a Samotracia.[2] Oggi è possibile risalire all'originale grazie ad una quarantina di repliche di epoca romana ed ellenistica, alcune delle quali per la prima volta definitivamente individuate quali copie del Pothos di Skopas da Adolf Furtwängler nella seconda metà dell'Ottocento.

La passione amorosa che esprime il tratto scultoreo della figura è accentuata dall'inclinamento verso sinistra sorretta dall'appoggio della veste che cade dalla spalla sinistra; punti di appoggio che sono una caratteristica sempre presente nelle sculture di Skopas e Prassitele spesso rappresentati da una pianta o un sostegno artificiale; altra caratteristica di entrambi gli scultori è la particolare levigazione della superficie marmorea restituendole una completa realisticità umana. In questo complesso statuario si possono notare i caratteri espressivi, di questa nuova corrente, tipici del IV secolo a.C., ovvero il ripiegamento intimista, che si traduce nel raffigurare le divinità olimpiche in momenti intimi e carichi di pathos.[3]

La figura

La statua poggia su una base quadrata, rappresenta un giovane uomo nudo; l'anca sinistra è prominente a quella destra e forma una linea curva con la coscia.

Il braccio destro è disteso lateralmente, con l'avambraccio, in alto; invece il sinistro è disteso lungo il corpo.[4]

Note

  1. ^ Scòpa, su Treccani on line (XML), su treccani.it. URL consultato l'8-11-2010.
  2. ^ Scultura greca, i grandi maestri del IV secolo, Prassitele – Scopas - Lisippo (PDF), su archeologia.unipd.it. URL consultato l'8-11-2010.
  3. ^ Giovanni Becatti, Kosmos, su books.google.it. URL consultato il 7-11-2010.
  4. ^ Patrizio Pensabebe, Il teatro romano di Ferento: architettura e decorazione scultorea, su books.google.it. URL consultato il 7-11-2010.