Discorsi a tavola: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Gitz6666 (discussione | contributi)
Refuso
Gitz6666 (discussione | contributi)
Editing
Riga 38: Riga 38:


== Stile, contenuti e contesto ==
== Stile, contenuti e contesto ==
I ''Discorsi a tavola'' raccolgono sia [[Aforisma|aforismi]] caratterizzati da concisione ed efficacia espressiva, sia testi dalla maggiore ampiezza argomentativa; alcune trascrizioni riportano affermazioni di Lutero isolate dal contesto, a volte brevi e [[Aneddoto|aneddotiche]], altre conservano il carattere originale di frammenti di conversazione. Dal punto di vista della forma letteraria, più che di veri e propri discorsi a tavola si dovrebbe parlare di "[[Apoftegma|apoftegmi]]", cioè di detti brevi e sentenziosi inquadrati in una piccola cornice narrativa<ref>{{Cita|Ferrario 2017|p. 8}}.</ref>. Il tono generale è quello vivace della lingua parlata, tutt'altro che solenne, anzi quotidiano e familiare, a volte volgare. La conversazione alla tavola di Lutero si svolge in parte in latino e in parte in tedesco, com'era comune tra gli studiosi dell'epoca, passando continuamente dall'una all'altra lingua anche nello spazio dello stesso periodo: si tratta di uno stile [[Latino maccheronico|maccheronico]] tedesco-latino che appartiene anche alle lettere di Lutero<ref>{{Cita|Schäufele 2017|p. 590}}.</ref>.
I ''Discorsi a tavola'' raccolgono sia [[Aforisma|aforismi]] caratterizzati da concisione ed efficacia espressiva, sia testi di maggiore ampiezza argomentativa; alcune trascrizioni riportano affermazioni di Lutero isolate dal contesto, a volte brevi e [[Aneddoto|aneddotiche]], altre conservano il carattere originale di frammenti di conversazione. Dal punto di vista della forma letteraria, più che di veri e propri discorsi a tavola si dovrebbe parlare di "[[Apoftegma|apoftegmi]]", cioè di detti brevi e sentenziosi inquadrati in una piccola cornice narrativa<ref>{{Cita|Ferrario 2017|p. 8}}.</ref>. Il tono generale è quello vivace della lingua parlata, tutt'altro che solenne, anzi quotidiano e familiare, a volte volgare. La conversazione alla tavola di Lutero si svolge in parte in latino e in parte in tedesco, com'era comune tra gli studiosi dell'epoca, passando continuamente dall'una all'altra lingua anche nello spazio dello stesso periodo: si tratta di uno stile [[Latino maccheronico|maccheronico]] tedesco-latino che appartiene anche alle lettere di Lutero<ref>{{Cita|Schäufele 2017|p. 590}}.</ref>.


I temi sono molto vari. Troviamo informazioni sulla vita di Lutero, sulle sue condizioni personali ed esperienze religiose, discussioni di problemi teologici e questioni ecclesiastiche, commenti sulla situazione politica, insegnamenti sulla condotta cristiana in varie situazioni della vita, professioni, ambiti della convivenza sociale<ref name=":3">{{Cita|Hillerbrand}}.</ref>. Oltre a questo, i discepoli che sedevano alla tavola di Lutero con il taccuino in mano non trascuravano nemmeno le conversazioni relative agli argomenti più bassi: desiderosi di trasmettere alla posterità ogni battuta del maestro, nulla era per loro troppo banale<ref>{{Cita|Smith 1907|pp. 12-13}}.</ref>. I ''Discorsi a tavola'' comprendono perciò anche battute di spirito e osservazioni estemporanee e non ponderate.
I temi sono molto vari. Troviamo informazioni sulla vita di Lutero, sulle sue condizioni personali ed esperienze religiose, discussioni di problemi teologici e questioni ecclesiastiche, commenti sulla situazione politica, insegnamenti sulla condotta cristiana in varie situazioni della vita, professioni, ambiti della convivenza sociale<ref name=":3">{{Cita|Hillerbrand}}.</ref>. Oltre a questo, i discepoli che sedevano alla tavola di Lutero con il taccuino in mano non trascuravano nemmeno le conversazioni relative agli argomenti più bassi: desiderosi di trasmettere alla posterità ogni battuta del maestro, nulla era per loro troppo banale<ref>{{Cita|Smith 1907|pp. 12-13}}.</ref>. I ''Discorsi a tavola'' comprendono perciò anche battute di spirito e osservazioni estemporanee e non ponderate.

