Alleati della prima guerra mondiale

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Mappa del globo raffigurante i paesi belligeranti durante la prima guerra mondiale:

     Potenze Alleate

     Imperi centrali e colonie

     Paesi neutrali

La situazione europea nel 1914:

     Triplice alleanza

     Triplice intesa

     Paesi amici della Russia

Gli Alleati della prima guerra mondiale furono quei paesi che, aggiungendosi alle potenze della Triplice intesa (Impero britannico, Francia e Impero russo), formarono durante il primo conflitto mondiale una coalizione contro gli Imperi centrali (Impero tedesco, Impero austro-ungarico ed Impero ottomano); in particolare, alle potenze dell'Intesa si aggiunsero l'Impero giapponese nel 1914, il Regno d'Italia nel 1915 e gli Stati Uniti d'America nel 1917, mentre alla fine del 1917 la Russia, stremata dalla guerra e caduta preda della Rivoluzione d'ottobre, abbandonava l'alleanza.

La nascita dell'alleanza

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Lo stesso argomento in dettaglio: Triplice intesa.

Gli accordi bilaterali tra Francia, Regno Unito e Russia del 1907 non avevano dato vita ad una coalizione formale, com'era la Triplice Alleanza; infatti, la Gran Bretagna restava slegata da qualsiasi accordo che prevedesse il suo ingresso in un conflitto sul continente. L'assenza di un'alleanza formale che vincolasse anche il Regno Unito può essere annoverata tra le cause della prima guerra mondiale.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1914, l'Italia rimase neutrale in accordo a quanto previsto dalla Triplice Alleanza, che aveva natura difensiva, mentre lo scoppio del conflitto era da attribuirsi all'aggressione austriaca contro la Serbia.

L'Italia decide poi con il Patto di Londra di unirsi ai Paesi della Triplice intesa (Francia, Regno Unito e Russia) e di entrare in guerra il 24 maggio 1915.

In seguito alla crisi interna della Russia si crearono i presupposti che conducono nell'ottobre 1917 alla Rivoluzione bolscevica, ed alla conseguente disgregazione dell'impero zarista.
Il nuovo governo firma la pace di Brest-Litovsk e quindi decreta l'uscita dall'Intesa della Russia comunista. Intanto proprio dal 1917 l'appoggio dell'alleato giapponese e americano si fa più marcato a causa delle pressioni di Francia e Gran Bretagna.

Gli U-Boot[1], sono messi in campo dalla Germania a causa del fatto che la potente flotta britannica costringe le navi da guerra tedesche a una sostanziale inattività. Essi producono molte perdite di naviglio agli alleati. I tedeschi tentano in particolare di bloccare il transito attraverso l'Oceano Atlantico di rifornimenti provenienti dagli Stati Uniti e diretti principalmente - ma non solo - alla Gran Bretagna. Il Giappone che, dal canto suo, è in guerra contro le potenze centrali già dal 23 agosto 1914, dà un contributo rilevante con la sua flotta nel Mediterraneo solo nell'ultimo periodo del conflitto.

D'altra parte fu fondamentale il contributo degli Stati Uniti che con aiuti economici e l'invio di truppe diedero un sostegno importante alle nazioni europee. Gli USA dichiararono quindi guerra alla Germania il 6 aprile 1917[2], contribuendo, soprattutto nel 1918, alle offensive finali contro le Potenze centrali. La Russia invece, impegnata prima con la rivoluzione di febbraio 1917 e poi in quell'ottobre, nel marzo 1918 conclude una pace separata.

Così alla fine del 1918 gli Stati che si trovarono a far parte dell'Intesa furono 5:

Dichiarazioni di guerra

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Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi di luglio.

Ma oltre alle potenze principali fin qui nominate, alla fine del conflitto furono 23 gli stati impegnati nell'Intesa, che anche se ebbero in buona parte un ruolo marginale, evidenziano la disparità di forze che via via si andò a delineare.

