Bambini di Mengele: differenze tra le versioni

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Aggiungo una sezione dedicata alla sorte dei gemelli. I dati sono presi dall'associazione internazionale che li riunisce.
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* ''Eva & Vera Weiss'' (Kosice, CZ, 1932). Eva e Vera furono evacuate dal campo nel gennaio 1945 e portate a Ravensbrück e quindi a Bergen-Belsen, dove furono liberate. Trascorsi due anni in un campo profughi in Svezia, emigrarono in Israele.
* ''Eva & Vera Weiss'' (Kosice, CZ, 1932). Eva e Vera furono evacuate dal campo nel gennaio 1945 e portate a Ravensbrück e quindi a Bergen-Belsen, dove furono liberate. Trascorsi due anni in un campo profughi in Svezia, emigrarono in Israele.

* ''Thomas & Peter Somogyi'' (Pecs, Ungheria, 14 apr 1933). I gemelli arrivarono con la loro famiglia ad Auschwitz il 9 luglio 1944. Poiché furono tra ultimi arrivati, non furono sottoposti ad esperimenti. Alla Liberazione fecero ritorno nella loro città natale dove furono raggiunti dal padre, anch'egli sopravvissuto a Dachau. Nel 1947 emigrarono in Israele e da lì in Inghilterra, Canada e Stati Uniti.


* ''Jiri & Josef Fiser'' (Cechia, 1936). I gemelli arrivarono ad Auschwitz da [[Theresienstadt]] e sopravvissero alla selezione del campo per famiglia solo perché selezionati da Mengele.
* ''Jiri & Josef Fiser'' (Cechia, 1936). I gemelli arrivarono ad Auschwitz da [[Theresienstadt]] e sopravvissero alla selezione del campo per famiglia solo perché selezionati da Mengele.

Versione delle 03:30, 30 giu 2021

Voce principale: Bambini dell'Olocausto.
Bambini sopravvissuti ad Auschwitz

I bambini di Mengele sono stati un gruppo di bambini di Auschwitz (specialmente fratelli) selezionati tra il maggio 1943 e il gennaio 1945 come cavie per gli esperimenti medici di Josef Mengele. Circa 3000 bambini furono selezionati a vivere e morire nel blocco 10 del campo, ne sopravvissero 200.

La vicenda

Dal maggio 1943 Josef Mengele, assieme ad altri medici nazisti, lavorava a Auschwitz-Birkenau per la selezione dei prigionieri in arrivo al campo. Era lui a decidere chi (anziani, malati, bambini con le loro mamme) dovesse incamminarsi direttamente per le camere a gas o chi fosse adatto al lavoro coatto.

Mengele però era ad Auschwitz prima di tutto per perseguire i suoi interessi di ricerca pseudo-scientifici sulla razza. Era convinto che la genetica potesse dare un contributo decisivo all'identificazione dei tratti dominanti della razza ariana, al mantenimento della sua purezza e alla riproduzione di essa.[1]

Mengele aveva lavorato per il professor Otmar Freiherr von Verschuer, un biologo pioniere nello studio dei gemelli. Credeva che nei gemelli si trovassero i segreti dell'ereditarietà. Scoprirli, significava per lui garantire il futuro e l'eternità della "razza ariana".[2]

Ad Auschwitz gli si offriva la possibilità di selezionare un gran numero di cavie umane da destinare alle sue ricerche, cavie che potevano essere usate a suo piacimento senza alcuna limitazione ed essere sostituite altrettanto facilmente in caso di morte.[3]

