Alcek: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
== Biografia ==
Secondo la leggenda era il quinto dei numerosi figli di [[Kubrat]] ed uno dei capi [[avari]]. Nel [[631]] una guerra per il trono portò alla rottura dell'alleanza tra Alcek e gli altri capi avari. Evidentemente sconfitto, Alcek fuggì in [[Baviera]] dove chiese al [[Franchi|re franco]] [[Dagoberto I]] un rifugio per stabilirsi col suo popolo in fuga. Il re permise loro di fermarsi, ma una notte ordinò al suo esercito lo sterminio del popolo. Solamente 700 dei 9.000 uomini dell'orda scamparono allo sterminio fuggendo in [[Italia]], dove ottennero il permesso di stabilirsi nel [[ravenna]]te dal [[Longobardi|re longobardo]] [[Grimoaldo]]. In seguito migrarono nel [[Ducato di Benevento]], dove ad Alcek fu concesso il titolo di [[Gastaldato|gastaldo]], un titolo meno importante rispetto al precedente titolo di duca.
Secondo la leggenda era il quinto dei numerosi figli di [[Kubrat]] ed uno dei capi [[avari]]. Nel [[631]] una guerra per il trono portò alla rottura dell'alleanza tra Alcek e gli altri capi avari. Evidentemente sconfitto, Alcek fuggì in [[Baviera]] dove chiese al [[Franchi|re franco]] [[Dagoberto I]] un rifugio per stabilirsi col suo popolo in fuga. Il re permise loro di fermarsi, ma una notte ordinò al suo esercito lo sterminio del popolo. Solamente 700 dei 9.000 uomini dell'orda scamparono allo sterminio fuggendo in [[Italia]], dove ottennero il permesso di stabilirsi nel [[ravenna]]te dal [[Longobardi|re longobardo]] [[Grimoaldo]]. In seguito migrarono nel [[Ducato di Benevento]], dove ad Alcek fu concesso il titolo di [[Gastaldato|gastaldo]], un titolo meno importante rispetto al precedente titolo di duca.


Tombe umane di un tipo [[Steppa|steppico]]-[[Nomadismo|nomade]] così come sepolture equine databili dalla [[770|seconda metà]] dell'[[VIII secolo]] attestano la presenza proto-bulgara nel [[Molise]]. Un'altra importante testimonianza della presenza proto-bulgara in Italia ci è data da [[Paolo Diacono]], che nella sua [[Historia Langobardorum]] scrisse che i loro discendenti parlavano ancora il loro idioma originario, così come il [[Lingua latina|latino]].<ref>{{Cita libro|autore=[[Paolo Diacono]]|curatore=Antonio Zanella|titolo=[[Historia Langobardorum|Storia dei Longobardi]]|editore=[[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR Rizzoli]]|città=[[Vignate]] (MI)|p=451|capitolo=Libro V, 29|ISBN=978-88-17-16824-3}}</ref>
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Versione delle 10:36, 8 gen 2021

La statua di Alcek a Celle di Bulgheria

Alcek (bulgaro: Altsikurs; ... – ...; fl. VIII secolo) è stato uno dei capi (duca per Paolo Diacono) dell'Orda Bulgara che con essi si stabilì nei villaggi di Gallo Matese, Sepino, Boiano e Isernia nelle Montagne Matesi dell'Italia meridionale e nel Basso Cilento fondando il villaggio di Celle di Bulgheria, ai piedi dell'omonimo monte. Le varianti del suo nome sono Altsek, Altzek, o Alzec, in italiano Alzecone.

Biografia

Secondo la leggenda era il quinto dei numerosi figli di Kubrat ed uno dei capi avari. Nel 631 una guerra per il trono portò alla rottura dell'alleanza tra Alcek e gli altri capi avari. Evidentemente sconfitto, Alcek fuggì in Baviera dove chiese al re franco Dagoberto I un rifugio per stabilirsi col suo popolo in fuga. Il re permise loro di fermarsi, ma una notte ordinò al suo esercito lo sterminio del popolo. Solamente 700 dei 9.000 uomini dell'orda scamparono allo sterminio fuggendo in Italia, dove ottennero il permesso di stabilirsi nel ravennate dal re longobardo Grimoaldo. In seguito migrarono nel Ducato di Benevento, dove ad Alcek fu concesso il titolo di gastaldo, un titolo meno importante rispetto al precedente titolo di duca.

Tombe umane di un tipo steppico-nomade così come sepolture equine databili dalla seconda metà dell'VIII secolo attestano la presenza proto-bulgara nel Molise. Un'altra importante testimonianza della presenza proto-bulgara in Italia ci è data da Paolo Diacono, che nella sua Historia Langobardorum scrisse che i loro discendenti parlavano ancora il loro idioma originario, così come il latino.[1]

Note

  1. ^ Paolo Diacono, Libro V, 29, in Antonio Zanella (a cura di), Storia dei Longobardi, Vignate (MI), BUR Rizzoli, p. 451, ISBN 978-88-17-16824-3.

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