Il 28 luglio 1914 l'Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia, scoppia ufficialmente la prima guerra mondiale e, in successione, il gioco delle alleanze porta a dichiarazioni di guerra a catena. La Russia il 30 luglio dà ordine di mobilitare completamente l'esercito, la Germania allora dichiara guerra alla Russia il 1º agosto e alla Francia il 3 agosto, e così via.

Qui in successione le date dell'entrata in guerra dei vari Paesi dell'Intesa:

Dopo l'assassinio di Francesco Ferdinando

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Dopo la prima battaglia della Marna

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Dopo la caduta dell'Impero russo

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Altri alleati

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Altri paesi hanno dichiarato guerra agli Imperi centrali anche se non furono mai coinvolti militarmente:

Nazioni neutrali che diedero supporto umanitario agli Alleati

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Nazioni insorgenti

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Quattro nazionalità insorgenti, formate da volontari, hanno combattuto gli Imperi centrali durante le ultime fasi del conflitto, quando ormai gli imperi in disfacimento permisero l'insurrezione dei movimenti indipendentisti.

Mobilitati e perdite

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Grafico raffigurante la percentuale dei militari morti durante il conflitto

Questa tabella è una stima del personale militare mobilitato, incluso l'esercito, la marina e l'aviazione, nel periodo 1914 - 1918. Le cifre delle perdite inoltre includono morti in combattimento, i feriti, i morti a causa delle ferite oltre che i morti a causa di malattie, delle condizioni meteorologiche, caduti in preda alla depressione, all'apatia ecc..

Potenze Alleate Uomini mobilitati Morti Feriti Perdite totali Perdite in % ai mobilitati
Australia 412 953 61 928[3] 152 171 214 099 52%
Belgio 267 000 38 172[4] 44 686 82 858 31%
Canada 628 964 64 944[5] 149 732 214 676 34%
Francia 8 410 000 1 397 800[6] 4 266 000 5 663 800 67%
Grecia 230 000 26 000[7] 21 000 47 000 20%
India 1 440 437 74 187[8]. 69 214 143 401 10%
Italia 5 615 000 651 010[9] 953 886 1 604 896 29%
Giappone 800 000 415[10] 907 1 322 <1%
Montenegro 50 000 3 000 10 000 13 000 26%
Nepal 200 000 30 000 ? ? ?
Nuova Zelanda 128 525 18 050[11] 41 317 59 367 46%
Portogallo 100 000 7 222[12] 13 751 20 973 21%
Romania 750 000 250 000[9] 120 000 370 000 49%
Russia 12 500 000 1 811 000[13] 4 950 000 6 761 000 56%
Serbia 707 343 275 000>[9][14] 133 148 408 148 58%
Sudafrica 136 070 9 463[15] 12 029 21 492 16%
Regno Unito 6 211 922 886 342[16] 1 665 749 2 552 091 41%
Stati Uniti 4 355 000 116 708[17] 205 690 322 398 7%
Totale 42 243 214 5 691 241 12 809 280 18 500 521 44%

Capi e comandanti

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Capi di Stato

Capi di governo

Capi politici

Capi militari

Capi di Stato e di governo

Capi politici

Capi militari

Capi di Stato

Capi di governo

Capi politici

Capi militari

Capi di Stato

Capi di governo

Capi politici

Capi militari

Regno Unito (bandiera) Impero britannico

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Capi di Stato

  • Giorgio V - Re del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, imperatore d'India (1910 - 1936)

Capi di governo

Capi politici

Capi militari

Australia
Capi di Stato[18]
Capi di governo
Capi politici
Capi militari
Canada (bandiera) Canada
Capi di Stato[18]
Capi di governo
Capi politici
Capi militari
India Britannica (bandiera) India Britannica
Capi di Stato[18]
Capi di governo
Capi militari
Nuova Zelanda (bandiera) Nuova Zelanda
Capi di Stato[18]
Capi di governo
Capi politici
Capi militari
  • Alexander Godley - comandante del corpo di spedizione neozelandese (1914 - 1918)
Sudafrica (bandiera) Sudafrica
Capi di Stato[18]
Capi di governo
Capi politici
  • Jan Smuts - ministro della difesa (1912 - 1919)

