MINURSO: differenze tra le versioni

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Al 30 dicembre 2013, la missione comprendeva 226 unità di cui:
Al 30 dicembre 2013, la missione comprendeva 226 unità di cui:
*27 militari
*4 poliziotti
*195 osservatori militari (di cui 5 italiani<ref>[http://www.esercito.difesa.it/Attivita/MissioniOltremare/MissionidiOsservazione/MissioniONU/Pagine/ContributoNazionale_minurso.aspx Contributo Nazionale, dal sito dell'Esercito Italiano]</ref>)
*95 unità di personale civile
*167 unità civili locali
*14 volontari delle Nazioni Unite


Il personale militare proviene da Argentina, Austria, Bangladesh, Brasile, Cina, Croazia, Egitto, El Salvador, Francia, Germania, Ghana, Guinea, Honduras, Ungheria, Irlanda, Italia, Malawi, Malaysia, Mongolia, Nepal, Nigeria, Pakistan, Paraguay, Perù, Polonia, Repubblica di Corea, Federazione Russa, Sri Lanka, Togo, Uruguay e Yemen.
27 militari


Il personale di polizia proviene da Ciad, Egitto, Giordania e Yemen.
4 poliziotti


Il Capo della missione e rappresentante speciale del segretario generale è il tedesco [[Wolfgang Weisbrod-Weber]], mentre il comandante delle forze armate è il Maggiore Generale indonesiano [[Imam Edy Mulyono]].
195 osservatori militari (di cui 5 italiani<ref>[http://www.esercito.difesa.it/Attivita/MissioniOltremare/MissionidiOsservazione/MissioniONU/Pagine/ContributoNazionale_minurso.aspx Contributo Nazionale, dal sito dell'Esercito Italiano]</ref>)


La missione ad oggi (febbraio 2014) ha avuto 15 vittime, cinque del personale militare, una del corpo di polizia,<ref>[http://www.un.org/en/peacekeeping/missions/minurso/facts.shtml MINURSO Fatti e cifre (in Inglese)]</ref>un osservatore, tre civili stranieri e cinque civili locali.
95 unità di personale civile

167 unità civili locali

14 Volontari delle Nazioni Unite; il personale militare proviene da Argentina, Austria, Bangladesh, Brasile, Cina, Croazia, Egyitto, El Salvador, Francia, Germania, Ghana, Guinea, Honduras, Ungheria, Irlanda, Italia, Malawi, Malaysia, Mongolia, Nepal, Nigeria, Pakistan, Paraguay, Peru, Polonia, Repubblica di Corea, Federazione Russa, Sri Lanka, Togo, Uruguay e Yemen.

Il personale di Polizia proviene da Ciad, Egitto, Giordania e Yemen.

Il '''Capo della missione e rappresentante speciale del segretario generale''' è il tedesco [[Wolfgang Weisbrod-Weber]], mentre il '''comandante delle forze''' è il Maggiore Generale indonesiano [[Imam Edy Mulyono]].

La missione ad oggi (febbraio 2014) ha avuto 15 vittime, cinque del personale militare, uno del corpo di polizia,<ref>[http://www.un.org/en/peacekeeping/missions/minurso/facts.shtml MINURSO Fatti e cifre (in Inglese)]</ref>un osservatore, tre civili stranieri e cinque civili locali.


== Note ==
== Note ==

Versione delle 11:10, 7 gen 2015

MINURSO è la missione di pace delle Nazioni Unite nel Sahara Occidentale. Il nome è un acronimo dal nome francese della missione: "Mission des Nations Unies pour l'Organisation d'un Référendum au Sahara Occidental" - Missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara Occidentale.

La missione

La missione MINURSO iniziò nel 1991, come parte del programma di soluzione del conflitto, iniziato con il cessate il fuoco nel conflitto fra il Marocco e il Fronte Polisario (e l'organo di autogoverno politico Repubblica Araba Saharawi Democratica), sul territorio contestato del Sahara Occidentale (già Sahara spagnolo).

Il punto di arrivo della missione è proclamare i risultati del referendum di autoderminazione in cui i saharawi del Sahara Occidentale sceglieranno fra l'integrazione col Marocco e l'indipendenza.

Il mandato della missione MINURSO

Il mandato[1] ha obiettivi chiari ed elencati e si svolge quasi totalmente con osservatori:

  • monitorare il cessate il fuoco,
  • verificare la riduzione delle truppe marocchine nel territorio,
  • monitorare il rispetto delle zone assegnate per le truppe marocchine e del POLISARIO,
  • guidare i contatti fra le parti per assicurare il rilascio di tutti i prigionieri politici detenuti del Sahara Occidentale,
  • sovrintendere allo scambio dei prigionieri di guerra (attraverso il Comitato Internazionale della Croce Rossa),
  • organizzare il programma di rimpatrio (attraverso l'ACNUR),
  • identificare e registrare i votanti,
  • organizzare ed assicurare un referendum libero ed equo e proclamare i risultati.

Gli obiettivi raggiunti

In linea di massima sono stati raggiunti quasi tutti gli obiettivi. Dal cessate del fuoco del 1991 non vi sono state violazioni di questo tipo; tuttavia è preoccupante, anche se probabilmente è solo una pressione e una concessione ad una minoranza del Polisario, una dichiarazione, dell'inizio di febbraio 2006[2], di Mohamed Abdelaziz, che definisce inscindibile per la RASD il legame fra tregua e referendum di autodeterminazione, ventilando una ripresa degli scontri. I prigionieri di guerra sono stati riconsegnati. Restano due problemi: i prigionieri politici che vengono incarcerati con condanne relativemante brevi per reati comuni; il referendum.

