Utente:Amarvudol/GenocidioStoria: differenze tra le versioni

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====Massacri hamidiani====
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[[File:1895erzurum-victims.jpg|thumb|Vittime dei massacri di armeni a [[Erzerum]], nell' Anatolia orientale, il 30 ottobre 1895.]]
[[File:1895erzurum-victims.jpg|thumb|Vittime dei massacri di armeni a [[Erzerum]], nell' Anatolia orientale, il 30 ottobre 1895.]]
Dopo la [[Guerra russo-turca (1877-1878)|guerra russo-turca del 1877-1878]], sotto il governo del [[sultano]] [[Abdul Hamid II]], gli abitanti armeni di alcune zone, in particolare in [[Anatolia]], si erano sollevati contro l'Impero ormai in declino con la richiesta che venissero applicate le clausole del [[Trattato di Berlino (1878)|Trattato di Berlino]] del 1878.<ref name=Fogarollo/> L'art. 61 del Trattato, stipulato tra le potenze europee alla fine di un lungo periodo di ostilità terminato con la [[pace di Santo Stefano]], impegnava l'Impero ottomano «a realizzare, senza ulteriori ritardi, i miglioramenti e le riforme richieste dai bisogni locali nelle province abitate dagli Armeni e a garantire la loro sicurezza contro i Circassi e i Curdi. Essa darà conto periodicamente delle misure prese a questo scopo alle Potenze, che ne sorveglieranno l'applicazione.» Inoltre il Trattato impegnava la Sublime Porta a garantire la libertà religiosa nel suo territorio.<ref name=TrattatoDiBerlino>{{cita pubblicazione|titolo=Trattao di Berlino|pubblicazione=Trattati e convenzioni in vigore fra il Regno d'Italia ed i governi esteri|volume=1||curatore=Luigi Palma|editore=Unione Tipografico Editrice|città=Torino|lingua=fr|data=1879|url=https://books.google.it/books?id=7moxAQAAMAAJ&dq=inauthor%3A%22Luigi%20Palma%22&hl=it&pg=PA291#v=onepage&q=berlino&f=false|accesso=13 gennaio 2021}}</ref> Si trattò di uno dei primi casi di coinvolgimento internazionale al fine di garantire i diritti e la salvaguardia di una minoranza etnica e religiosa minacciata.
Dopo la [[Guerra russo-turca (1877-1878)|guerra russo-turca del 1877-1878]], gli abitanti armeni di alcune zone dell'Impero, in particolare in [[Anatolia]], si erano sollevati contro l'Impero ormai in declino con la richiesta che venissero applicate le clausole del [[Trattato di Berlino (1878)|Trattato di Berlino]] del 1878.<ref name=Fogarollo/> L'art. 61 del Trattato, stipulato tra le potenze europee alla fine di un lungo periodo di ostilità terminato con la [[pace di Santo Stefano]], impegnava l'Impero ottomano «a realizzare, senza ulteriori ritardi, i miglioramenti e le riforme richieste dai bisogni locali nelle province abitate dagli Armeni e a garantire la loro sicurezza contro i Circassi e i Curdi. Essa darà conto periodicamente delle misure prese a questo scopo alle Potenze, che ne sorveglieranno l'applicazione.» Inoltre il Trattato impegnava la Sublime Porta a garantire la libertà religiosa nel suo territorio.<ref name=TrattatoDiBerlino>{{cita pubblicazione|titolo=Trattao di Berlino|pubblicazione=Trattati e convenzioni in vigore fra il Regno d'Italia ed i governi esteri|volume=1||curatore=Luigi Palma|editore=Unione Tipografico Editrice|città=Torino|lingua=fr|data=1879|url=https://books.google.it/books?id=7moxAQAAMAAJ&dq=inauthor%3A%22Luigi%20Palma%22&hl=it&pg=PA291#v=onepage&q=berlino&f=false|accesso=13 gennaio 2021}}</ref> Si trattò di uno dei primi casi di coinvolgimento internazionale al fine di garantire i diritti e la salvaguardia di una minoranza etnica e religiosa minacciata.