Dapprima Mengele lavorò come medico del campo rom ad Auschwitz-Birkenau. I bambini vivevano lì assieme ai genitori. Una delle prime iniziative di Mengele fu di creare il Kindergarten, una sorta di centro diurno per i bambini, dove essi potessero giocare durante il giorno. Mengele usò il Kindergarden per compiervi i primi esperimenti sui gemelli.[4] Quando poi si accorse che i bambini rom venivano particolarmente colpiti da stomatite gangrenosa se ne interessò immediatamente, ipotizzando che essa fosse di origine genetica. Credeva che questa particolare esposizione alla malattia fosse la prova di una loro predisposizione razziale. In realtà, la malattia era dovuta alle precarie condizioni alimentari, e questo spiegava il motivo per il quale essi contraevano questa particolare patologia nel campo. I bambini rom oggetto delle attenzioni di Mengele non erano curati, bensì si aspettava il progredire della malattia per studiarla, finché i malati, consumati dalla malattia, venivano avviati alle camere a gas.[5]

Quando tra il maggio e l'agosto 1944 il campo rom fu completamente liquidato, Mengele rivolse la sua attenzione soprattutto ai gemelli ebrei. Così sulla rampa di arrivo ad Auschwitz-Birkenau, anche quando non fosse il suo turno come selettore, Mengele era quasi sempre presente, continuamente alla ricerca di bambini che ritenesse adatti ai suoi esperimenti. Anche un gruppo di bambini di Terezín fu selezionato per gli esperimenti quando il campo per famiglie riservato ai deportati da Terezín fu liquidato nel luglio 1944.[6] Mengele era anche interessato a persone affette da nanismo o gigantismo o ogni tipo di carattere o malattia ereditaria, dei quali era convinto che si potesse tracciare un'origine genetica razziale.[3]

Almeno 3.000 gemelli furono selezionati. Essi venivano di regola sottratti ai loro genitori; soltanto in casi di bambini neonati, talora fu concesso alla madre di seguirli.

Una speciale baracca (la numero 10) era riservata ai bambini di Mengele. Essi erano trattati a tutti gli effetti non come esseri umani ma come "animali da laboratorio". Dopo la doccia, era loro tatuato un numero secondo una sequenza speciale. I loro capelli non venivano immediatamente rasati né era imposta loro l'uniforme del campo. Mengele si preoccupava che essi fossero in buona salute. Ricevevano buone razioni alimentari e le condizioni di vita nella baracca erano migliori che altrove. Espletato al mattino il rituale dell'appello all'aperto, ai bambini era concesso giocare e non era imposto loro alcun lavoro. Mengele stesso si fermava con loro a scherzare, spesso donando loro delle caramelle.[7]

Ogni giorno però i bambini erano sottoposti ad esperimenti. Ogni dettaglio della loro anatomia era accuratamente esaminato, studiato e misurato. Continui prelievi del sangue o iniezioni di farmaci erano parte della routine quotidiana. Questi esami spesso causavano dolori gravi e infezioni. Talora, si procedeva a interventi chirurgici, eseguiti senza anestesia, che potevano includere la rimozione di organi, o l'amputazione di parti del corpo. Quando un gemello moriva, l'altro veniva ucciso con un'iniezione al cuore di fenolo, per esaminare e confrontare gli effetti della malattia.[8]

Tutti i morti erano soggetti ad autopsia che veniva effettuata dal dott. Miklós Nyiszli, un medico patologo ungherese prigioniero ad Auschwitz, che per ognuno doveva stendere un accurato rapporto.[9] Alcuni organi, occhi, campioni di sangue e tessuti venivano inviati a Verschuer all'Istituto di ricerca biologico-razziale di Berlino, dove venivano analizzati, con lo scopo di riuscire a trovare una differenza sostanziale tra il sangue degli ariani e quello dei non-ariani.