Versione delle 10:17, 29 nov 2021

Discorsi a tavola
Titolo originaleTischreden
Altri titoliColloquia
Questa immagine, posta all'inizio di un'edizione pirata dei Discorsi a tavola di Lutero pubblicata a Francoforte nel 1568, mostra la cerchia ristretta seduta a tavola, con Lutero sulla destra: Caspar Cruciger, Paul Eber, Philipp Melanchton, Justus Jonas, Johannes Bugenhagen, Johannes Forster, Veit Dietrich. Forster ed Eber furono aggiunti al gruppo originale[1].
AutoreMartin Lutero
1ª ed. originale1566
Generememorialistica
Lingua originaletedesco, latino

I Discorsi a tavola (in tedesco Tischreden) sono trascrizioni di conversazioni e appunti raccolti dagli ospiti del riformatore tedesco Martin Lutero nella sua casa. Furono pubblicati per la prima volta a Eisleben nel 1566 da Johannes Aurifaber, e nel corso dei secoli hanno ricevuto varie riedizioni e modifiche.

Storia editoriale

Alla fine degli anni venti del Cinquecento, un gruppo piuttosto numeroso di persone era solito raccogliersi, verso le cinque di sera, attorno alla tavola di Lutero. Oltre ai parenti, ai pensionanti della moglie Caterina e agli studenti poveri che ricevevano vitto e alloggio, si trattava di una cerchia di discepoli, teologi, educatori, notabili locali e viaggiatori in visita. Sappiamo che nel 1534 la comunità dei commensali di Lutero contava più di venticinque persone[2]. Nell'estate del 1531 uno dei pensionanti, Conrad Cordatus, iniziò a prendere appunti delle conversazioni durante i pasti[3], e il suo esempio fu presto seguito da altri. Sino alla morte di Lutero (1546) contribuirono alla compilazione dei Discorsi a tavola una ventina di persone, tra cui Veit Dietrich, Nikolaus Medler, Johannes Schlaginhaufen, Ludwig Rabe, Conrad Cordatus, Georg Rörer e, dopo una breve interruzione nel 1534-1535[4], Anton Lauterbach, Hieronymus Weller, Johannes Mathesius, Kaspar Heydenreich, Hieronymus Besold e Johannes Aurifaber[5].

Iniziarono così a circolare una serie di appunti manoscritti, a volte come trascrizioni testuali di conversazioni, altre volte in forma di riassunti, sino a quando nel 1566 Johannes Aurifaber, dopo averli selezionati, rimaneggiati con proprie integrazioni e ordinati per tema[6], ne pubblicò un'edizione a stampa dal titolo (qui tradotto dal tedesco) Discorsi a tavola o Colloquia del Dott. Martin Lutero, così come egli li ha tenuti nel corso di molti anni, di fronte a dotti, ospiti e commensali, ordinati secondo gli articoli fondamentali della nostra dottrina cristiana. Come dice Giov. 6: raccogliete le briciole rimanenti, affinché nulla vada perduto[7]. Per secoli i Discorsi a tavola si identificarono con questa edizione, più volte ripubblicata, e con le revisioni della stessa da parte di Stangwald (1571) e Selnecker (1577)[8].