La repressione per soffocare la dissidenza armena, realizzata anche con il contributo dei Curdi e di altre minoranze musulmane, fu brutale. Simili eventi erano già avvenuti in passato contro il popolo armeno, ma in questa occasione la notizia dei massacri si diffuse velocemente in tutto il mondo, causando espressioni di condanna da parte di molti governi.<ref name=Fogarollo/> Gli eccidi continuarono fino 1897 anno in cui il Sultano dichiarò chiusa e risolta la [[questione armena]]. Tutti i rivoluzionari armeni vennero uccisi o dovettero fuggire in Russia. Il governo chiuse tutte le associazioni e le società armene, attuò un giro di vite sui movimenti politici e inizio anche la [[confisca di beni armeni in Turchia|confisca dei beni degli armeni]]. La stima delle vittime durante la repressione varia da 80 a 250 mila morti a seconda delle fonti.
La repressione per soffocare la dissidenza armena, realizzata anche con il contributo dei Curdi e di altre minoranze musulmane, fu brutale. Simili eventi erano già avvenuti in passato contro il popolo armeno, ma in questa occasione la notizia dei massacri si diffuse velocemente in tutto il mondo, causando espressioni di condanna da parte di molti governi.<ref name=Fogarollo/> Gli eccidi continuarono fino al 1897 quando il sultano [[Abdul Hamid II]] dichiarò chiusa e risolta la [[questione armena]]. In quel periodo inizio anche la [[confisca di beni armeni in Turchia|confisca dei beni degli armeni]]. La stima delle vittime durante la repressione varia da 80 a 250 mila morti a seconda delle fonti.


La notizia dei massacri fu ampiamente riportata in Europa e negli Stati Uniti, provocando forti reazioni da parte dei governi stranieri e delle organizzazioni umanitarie. Il Sultano fu quindi costretto ad accettare l'intervento di una commissione mista composta da membri turchi e europei, con rappresentanti della [[Terza Repubblica francese|Francia]], dell'[[Impero russo]] e di quello [[Impero britannico|britannico]], il cui lavoro fu però ostacolato da tattiche diplomatiche, rivelandosi inutile ad accertare la verità sulle stragi.<ref name="sciarretta">{{cita web|url=http://www.padus-araxes.com/rassegna/RAI-def/RAI-ISSN/RAI-2012.pdf|titolo=Attilio Monaco (1858-1932). Un console italiano a Erzerum durante i massacri hamidiani|autore=Massimo Sciarretta|formato=pdf|pagine=11-21|pubblicazione=Rassegna Armenisti Italiani|anno=2012|numero=XIII|editore=Padus-Araxes|urlmorto=sì}}</ref>
La notizia dei massacri fu ampiamente riportata in Europa e negli Stati Uniti, provocando forti reazioni da parte dei governi stranieri e delle organizzazioni umanitarie. Il Sultano fu quindi costretto ad accettare l'intervento di una commissione mista composta da membri turchi e europei, con rappresentanti della [[Terza Repubblica francese|Francia]], dell'[[Impero russo]] e di quello [[Impero britannico|britannico]], il cui lavoro fu però ostacolato da tattiche diplomatiche, rivelandosi inutile ad accertare la verità sulle stragi.<ref name="sciarretta">{{cita web|url=http://www.padus-araxes.com/rassegna/RAI-def/RAI-ISSN/RAI-2012.pdf|titolo=Attilio Monaco (1858-1932). Un console italiano a Erzerum durante i massacri hamidiani|autore=Massimo Sciarretta|formato=pdf|pagine=11-21|pubblicazione=Rassegna Armenisti Italiani|anno=2012|numero=XIII|editore=Padus-Araxes|urlmorto=sì}}</ref>

Versione delle 11:45, 14 gen 2021

Genocidio degli armeni

La persecuzione nei confronti degli armeni e delle popolazioni cristiane fu una costante nella storia dell'Impero ottomano inasprendosi soprattutto nel XIX secolo, e sfociò, al momento della sua dissoluzione, nel genocidio armeno propriamente detto, espressione alla quale ci si riferisce in particolare per i fatti accaduti tra il 1915 e il 1916.[1]

Massacri hamidiani

Vittime dei massacri di armeni a Erzerum, nell' Anatolia orientale, il 30 ottobre 1895.

Dopo la guerra russo-turca del 1877-1878, gli abitanti armeni di alcune zone dell'Impero, in particolare in Anatolia, si erano sollevati contro l'Impero ormai in declino con la richiesta che venissero applicate le clausole del Trattato di Berlino del 1878.[1] L'art. 61 del Trattato, stipulato tra le potenze europee alla fine di un lungo periodo di ostilità terminato con la pace di Santo Stefano, impegnava l'Impero ottomano «a realizzare, senza ulteriori ritardi, i miglioramenti e le riforme richieste dai bisogni locali nelle province abitate dagli Armeni e a garantire la loro sicurezza contro i Circassi e i Curdi. Essa darà conto periodicamente delle misure prese a questo scopo alle Potenze, che ne sorveglieranno l'applicazione.» Inoltre il Trattato impegnava la Sublime Porta a garantire la libertà religiosa nel suo territorio.[2] Si trattò di uno dei primi casi di coinvolgimento internazionale al fine di garantire i diritti e la salvaguardia di una minoranza etnica e religiosa minacciata.