Un altro campo al centro delle attenzioni di Mengele erano le anomalie dell'apparato visivo e, in particolare, la eterocromia, che consiste nello scolorimento dell'iride di un occhio che quindi risulta di colore diverso dall'altro. Lo scopo che spingeva Mengele a perseguire questo genere di studi era quello di poter influire sulla colorazione degli occhi, trasformando quelli scuri e facendoli diventare azzurri. La pratica comportava l'iniezione di metilene blu direttamente nell'iride. Data la mancanza di ogni base scientifica, l'esperimento risultava del tutto inutile con l'unico risultato di produrre sofferenze e cecità.[5]

Mengele si occupava molto anche di esperimenti sulle malattie infettive, alla ricerca di rimedi e vaccini per le truppe tedesche. Talora metteva a disposizione le proprie "cavie" anche per altri laboratori di ricerca come nel caso dei 20 bambini inviati al campo di concentramento di Neuengamme presso Amburgo per essere sottoposti agli esperimenti sulla tubercolosi del dottor Kurt Heissmeyer. In essi trovò la morte anche il piccolo Sergio De Simone.[10]

Gli studi di Mengele sono passati alla storia per la crudeltà con cui venivano eseguiti, e per la completa inutilità a fini scientifici. Solo 200 dei bambini di Mengele erano ancora vivi nel gennaio 1945 quando il campo di Auschwitz-Birkenau fu liberato dalle truppe sovietiche, tra cui anche le piccole Andra e Tatiana Bucci. Ci sono anch'essi tra i bambini spesso ritratti nelle foto di quei giorni dietro il filo spinato, rappresentando essi la maggioranza (anche se non la totalità) delle poche centinaia di bambini presenti ad Auschwitz al momento della Liberazione.[8]

Sopravvivenza e memoria

Per tutti i bambini sopravvissuti, la liberazione da Auschwitz non significò un facile ritorno alla normalità. La maggior parte di loro era rimasta senza famiglia e ci vorranno anni prima che per loro si ricostituissero condizioni di stabilità. Molti porteranno per tutta la vita i segni degli esperimenti cui furono sottoposti. Le loro storie individuali sono estremamente diverse. Di molti si sono perse le tracce nel dopoguerra. Nel 1984 Eva & Miriam Mozes crearono un'associazione che riunisse i gemelli come loro sopravvissuti: C.A.N.D.L.E.S. (Children of Auschwitz Nazi Deadly Lab Experiments Survivors). Nel 1995 fu aperto a Terre Heute (in Indiana) un museo per preservare la memoria della loro esperienza.[11] Si riportano qui a titolo puramente indicativo i nome e le note bibliografiche di alcuni dei gemelli che hanno fornito al museo la loro testimonianza:

