Disastro del deposito Agip di Napoli: differenze tra le versioni

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== Danni e vittime ==
== Danni e vittime ==
L'esplosione prese in pieno tre operai del sito: due di essi morirono dilaniati mentre il terzo, nonostante le ferite riportate riuscì a sopravvivere e raccontò in seguito quello che successe nei momenti precedenti e successivi l'esplosione.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/12/22/un-boato-il-rogo-un-alba-di.html|titolo=UN BOATO, IL ROGO, UN' ALBA DI TERRORE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2019-04-24}}</ref>
[[File:Disastro-agip-napoli.jpg|thumb|upright|230px|right|Immagine ripresa da Poggoreale]] L'esplosione prese in pieno tre operai del sito: due di essi morirono dilaniati mentre il terzo, nonostante le ferite riportate riuscì a sopravvivere e raccontò in seguito quello che successe nei momenti precedenti e successivi l'esplosione.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/12/22/un-boato-il-rogo-un-alba-di.html|titolo=UN BOATO, IL ROGO, UN' ALBA DI TERRORE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2019-04-24}}</ref>


Si creò subito il panico tra gli abitanti più vicini all'epicentro della catastrofe, memori del [[Terremoto dell'Irpinia del 1980|terremoto di 5 anni prima]] poiché l'incendio iniziò a coinvolgere anche alcune palazzine in via Brecce a S. Erasmo. Alcune di esse crollarono e in una morirono due donne, inghiottite dalle macerie. Inoltre 2.594 persone furono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa dei danni provocati dall'esplosione: in gran parte vennero ospitati su due traghetti della [[Tirrenia]], altri andarono in ricovero presso roulotte fornite dal comune.<ref>{{Cita web|url=http://ponticelli.napolitoday.it/san-giovanni-a-teduccio/esplosione-incendio-deposito-agip-vigliena-21-dicembre-1985.html|titolo=L'alba senza sole di San Giovanni: 30 anni fa l'esplosione al deposito Agip|autore=A. cura di Redazione|sito=NapoliToday|lingua=it|accesso=2019-04-24}}</ref>
Si creò subito il panico tra gli abitanti più vicini all'epicentro della catastrofe, memori del [[Terremoto dell'Irpinia del 1980|terremoto di 5 anni prima]] poiché l'incendio iniziò a coinvolgere anche alcune palazzine in via Brecce a S. Erasmo. Alcune di esse crollarono e in una morirono due donne, inghiottite dalle macerie. Inoltre 2.594 persone furono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa dei danni provocati dall'esplosione: in gran parte vennero ospitati su due traghetti della [[Tirrenia]], altri andarono in ricovero presso roulotte fornite dal comune.<ref>{{Cita web|url=http://ponticelli.napolitoday.it/san-giovanni-a-teduccio/esplosione-incendio-deposito-agip-vigliena-21-dicembre-1985.html|titolo=L'alba senza sole di San Giovanni: 30 anni fa l'esplosione al deposito Agip|autore=A. cura di Redazione|sito=NapoliToday|lingua=it|accesso=2019-04-24}}</ref>

Versione delle 23:22, 1 set 2020

Disastro del deposito Agip di Napoli
disastro ambientale
Tipo
Data inizio21 dicembre 1985
5:13
Data fine27 dicembre 1985
8:00
LuogoZona industriale di Napoli
StatoBandiera dell'Italia Italia
Coordinate40°50′40.8″N 14°17′27.8″E / 40.844667°N 14.291056°E40.844667; 14.291056
Conseguenze
Morti5
Feriti165
Sfollati2.594
Danni100 miliardi di lire
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Campania
Luogo dell'evento
Luogo dell'evento

Il disastro del deposito Agip di Napoli fu un grave disastro ambientale occorso nella zona industriale di Napoli la mattina del 21 dicembre 1985 presso il deposito Agip.

Esso fu causato da un'improvvisa esplosione che coinvolse venticinque serbatoi del deposito, a cui fece seguito un imponente incendio che durò una settimana causando la fuoriuscita di una densa nube tossica che avvolse anche le zone attorno al deposito. Ad evento concluso il bilancio fu di 5 morti e danni per 100 miliardi di lire.

Il disastro

Il deposito dell'Agip a Napoli era ubicato presso il porto industriale, in via Brecce a Sant'Erasmo nel quartiere Vigliena in zona San Giovanni a Teduccio. I depositi di carburante sono collegati con il porto commerciale tramite grosse condutture. Le navi pompavano la benzina direttamente nei serbatoi del deposito.