La repressione per soffocare la dissidenza armena, realizzata anche con il contributo dei Curdi e di altre minoranze musulmane, fu brutale. Simili eventi erano già avvenuti in passato contro il popolo armeno, ma in questa occasione la notizia dei massacri si diffuse velocemente in tutto il mondo, causando espressioni di condanna da parte di molti governi.[1] Gli eccidi continuarono fino al 1897 quando il sultano Abdul Hamid II dichiarò chiusa e risolta la questione armena. In quel periodo inizio anche la confisca dei beni degli armeni. La stima delle vittime durante la repressione varia da 80 a 250 mila morti a seconda delle fonti.

La notizia dei massacri fu ampiamente riportata in Europa e negli Stati Uniti, provocando forti reazioni da parte dei governi stranieri e delle organizzazioni umanitarie. Il Sultano fu quindi costretto ad accettare l'intervento di una commissione mista composta da membri turchi e europei, con rappresentanti della Francia, dell'Impero russo e di quello britannico, il cui lavoro fu però ostacolato da tattiche diplomatiche, rivelandosi inutile ad accertare la verità sulle stragi.[3]

Genocidio armeno (1915-1916)

Le deportazioni e le uccisione di massa perpetrate dagli ottomani sotto il governo dei Giovani Turchi ai danni della minoranza armena in maggioranza cristiana tra il 1915 e il 1916, evento per molto tempo definito "l'olocausto dimenticato", causarono circa 1,5 milioni di morti secondo le stime più condivise.[4][5][6]

All'inizio degli anni venti del XX secolo vi furono i primi tentativi di organizzare tribunali penali internazionali per perseguire crimini di guerra e contro l'umanità commessi nel corso del primo conflitto mondiale. In particolare il trattato di pace di Sèvres, firmato tra le nazioni vincitrici e l'Impero ottomano il 10 agosto 1920, obbligava i turchi a consegnare alle potenze alleate «le persone la cui resa può essere richiesta da queste ultime in quanto responsabili dei massacri commessi durante la continuazione dello stato di guerra sul territorio che faceva parte dell'Impero turco il 1° agosto 1914.» I responsabili dei massacri avrebbero dovuto essere processati da appositi tribunali istituiti dagli Alleati, salvo che nel frattempo la Società delle Nazioni non avesse creato un tribunale competente a giudicarli.[7] Il trattato non entrò mai in vigore perché non riconosciuto dal nuovo governo guidato da Mustafa Kemal Atatürk che prese il posto di quello ottomano al termine della Guerra d'indipendenza turca che ridefinì i confini e lo status della moderna Turchia come repubblica. Ciò costrinse le potenze alleate a tornare al tavolo dei negoziati e alla sottoscrizione di un nuovo trattato di pace. Il Trattato di Losanna, firmato il 24 luglio 1923, annullava il trattato di Sèvres, stipulato peraltro con il non più esistente Impero ottomano, e non impegnava più la nuova Turchia sul tema della consegna dei responsabili dei massacri.[8][9] La mancata applicazione del tratto di Sèvres vanificò l'ipotesi di ricorrere al giudizio di un tribunale penale sovranazionale per lo sterminio del popolo armeno e rappresentò un fallimento della Società delle Nazioni.[10] La questione rimase irrisolta e dimenticata per decenni fino agli anni settanta quando, in seguito alla invasione turca di Cipro, la comunità internazionale, a partire dagli Stati Uniti, iniziò ad utilizzare la questione armena come mezzo di pressione politica nei confronti del governo di Ankara richiamandolo alle sue eventuali responsabilità per quello che iniziava a essere definito come "genocidio armeno".[8]