I Discorsi a tavola ottennero subito una grande popolarità e vennero ripubblicati numerose volte nel giro di pochi anni[9]. Nel 1743 la collezione di Aurifaber fu incorporata nell'opera omnia di Lutero curata da Johann Georg Walch (Sämtliche Schriften, Halle, vol. 22)[10]. Un primo tentativo di edizione critica si ebbe con i quattro volumi a cura di Karl Eduard Förstemann e Heinrich Ernst Bindseil (Leipzig, 1844-1848)[11], basati sul confronto tra le tre versioni a stampa di Aurifaber, Stangwald e Selnecker[12]. A seguito della scoperta di altri manoscritti originali e di un intenso studio filologico, nel 1887 Albert Friedrich Hoppe, professore del Concordia Seminary di St. Louis (Missouri), pubblicò un'edizione rivista, che entrò a far parte della nuova edizione della raccolta di Walch[13].

Tra il 1912 e il 1921 Ernst Kroker curò una nuova e più completa edizione in sei volumi per un totale di 7075 trascrizioni numerate[14] nell'ambito della Weimarer Ausgabe (edizione completa delle opere di Lutero, 1883-2009, in 127 volumi in quarto)[15]. Kroker criticò severamente l'edizione di Aurifaber, che introdusse nel testo solo a caratteri piccoli, ai fini della comparazione con il testo principale. Utilizzò ampiamente i manoscritti[16], di cui tentò di ricostruire la storia della trasmissione, e di ogni trascrizione pubblicò la versione a suo giudizio migliore, dando conto delle altre versioni in nota. Infine, abbandonò l'ordine tematico di Aurifaber e delle altre edizioni strutturando il testo in una ventina di sezioni relative ognuna a un determinato manoscritto[17].

Le principali versioni dei Discorsi a tavola oggi in circolazione sono una selezione e una tradizione di questa edizione.

Traduzioni

Nel 1652 una selezione dei Discorsi a tavola, corrispodente a circa due terzi dell'edizione di Aurifaber, fu pubblicata a Londra in inglese dal capitano Henry Bell[18]. Bell era stato un soldato di fortuna, impegnato in Brandeburgo negli anni 1606-1618; condannato per falso a dieci anni di prigione nel 1631, aveva trascorso il tempo traducendo una copia dei Discorsi a tavola pubblicata a Francoforte nel 1574[19]. Forse per incuriosire i lettori, Bell volle scrivere e includere nel volume una prefazione fantasiosa, piena di racconti inverosimili sul ritrovamento quasi miracoloso del libro[20]. La traduzione di Bell venne pubblicata nuovamente nel 1791, nel 1818 e ancora nel 1830[21].

Nel 1832 venne pubblicata a Londra la traduzione anonima di una selezione di frammenti, accompagnata da una prefazione che metteva in guardia il lettore dal rischio di trascrizioni apocrife («il libro [...] contiene molte cose che è irragionevole supporre che Lutero possa aver mai detto, persino in momenti di rilassamento») e volgari («Il dottor Martin era un uomo di spiccato buon senso, ma, insieme, di innato umorismo giocoso, che non sempre teneva sotto sufficiente controllo»)[22]. Nel 1848 William Hazlitt, figlio dell'omonimo scrittore, pubblicò un'altra traduzione, più volte ristampata, in un inglese eccellente ma relativa solo a un quarto circa dei materiali raccolti nell'edizione di Aurifaber[23].

Nel 1915 Preserved Smith tradusse e pubblicò la prima edizione non più basata solo sull'Aurifaber ma anche sui manoscritti resi accessibili dalla ricerca archivistica e filologica in Germania[24]. Da ultimo, Theodore G. Tappert curò un'ampia selezione basata sulla Weimarer Ausgabe, pubblicata nel 1967 come volume 54° dell'opera omnia di Lutero in inglese Luther's Works[25].