All'alba di sabato 21 dicembre 1985 era previsto l'attracco della petroliera Agip Gela, che doveva scaricare nel deposito 20.000 tonnellate di gasolio. Durante lo scarico, intorno alle 4:40 un addetto alla sicurezza, Giovanni Allocco, avvertì un forte odore di benzina ma non prese in considerazione la cosa dal momento che l'imbarcazione stava scaricando molto gasolio. Tuttavia alle 5:13 circa 30.000 metri cubi di materiale, alla prima possibilità d'innesco, esplosero: in pochi minuti 25 serbatoi del deposito presero fuoco e dal sito iniziò a svilupparsi una densa nube nera che oscurò il cielo della città.[1][2]

Le fiamme, data la quantità di materiale coinvolto, si espansero in un'area lunga almeno 2,58 km. Dovettero intervenire sul posto 500 vigili del fuoco e arrivarono rinforzi anche da Roma. L'incendio fu ufficialmente sotto controllo il pomeriggio del 23 dicembre ma per spegnere gli ultimi focolai i pompieri dovettero lavorare fino alla mattina del 27 dicembre.[3]

Danni e vittime

File:Disastro-agip-napoli.jpg
Immagine ripresa da Poggoreale

L'esplosione prese in pieno tre operai del sito: due di essi morirono dilaniati mentre il terzo, nonostante le ferite riportate riuscì a sopravvivere e raccontò in seguito quello che successe nei momenti precedenti e successivi l'esplosione.[4]

Si creò subito il panico tra gli abitanti più vicini all'epicentro della catastrofe, memori del terremoto di 5 anni prima poiché l'incendio iniziò a coinvolgere anche alcune palazzine in via Brecce a S. Erasmo. Alcune di esse crollarono e in una morirono due donne, inghiottite dalle macerie. Inoltre 2.594 persone furono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa dei danni provocati dall'esplosione: in gran parte vennero ospitati su due traghetti della Tirrenia, altri andarono in ricovero presso roulotte fornite dal comune.[5]

Il traffico andò completamente in tilt. L'incendio sfiorò anche la vicina ferrovia Circumvesuviana e la stazione centrale, dove coinvolse un treno carico di pendolari. Tra i passeggeri ci furono 40 feriti e il capostazione dichiarò che "la strage è stata evitata perché il treno aveva terminato la corsa e stava andando a velocità molto ridotta".

Oltre ai danni materiali si contarono anche quelli ambientali: oltre al pericolo tossicità, gran parte del gasolio sversato finì nell'alveo del sotterraneo torrente Pollena, che trasportò il liquido fino a mare, rendendo la zona molto inquinata. Le fognature vennero chiuse per impedire che la benzina si riversasse nelle condutture saltate.[6] In totale i danni ammontarono a circa 100 miliardi di lire.

Conseguenze

In seguito al disastro si avviò la delocalizzazione di una parte consistente delle raffinerie. Nel 1999 l'area di Napoli Est divenne un S.i.n. – sito di interesse nazionale – e ne venne ordinata la bonifica sotto il controllo del Ministero dell'Ambiente.[7]

Note

  1. ^ Una foto "emblema" del disastro raffigura la densa nube nera che invade il cielo e oscura alla vista delle persone il Vesuvio. Con molta probabilità la fotografia venne scattata da Via Chiatamone, data la vicinanza con il luogo del rogo.
  2. ^ L'esplosione del deposito Agip nel 1985 la catastrofe che distrusse il Natale di San Giovanni, su Voce di Napoli, 19 dicembre 2017. URL consultato il 24 aprile 2019.
  3. ^ Napoli, spento il rogo si indaga sulle cause (PDF), su archivio.unita.news, L'Unità, 27 dicembre 1985.
  4. ^ UN BOATO, IL ROGO, UN' ALBA DI TERRORE - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 24 aprile 2019.
  5. ^ A. cura di Redazione, L'alba senza sole di San Giovanni: 30 anni fa l'esplosione al deposito Agip, su NapoliToday. URL consultato il 24 aprile 2019.
  6. ^ 21 dicembre 1985. Incendio al deposito Agip di San Giovanni, quattro morti e 150 feriti, su Diario Partenopeo, 20 dicembre 2015. URL consultato il 24 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 24 aprile 2019).
  7. ^ I veleni e la bonifica infinita di Napoli Est, su Napoli Fanpage. URL consultato il 24 aprile 2019.

Voci correlate