Il primo paese a riconoscere come genocidio il massacro degli armeni fu l'Uruguay nel 1965 a cui seguirono molti altri stati, soprattutto europei e sudamericani, fino ad un primo riconoscimento da parte del Parlamento europeo con una risoluzione del 18 giugno 1987.[11] Nel 2015, in occasione del centesimo anniversario, il Parlamento europeo confermò con un'altra risoluzione il riconoscimento del genocidio armeno esortando la Turchia «a fare i conti con il proprio passato».[12] Il problema armeno e il suo mancato riconoscimento da parte del governo turco come genocidio è sempre stato uno degli elementi di maggior frizione tra Ankara e gli altri paesi. In particolare la procedura per un eventuale ingresso della Turchia nell'Unione europea è stata frenata fino a rendersi impossibile proprio in virtù della mancata assunzione di responsabilità da parte delle autorità turche. In Italia in genocidio armeno è stato riconosciuto con una risoluzione della Camera dei deputati del 17 novembre 2000. In Francia il negazionismo sul genocidio armeno, insieme a quello degli ebrei, è addirittura considerato reato e punibile col carcere.[13]

Le Nazioni Unite non hanno mai riconosciuto esplicitamente il caso armeno come genocidio, ma in un documento della Sottocommissione per la prevenzione della discriminazione e la protezione delle minoranze del 2 luglio 1985, lo hanno affiancato ai grandi genocidi del XX secolo, paragonandolo all'Olocausto e definendolo come «massacro ottomano degli armeni nel 1915-1916».[14]

Il genocidio, che gli armeni chiamano Medz Yeghern ("grande crimine"), viene commemorato il 24 aprile, data in cui nel 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l'élite armena di Costantinopoli e a cui seguirono massicce deportazioni verso l'interno dell'Anatolia fino al massacro sistematico di una larga fetta della popolazione armena nei mesi successivi.[4]

  1. ^ a b c Edda Fogarollo in Aslan, Berti, De StefaniFattori religiosi alle origine del genocidio armeno.
  2. ^ (FR) Luigi Palma (a cura di), Trattao di Berlino, in Trattati e convenzioni in vigore fra il Regno d'Italia ed i governi esteri, vol. 1, Torino, Unione Tipografico Editrice, 1879. URL consultato il 13 gennaio 2021.
  3. ^ Massimo Sciarretta, Attilio Monaco (1858-1932). Un console italiano a Erzerum durante i massacri hamidiani (PDF) [collegamento interrotto], in Rassegna Armenisti Italiani, XIII, Padus-Araxes, 2012, 11-21.
  4. ^ a b (EN) Tsitsernakaberd Memorial Complex, su genocide-museum.am, Armenian Genocide Museum-Institute. URL consultato l'8 gennaio 2021 (archiviato il 15 novembre 2020).
  5. ^ (EN) John Kifner, Armenian Genocide of 1915. An Overview, in The New York Times, 7 dicembre 2007. URL consultato l'8 gennaio 2021 (archiviato il 7 gennaio 2021).
  6. ^ (EN) The forgotten Holocaust: The Armenian massacre that inspired Hitler, in The Daily Mail, 11 ottobre 2007. URL consultato l'8 gennaio 2020 (archiviato il 7 dicembre 2020).
  7. ^ The Treaty of Peace Between the Allied and Associated Powers and Turkey Signed at Sèvres, August 10, 1920, su Hellenic Resources Network, HRI, 10 agosto 1920, Part VII, article 230. URL consultato l'8 gennaio 2021 (archiviato il 27 novembre 2020).
  8. ^ a b Marina Mancini, Genocidio armeno. Sotto la lente del diritto internazionale, su Affari internazionali, Istituto affari internazionali, 23 aprile 2015. URL consultato l'8 gennaio 2021 (archiviato il 24 agosto 2017).
  9. ^ (EN) Treaty of Peace with Turkey Signed at Lausanne, July 24, 1923, su The World War I Document Archive, 24 luglio 1923. URL consultato l'8 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2020).
  10. ^ Leotta, p. 35.
  11. ^ Parlamento europeo, Risoluzione su una soluzione politica del problema armeno (PDF), in Gazzetta ufficiale delle Comunità europee, C 190, 20 luglio 1987, p. 119. URL consultato l'8 gennaio 2021 (archiviato l'8 gennaio 2021).
  12. ^ Parlamento europeo, Risoluzione sul centenario del genocidio armeno (PDF), in Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, C 315, 23 settembre 2015, p. 23. URL consultato l'8 gennaio 2021 (archiviato l'8 gennaio 2021).
  13. ^ Francia e Turchia litigano sul genocidio degli armeni, in Il Post, 22 dicembre 2011. URL consultato l'8 gennaio 2021 (archiviato il 16 ottobre 2013).
  14. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore SubComm