La prima traduzione in francese di gran parte dei Discorsi a tavola risale al 1844 e fu compiuta da Gustave Brunet. Pochi anni prima lo storico Jules Michelet ne aveva tradotto e pubblicato un'ampia selezione con il titolo Mémoires de Luther écrits par lui-même (1835).

La prima traduzione in italiano, a cura di Leandro Perini, fu pubblicata da Einaudi nel 1969[26].

Stile, contenuti e contesto

I Discorsi a tavola raccolgono sia aforismi caratterizzati da concisione ed efficacia espressiva, sia testi di maggiore ampiezza argomentativa; alcune trascrizioni riportano affermazioni di Lutero isolate dal contesto, a volte brevi e aneddotiche, altre conservano il carattere originale di frammenti di conversazione. Dal punto di vista della forma letteraria, più che di veri e propri discorsi a tavola si dovrebbe parlare di "apoftegmi", cioè di detti brevi e sentenziosi inquadrati in una piccola cornice narrativa[27]. Il tono generale è quello vivace della lingua parlata, tutt'altro che solenne, anzi quotidiano e familiare, a volte volgare. La conversazione alla tavola di Lutero si svolge in parte in latino e in parte in tedesco, com'era comune tra gli studiosi dell'epoca, passando continuamente dall'una all'altra lingua anche nello spazio dello stesso periodo: si tratta di uno stile maccheronico tedesco-latino che appartiene anche alle lettere di Lutero[28].

I temi sono molto vari. Troviamo informazioni sulla vita di Lutero, sulle sue condizioni personali ed esperienze religiose, discussioni di problemi teologici e questioni ecclesiastiche, commenti sulla situazione politica, insegnamenti sulla condotta cristiana in varie situazioni della vita, professioni, ambiti della convivenza sociale[29]. Oltre a questo, i discepoli che sedevano alla tavola di Lutero con il taccuino in mano non trascuravano nemmeno le conversazioni relative agli argomenti più bassi: desiderosi di trasmettere alla posterità ogni battuta del maestro, nulla era per loro troppo banale[30]. I Discorsi a tavola comprendono perciò anche battute di spirito e osservazioni estemporanee e non ponderate.

Di ciò lo stesso Lutero era consapevole[31]:

«Nei libri di Sant’Agostino si trovano molte parole che furono pronunciate dalla carne e dal sangue, e devo confessare che io dico molte parole che non sono parole di Dio, sia quando predico sia a tavola.»

A quanto riporta Cordatus, Lutero non era infastidito dall'abitudine di trascrivere le conversazioni a tavola, ma è possibile che pensasse all'eventualità della loro pubblicazione quando ebbe a dire[31]:

«Prego i miei pii ladri, per amor di Cristo, di non permettersi di pubblicare a cuor leggero niente di mio (ancorché io sappia che lo farebbero con un cuore giusto e leale) né durante la mia vita né dopo la mia morte (…) Ripetutamente li imploro di non farsi carico dell’onere e del pericolo di tale lavoro senza il mio consenso pubblicamente prestato.»

In un'occasione Melantone si fece consegnare da Cordatus gli appunti, che restituì con una nota di ammonizione: «Non serve, Cordato, che tu trascriva tutto su carta. A volte il silenzio è raccomandabile»[32].

Per quanto riguarda i quindici anni coperti dai Discorsi, si tratta di un periodo della vita di Lutero relativamente privo di eventi di portata storica. In quanto eretico e fuorilegge, era costretto a rimanere ai margini dalla lotta politica e religiosa che seguì la promulgazione dell'editto di Worms[29]; il suo ruolo nella Riforma dopo il 1525 non fu più quello dell'uomo di azione, ma del teologo, consigliere e mediatore[29].

Questo tardo Lutero può risultare meno attraente del giovane teologo che a Worms aveva sfidato l’Imperatore e il Papa. È una figura «irascibile, dogmatica e insicura», secondo Hans J. Hillerbrand, che oggi può stupirci per la violenza delle affermazioni sugli anabattisti, che devono essere impiccati come sediziosi, e sugli ebrei, che devono essere espulsi e le cui sinagoghe devono essere bruciate[29].