Russia (bandiera) Impero russo

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Capi di Stato

Capi di governo

Capi politici

Capi militari

Capi di Stato

Capi di governo

Capi politici

  • Janko Vukotić - ministro della difesa (1913 - 1915)

Capi militari

  • Janko Vukotić - voivoda dell'esercito montenegrino (1915 - 1916)

Capi di Stato

Capi di governo

Capi politici

Capi militari

Italia (bandiera) Regno d'Italia

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Capi di Stato

Capi di governo

Capi politici

Capi militari

Capi di Stato

Capi di governo

Capi politici

Capi militari

Capi di Stato

Capi di governo

Capi politici

Capi militari

Capi di Stato e di governo

Capi militari

Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti d'America

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Capi di Stato e di governo

Capi politici

Capi militari

  1. ^ Singolare: U-Boot, abbreviazione di Unterseeboot, letteralmente "battello sottomarino".
  2. ^ (EN) Dichiarazione di guerra
  3. ^ Il totale include 55 000 morti o dispersi e morti a causa delle ferite, vedi: Urlanis, p. 85 e 2 005 militari morti nel biennio 1919-'21, nel 1922 il War Office riportava infatti le perdita a 59 330 militari, vedi: War Office, p. 237.
  4. ^ Il totale include 13 716 morti e 24 456 dispersi alla data dell'11 novembre 1918, vedi: War Office, p. 352.
  5. ^ Il totale include 56 639 militari morti in combattimento, 3 789 militari morti nel biennio 1919–'21 e 150 morti per la marina mercantile. Le perdite per Terranova sono contemplate separatamente in questa tabella. Vedi: War Office, p. 237.
  6. ^ Il totale include 1 186 000 morti o dispersi e i morti a causa delle ferite, vedi: Urlanis, p. 85, 71 100 morti tra le truppe coloniali militari e 28 600 morti tra l'11/11/1918 e il 6/1/1919, vedi:Huber, p. 414.
  7. ^ Bujac parla di 8 365 morti e 3 255 dispersi, vedi: Bujac, p. 339, mentre Urlanis stima circa 26 000 morti, vedi: Urlanis, p. 160.
  8. ^ La cifra include le truppe dell'India britannica (le odierne India, Pakistan e Bangladesh). Il totale include 27 000 morti o dispersi e morti a causa delle ferite Urlanis, p. 85, 15 069 militari morti nel biennio 1919–'21, 1 841 canadesi della marina mercantile e 64 454 morti in battagliaWar Office, p. 237.
  9. ^ a b c Urlanis, p. 85.
  10. ^ Harries, p. 111.
  11. ^ La cifra include 16 711 morti in battaglia e 702 militari morti nel 1919, vedi: War Office, p. 237.
  12. ^ La cifra include i morti per altre cause alla data del 1º gennaio 1920; 1 689 in Francia e 5 332 in Africa. La cifra non include i 12 318 dispersi o prigionieri, vedi: War Office, p. 354.
  13. ^ Urlanis, pp. 46–57.
  14. ^ Le stime di Urlanis fanno una stima delle perdite combinate di Serbia e Montenegro pari a 278 000 perdite, vedi: Urlanis, pp. 62-64.
  15. ^ War Office, p. 237.
  16. ^ La cifra include 624 000 uccisi in azione Urlanis, p. 85, 34 663 morti nel biennio 1919–'21, 13 632 morti della marina mercantile, 32 287 della Royal Navy e 310 morti durante i bombardamenti sulla Gran Bretagna. Vedi: War Office, pp. 674-678.
  17. ^ La cifra include 53 402 morti in azione, 63 114 morti per altre cause e 192 caduti per la US Coast Guard, vedi: Clodefelter, p. 481
  18. ^ a b c d e I paesi del Commonwealth avevano tutti come capo di Stato il sovrano britannico; i vari "governatori generali" esercitavano il potere esecutivo in sua vece.

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