  • Jacob & Reizel Feingold (Berlino, 3 nov 1927). La famiglia si era rifugiata dalla Germania in Olanda dopo Kristallnacht. Nel 1940 furono deportati a Westerbork. Nel 1944 furono inviati a Theresienstadt e quindi a Auschwitz. Alla liberazione i due gemelli persero contatto. Riunitisi in un campo profughi in Germania, emigrarono nel 1947 negli Stati Uniti.
  • Harry & Sitonia Schlesinger (Munkacz, CZ, 9 mar 1929). A Auschwitz Harry lavorò come fattorino all'ospedale. Nel gennaio 1945 fu evacuato dal campo e raggiunse Melk, Mauthuasen e Gunskirchen, dove fu liberato. Si riunì a Munkacz ai genitori e alla sorella, sopravvissuti, prima di emigrare nel 1947 in Israele e nel 1955 negli Stati Uniti
  • Herman (Tsvi) & Siegmund (Zigi) Vizel (Cechia, 15 feb 1930). Tsvi si stabilì in Israele. Del fratello, se sopravvisse, non se ne conosce la sorte.
  • Sandor & Tibor Solomon (Sevlus, Cechia, 11 mag 1931). I due fratelli furono tra i passeggeri della nave Exodus 1947 che nel luglio 1947 cercò senza successo di raggiungere la Palestina dalla Francia.
  • Eva & Vera Weiss (Kosice, CZ, 1932). Eva e Vera furono evacuate dal campo nel gennaio 1945 e portate a Ravensbrück e quindi a Bergen-Belsen, dove furono liberate. Trascorsi due anni in un campo profughi in Svezia, emigrarono in Israele.
  • Thomas & Peter Somogyi (Pecs, Ungheria, 14 apr 1933). I gemelli arrivarono con la loro famiglia ad Auschwitz il 9 luglio 1944. Poiché furono tra ultimi arrivati, non furono sottoposti ad esperimenti. Alla Liberazione fecero ritorno nella loro città natale dove furono raggiunti dal padre, anch'egli sopravvissuto a Dachau. Nel 1947 emigrarono in Israele e da lì in Inghilterra, Canada e Stati Uniti.
  • Jiri & Josef Fiser (Cechia, 1936). I gemelli arrivarono ad Auschwitz da Theresienstadt e sopravvissero alla selezione del campo per famiglia solo perché selezionati da Mengele.
  • René & Renate Guttmann (Cechia, 21 dic 1937). Arrivati ad Auschwitz da Theresienstadt René & Renate sopravvissero ma separati l'uno dall'altra. Così accadde che René, evacuato prima della Liberazione, fu adottato da una famiglia in Cechia, mentre di Renate, rimasta ad Auschwitz, si prese cura una donna polacca. La bambina finì quindi in un orfanotrofio in Francia ed adottata da una famiglia negli Stati Uniti. Fu a quel punto che nel 1950 René fu rintracciato e ricongiunto alla sorella negli Stati Uniti.
  • Olga & Vera Grossman (Cechia, 1938). Sopravvissero con la madre ma nelle difficili condizioni del dopoguerra furono mandate nel 1947 con un gruppo di orfani in Irlanda e quindi in Inghilterra. A 15 anni si riunirono alla madre in Israele.
  • Josef & Martha Kleinmann (Cechia, 1940). Dopo la liberazione un prigioniero, Smuel Grünfeld, si prese cura di lui portandolo con sé in Ungheria. Alla morte di lui la figlia lo adottò e Josef crebbe negli Stati Uniti come Peter Grünfeld. Della sorella, se sopravvisse, non se ne conosce la sorte.

Note

  1. ^ Paul Weindling, Victims and Survivors of Nazi Human Experiments: Science and Suffering in the Holocaust, London : Bloomsbury, 2015.
  2. ^ Mengele's Children: The Twins of Auschwitz.
  3. ^ a b The Twins of Auschwitz, BBC News (28 gennaio 2015).
  4. ^ Roma Children, Memorial and Museum Auschwitz-Birkenau].
  5. ^ a b L'infanzia negata.
  6. ^ The Terezín Family Camp in Auschwitz-Birkenau.
  7. ^ Eva Mozes Kor, Surviving the Angel of Death: The True Story of a Mengele Twin in Auschwitz, Terre Haute: Tanglewood, 2012.
  8. ^ a b Josef Mengele, in Jewish Virtual Library
  9. ^ Miklós Nyiszli, Medico ad Auschwitz, Milano: Sugar, 1962.
  10. ^ Maria Pia Bernicchia, I 20 bambini di Bullenhauser Damm, Milano: Proedi, 2004; Idem, Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti, Milano: Proedi, 2007.
  11. ^ CANDLES Holocaust Museum and Holocaust Center.

Bibliografia

Testimonianze

Studi, monografie

  • Christian Bernadac. Les médecins maudits; les expériences médicales humaines dans les camps de concentration. Paris: Editions France-Empire, 1967.
  • Robert Jay Lifton. I medici nazisti, Milano: Rizzoli, 1988 (rist. 2016).
  • Lucette Lagnado, and Sheila Cohn, Children of the Flames: Dr. Josef Mengele and the Untold Story of the Twins of Auschwitz, New York: Morrow, 1990.
  • Paul Weindling, Victims and Survivors of Nazi Human Experiments: Science and Suffering in the Holocaust, London: Bloomsbury, 2015.sos

Filmografia

Voci correlate

Collegamenti esterni