«Si trattava di parole poco ireniche provenienti da un ministro del Vangelo, e nessuna delle spiegazioni che sono state avanzate – il deterioramento della sua salute e il dolore cronico, l'attesa dell'imminente fine del mondo, la profonda delusione per il fallimento della vera riforma religiosa – sembra soddisfacente.»

Comunque il prestigio e l'autorevolezza di Lutero erano indiscussi negli ambienti protestanti dell'epoca, e soprattutto lo erano tra i discepoli. Cordatus racconta che la parole vive del Maestro erano da loro apprezzate «più altamente degli oracoli di Apollo»[33].

Il carisma di Lutero emerge anche dal seguente brano, nel quale Mathesius ci restituisce in modo vivace lo svolgimento della conversazione presso la sua tavola[34]:

(DE)

«Ob aber wohl unser Doktor oftmals schwere und tiefe Gedanken mit sich an Tisch nahm, auch bisweilen die ganze Mahlzeit sein alt Klostersilentium hielt, daß kein Wort am Tische fiel, doch ließ er sich zu gelegener Zeit sehr lustig hören, wie wir denn seine Reden Condimenta mensae pflegten zu nennen, die uns lieber waren, denn alle würzige und köstliche Speise.
Wenn er uns wollte Rede abgewinnen, pflegte er einen Anwurf zu thun: Was höret man Neues? Die erste Vermahnung ließen wir vorübergehen. Wenn er wieder anhielt: Ihr Prälaten, was Neues im Lande? da fingen die Alten am Tische an zu reden. Doktor Wolff Severus, so der Römischen Königlichen Majestät Präzeptor gewesen, saß oben an, der bracht was auf die Bahn, wenn niemand Fremdes vorhanden, als ein gewandeter Hofmann.
Wenns Gedöber, doch mit gebührlicher Furcht und Ehrerbietigkeit anging, schossen andere bisweilen ihren Theil auch dazu, bis man den D. anbracht. Oftmals legte man gute Fragen ein aus der Schrift, die löset er fein, rund und kurz auf, und da einer einmal Part hielt, könnt ers auch leiden und mit geschickter Antwort widerlegen. Oftmals kamen ehrliche Leut von der Universität, auch von fremden Orten an Tisch, da fielen sehr schöne Reden und Historien.»

(IT)

«Sebbene il nostro Dottore sovente portasse con sé a tavola pensieri gravi e profondi, e talvolta mantenesse per tutto il pasto il suo vecchio silentium monastico, sicché a tavola non si proferiva parola, altre volte al momento opportuno si esprimeva in modo molto divertente, con discorsi che noi chiamavamo condimenta mensae [condimenti della tavola] e che erano da noi preferiti a qualsiasi cibo speziato e prezioso.
Se voleva farci parlare, rivolgeva una domanda «Che novità si sentono?», e noi eravamo soliti lasciar passare il primo invito senza risposta; ma se continuava «Prelati, che c’è di nuovo nel paese?», allora gli anziani a tavola iniziavano a parlare. Il dottor Wolff Severus [Wolfgang Severus Schiefer], che era stato precettore della sua maestà reale imperiale, essendo un esperto cortigiano era sempre il primo a introdurre qualche argomento nella conversazione, a meno che non ci fossero ospiti stranieri.
Quando la discussione diventava vivace, pur entro i limiti del dovuto timore e rispetto, anche altri potevano dare il loro contributo sino a quando non veniva coinvolto il Dottore. Sovente venivano poste buone domande sulle Scritture cui egli rispondeva in modo fine, perfetto e breve, e se qualcuno si avventurava a ribattere, egli lo accettava di buon grado e con molta abilità procedeva a confutarlo. Spesso venivano uomini di prestigio dell’università o provenienti da luoghi stranieri, e in tali occasioni si sentivano bei discorsi e racconti.»