L'evolversi della missione

La prima data fissata per il referendum fu per l'anno successivo alla fine delle ostilità, il 1992. Il referendum fu rinviato più volte con accuse reciproche di colpa fra gli avversari. Nel 1997, l'Accordo di Houston[3] fece ripartire da zero il percorso ma fallì la soluzione definitiva. Nel 2000 e 2003 fu lanciato il Piano Baker I e II. Il primo fu rifiutato sia dal Marocco sia dal Polisario, il secondo, che manteneva anch'esso al centro il referendum, ed ipotizzava un percorso più complesso. fu accettato dal Polisario e dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ma rifiutato dal Marocco. Attualmente il percorso è interrotto e non prevede date di indizione del referendum. MINURSO mantiene in ordine la lista elettorale, arrivando ad una versione definitiva nel 1999, che contiene i residenti Saharawi presenti sul territorio all'ultimo censimento spagnolo e ai discendenti, il Marocco contesta da una parte il corpo elettorale chiedendo di modificarlo nei residenti attuali compresi i marocchini, e anche con 75.000 ricorsi. Dall'altra procede con una annessione de facto del territorio, anche con modifiche della struttura delle province. Una è a cavallo fra il Sahara Occidentale e il Marocco meridionale. Durante una visita a El Aayun il re del Marocco Mohammed VI di fine marzo 2006 ha dichiarato che il suo paese non rinuncerà mai alla sovranità delle province del sud[4], al massimo concederà una larga autonomia, ha esercitato il suo diritto di grazia (perdono)[5] e il Polisario ha denunciato la visita come violazione dell'accordo di tregua ipotizzando un possibile ritorno alle armi[6]. Tutto questo mentre analisti ipotizzano una tentazione da parte delle Nazioni Unite di abbandonare la missione MINURSO per l'irrisolvibilità del conflitto[7].

Oltre a quanto previsto dal mandato la missione gestisce anche obiettivi minimi, uno di questo è quello di offrire la possibilità di contatto fra amici e parenti separati da oltre trenta anni fra chi ha scelto l'esilio a Tindouf e chi è rimasto nei territori occupati. Una comunicazione ufficiale dell'ACNUR del 3 novembre 2006[8] ha fornito i dati del servizio partito nel marzo 2004. Oltre alle telefonate dirette, 56.000 rifugiati a Tindouf hanno avuto contatti col Sahara Occidentale, altre 2.632 persone hanno visitato i parenti con voli diretti gestiti da MINURSO. Una parte fra i residenti nei territori occupati che hanno visitato i campi per profughi di Tindouf e gli altri che reciprocamente sono tornati temporaneamente dai parenti nel Sahara occidentale occupato.

I prolungamenti della missione

La missione è stata prolungata più volte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'ultima con la risoluzione 2099[9] del 25 aprile 2013 che la porta al 30 aprile 2014.

Una seconda mozione relativa agli abusi sui Diritti Umani marocchini nel Sahara occidentale è stata votata 14 a 1 con il voto contrario e pertanto il veto da parte della Francia[10]. Una stima dei costi delle Nazioni Unite a fine 2006 per la missione MINURSO è intorno a un miliardo e mezzo di dollari.

Le basi della missione MINURSO nel Sahara Occidentale

Le basi sono divise in due gruppi, un gruppo nel territorio occupato dal Marocco nella parte interna del Muro Marocchino e il secondo nella parte occuppata dal Polisario. Nella parte sotto controllo marocchino i campi sono a Mahbas, Smara, Umm Dreiga, Auserd, e Dakhla. Nella parte orientale i campi base sono a Bir Lehlu, Tifariti, Mehaires, Mijek e Aguanit. La sede della missione è a El Ayun e un ufficio di collegamento con il Fronte Polisario e la RASD è a Tindouf in Algeria presso i Campi per rifugiati Saharawi.

La composizione della missione

Al 31 ottobre 2007 la missione aveva 242 persone in uniforme (osservatori, poliziotti e militari) di 27 nazioni di cui 5 italiani, 95 civili internazionali e 145 civili locali. La composizione della missione non ha mai avuto significative variazioni nelle forze militari impiegate.

Al 30 dicembre 2013, la missione comprendeva 226 unità di cui:

  • 27 militari
  • 4 poliziotti
  • 195 osservatori militari (di cui 5 italiani[11])
  • 95 unità di personale civile
  • 167 unità civili locali
  • 14 volontari delle Nazioni Unite

Il personale militare proviene da Argentina, Austria, Bangladesh, Brasile, Cina, Croazia, Egitto, El Salvador, Francia, Germania, Ghana, Guinea, Honduras, Ungheria, Irlanda, Italia, Malawi, Malaysia, Mongolia, Nepal, Nigeria, Pakistan, Paraguay, Perù, Polonia, Repubblica di Corea, Federazione Russa, Sri Lanka, Togo, Uruguay e Yemen.

Il personale di polizia proviene da Ciad, Egitto, Giordania e Yemen.

Il Capo della missione e rappresentante speciale del segretario generale è il tedesco Wolfgang Weisbrod-Weber, mentre il comandante delle forze armate è il Maggiore Generale indonesiano Imam Edy Mulyono.

La missione ad oggi (febbraio 2014) ha avuto 15 vittime, cinque del personale militare, una del corpo di polizia,[12]un osservatore, tre civili stranieri e cinque civili locali.

Note

Bibliografia

  • (EN) Western Sahara: Anatomy of a Stalemate di Erik Jensen, già direttore di MINURSO ISBN 1-58826-305-3
  • (EN) Peacemonger di Marrack Goulding, già direttore della missione di pace delle Nazioni Unite ISBN 0-8018-7858-6

Voci correlate

Collegamenti esterni

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