Edizioni

Note

  1. ^ Klitzsch 2018, p. 344; Roper 2016, p. 364
  2. ^ Perini 1969, p. LXXXIII.
  3. ^ Smith 1907, pp. 11-12; Klintzsch 2018, p. 345; Schäufele 2017, p. 590.
  4. ^ Klintzsch 2018, p. 345.
  5. ^ Notizie biografiche sui compilatori dei Discorsi a tavola in Smith 1907, pp. 18 ss.; Ferrario 2017, pp. 12 ss.
  6. ^ Schäufele 2017, p. 591.
  7. ^ Ferrario 2017, p. 7.
  8. ^ Klitzsch 2020, p. 1.
  9. ^ Smith 1907, p. 63; Klitzsch 2018, p. 347.
  10. ^ Smith 1907, p. 66; Klitzsch 2018, p. 347.
  11. ^ (DE) Martin Luther, Tischreden oder Colloquia, a cura di Karl Eduard Förstemann e Heinrich Ernst Bindfeil, 4 voll., Gebauer'sche buchhandlung (E. Schimmel), 1844-1848.
  12. ^ Klitzsch 2018, p. 347; Klitzsch 2020, p. 1.
  13. ^ (DE) Martin Luther, Colloquia oder Tischreden, in Johann Georg Walch (a cura di), Dr. Martin Luthers Sämmtliche Schriften, vol. 22, St. Louis, Lutherischer Concordia-Verlag, 1887..
  14. ^ Secondo Schäufele 2017, p. 592, a causa di un errore di numerazione vi sono in realtà solo 6075 trascrizioni, di cui molte riportate più volte; il numero totale dei testi si aggira intorno ai tremila. Inoltre, altre trascrizioni furono rinvenute dopo la pubblicazione dell'opera e sono ora raccolte nei volumi 48 e 59 dell'edizione di Weimar.
  15. ^ (DE) Martin Luther, Tischreden, 6 volumi, Weimar, Böhlau, 1912-1921..
  16. ^ Kroker utilizzò una quarantina dei cinquantacinque manoscritti visionati; oggi se ne conoscono centodieci, e ciò fa presagire nuove edizioni basate su più ampie ricerche critico-testuali: vedi Ferrario 2017, p. 12, per riferimenti.
  17. ^ Schäufele 2017, p. 591.
  18. ^ (EN) Martin Luther, Colloquia Mensalia: Or Dr Martin Luther's Divine Discourses at His Table, a cura di Captain Henry Bell, London, 1652.
  19. ^ Smith 1915, p. XXIV.
  20. ^ (EN) Old English Editions of Luther's Table Talk, Facts and Fiction, su beggarsallreformation.blogspot.com, 4 settembre 2014. URL consultato il 14 ottobre 2021.
  21. ^ (EN) Martin Luther, Colloquia Mensalia; or, the Familiar Discourses of Dr. Martin Luther at His Table, Which in His Lifetime He Held with Divers Learned Men…, traduzione di Captain Henry Bell, 2 voll., London, 1840.
  22. ^ (EN) Luther's Table Talk; or, Some Other Choice Fragments from the Familiar Discourse of That Codly, Learned Man, and Famous Champion of God's Truth, Dr. Martin Luther, London, 1832, pp. v-vi.
  23. ^ Smith 1907, p. 82.
  24. ^ (EN) Martin Luther, Conversations with Luther: selections from recently published sources of the table talk, a cura di Preserved Smith, Boston, New York, Chicago, The Pilgrim Press, 1915.
  25. ^ (EN) Theodore G. Tappert (a cura di), Table Talk, collana Luther's Works, vol. 54, Fortress Press, 1967, ISBN 9780800603540.
  26. ^ Martin Lutero, Discorsi a tavola, a cura di Leandro Perini, traduzione di Leandro Perini, con un saggio su Martin Lutero di Delio Cantimori, Torino, Einaudi, 1999 [1969], ISBN 88-06-00058-6.
  27. ^ Ferrario 2017, p. 8.
  28. ^ Schäufele 2017, p. 590.
  29. ^ a b c d Hillerbrand.
  30. ^ Smith 1907, pp. 12-13.
  31. ^ a b Citato da Smith 1907, p. 13.
  32. ^ Omnia non prodest, Cordate, inscribere chartis, / Sed quaedam tacitum dissimulare decet [o facitum dissimulare devet]. Schäufele 2017, p. 601; Smith 1907, p. 14.
  33. ^ Così Cordatus, citato da Smith 1907, p. 12.
  34. ^ La citazione è riportata da Frederking 1914 in tedesco moderno e da Bärenfänger et al. 2013 nel testo originale; traduzioni in inglese in Smith 1907, pp. 10-11; LW 54, p. X; una traduzione parziale in italiano in Ferrario 2017, pp. 8-9.

Bibliografia

  • (DE) Kathatina Bärenfänger, Volker Leppin e Stefan Michel (a cura di), Martin Luthers Tischreden. Neuansätze der Forschung, Tübingen, Mohr Siebeck, 2013, DOI:10.1628/978-3-16-158609-5, ISBN 978-3-16-150877-6.
  • Michael Beyer, Tischreden, in Albrecht Beutel (a cura di), Luther Handbuch, 3ª ed., Mohr Siebeck, 2017, pp. 391-398, ISBN 978-3-16-153892-6.
  • Fulvio Ferrario, Introduzione, in Martin Lutero, Discorsi a tavola, Claudiana, 2017, pp. 7-19, ISBN 978-88-6898-093-1.
  • (DE) A. Frederking, Einleitung, in Frederking 1914, Martin Luthers Tischreden, a cura di A. Frederking, Berlin, Deutsche Bibliothek, 1914.
  • (EN) Hans J. Hillerbrand, Martin Luther, in Encyclopedia Britannica. URL consultato l'11 ottobre 2021.
  • (EN) Ingo Klitzsch, Luther's Table Talk, in David M. Whitford (a cura di), Martin Luther in Context, Cambridge, Cambridge University Press, 2018, pp. 344-349, ISBN 978-1-107-15088-1.
  • (DE) Ingo Klitzsch, Redaktion und Memoria. Die Lutherbilder der "Tischreden", Mohr Siebeck, 2020, ISBN 978-3-16-159037-5.
  • (DE) Ingo Klitzsch (a cura di), Die "Tischreden" Martin Luthers: Tendenzen und Perspektiven der Forschung, Gütersloh, Gütersloher Verlagshaus, 2021, ISBN 978-3-579-08560-9.
  • Leandro Perini, Introduzione ai "Discorsi a tavola", in Martin Lutero, Discorsi a tavola, Torino, Einaudi, 1999 [1969], LXXXIII-CXI, ISBN 88-06-00058-6.
  • (EN) Lyndal Roper, Martin Luther: Renegade and Prophet, London, Vintage, 2016, ISBN 9781784703448.
  • (EN) Wolf-Friedrich Schäufele, Works: Table Talks, Letters, and Prefaces, in The Oxford Encyclopedia of Martin Luther, vol. 3, Oxford University Press, 2017, pp. 589-603, ISBN 9780190461843.
  • (EN) Preserved Smith, Luther's Table Talk: A Critical Study (PDF), Columbia University Press, 1907.
  • (EN) Preserved Smith, Introduction, in Preserved Smith (a cura di), Conversations with Luther: selections from recently published sources of the table talk, Boston, New York, Chicago, The Pilgrim Press, 1915, pp. IX-XXVII.

Altri progetti

Controllo di autoritàVIAF (EN185042931 · LCCN (ENnr2003009963 · GND (DE4753818-1 · BNF (FRcb14438417s (data)