Battaglia del Ticino: differenze tra le versioni

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;Fonti storiografiche moderne:
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* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|wkautore=Giovanni Brizzi|titolo=Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio|anno=1997|editore=Patron|città=Bologna|ISBN=978-88-555-2419-3|cid=Brizzi 1997|lingua=italiano}}
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* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|wkautore=Giovanni Brizzi|titolo=Scipione e Annibale, la guerra per salvare Roma|anno=2007|editore=Laterza|città=Bari-Roma|ISBN=978-88-420-8332-0|cid=Brizzi 2007|lingua=italiano}}
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* {{cita libro|autore=Guido Clemente|titolo=La guerra annibalica|opera=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani|editore=Il Sole 24 ORE|città=Milano|anno=2008|volume=XIV|cid=Guido Clemente 2008|lingua=italiano}}
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* {{cita libro|autore=André Piganiol|wkautore=André Piganiol|titolo=Le conquiste dei romani|editore=Il Saggiatore|città=Milano|anno=1989|lingua=italiano|cid=Piganiol 1989}}
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* {{cita libro|autore=Howard H.Scullard|titolo=Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla distruzione di Cartagine|editore=BUR|volume=vol.I|città=Milano|anno=1992|ISBN=978-88-171-1572-2|cid=Schullard 1992|lingua=italiano}}
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Versione delle 23:17, 27 set 2014

Battaglia del Ticino
parte Seconda guerra romano-punica
Percorso di Annibale durante la Seconda guerra romano-punica
Data218 a.C.
Luogofiume Ticino - Italia
EsitoVittoria dei cartaginesi[1]
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
3.100 cavalieri (1.200 romani, 1.600 alleati e 300 Galli) e 7.200 veliti6.000 cavalieri (4.000 pesanti e 2.000 leggeri)
Perdite
sconosciutesconosciute
Voci di battaglie presenti su Wikipedia

Template:Campagnabox Seconda guerra romano-punica

La battaglia del Ticino rappresentò, nella seconda guerra romano-punica, il primo scontro diretto e la prima vittoria di Annibale contro Roma.[1] In precedenza, dopo aver valicato le Alpi, il generale cartaginese aveva ripetutamente sconfitto i Taurini che, nemici dei Boi e degli Insubri - alleati dei Punici, rifiutavano di affiancare le forze cartaginesi.[2]

Antefatto

Una volta raggiunta la Pianura padana, Annibale si accampò ai piedi delle Alpi e fece riposare le truppe, visto che le stesse avevano dovuto sopportare l'attraversamento della catena montuosa per quindici giorni. L'esercito cartaginese aveva sofferto terribilmente oltre alla fatica dell'ascesa, anche il freddo e la fame.[3] L'esercito stremato era stato letteralmente dimezzato: dai 38.000 fanti e 8.000 cavalieri,[4] si era ridotto a 20.000 fanti e 6.000 cavalieri.[5]

Quando le truppe si furono riprese, poiché i Taurini si erano ribellati agli Insubri, e non avevano molta fiducia nei Cartaginesi, prima provò a stringere con loro un patto di amicizia e poi, non essendoci riuscito, assediò la loro città più importante e in tre giorni li condusse alla resa. Molti furono messi a morte, destando grande terrore nelle popolazioni limitrofe, che decisero così di affidarsi alla sua protezione.[6] Le numerose tribù celtiche della pianura, che da tempo conoscevano i piani del condottiero cartaginese, non vedevano l'ora di unirsi a lui per marciare insieme contro i Romani.[7] Annibale decise così di avanzare per unirsi a loro,[8] ma venne a sapere che il console Publio Cornelio Scipione (padre dell'Africano) lo aveva preceduto via mare e lo stava aspettando a nord del fiume Po. Entrambi increduli per la rapidità con cui uno aveva concepito e realizzato il piano via mare e l'altro via terra,[9] si apprestarono a dare battaglia dopo aver incitato i propri uomini al combattimento.[10]

Lo stesso sbigottimento provato dai due comandanti avversari si ebbe a Roma alla notizia della calata di Annibale in Italia, tanto che il secondo console inviato in Libia, Tiberio Sempronio Longo, venne richiamato in Italia.[11]

Intanto Publio Scipione e Annibale avanzarono entrambi lungo le sponde opposte del Ticino.[12] Al secondo giorno di marcia, venuti a sapere che erano vicini tra loro, piantarono i loro accampamenti.[13]

Località dello scontro

La battaglia si svolse, in realtà, oltre il corso del fiume, presso il villaggio di Viginti Columnae, nei pressi dell'odierna Vigevano, nel tardo autunno (metà novembre) del 218 a.C. e si presentò come un breve scontro tra le avanguardie dell'esercito punico e dell'esercito romano, che complessivamente contavano 32.000 fanti e 3.000 cavalieri.

Battaglia

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglie romane.

In tale battaglia, Publio Cornelio Scipione (padre di Scipione l'Africano), in esplorazione con la cavalleria (composta quasi tutta di Galli, che al termine della battaglia disertarono in massa unendosi ad Annibale) e con la fanteria leggera,[14] si scontrò con l'avanguardia dell'esercito di Annibale, l'intera cavalleria pesante al centro e alle "ali" dello schieramento, la cavalleria numidica (in totale 6.000 armati).[15] In realtà, fu uno scontro tra le rispettive cavallerie, con Maarbale alla testa della cavalleria numidica e Scipione al comando di quella Gallica. I Romani erano disposti con i fanti leggeri in prima linea e la cavalleria in seconda linea. Le due cavallerie si scontrarono frontalmente, dando vita ad un combattimento che per lungo tempo rimase equilibrato. Quando però i Numidi operarono l'accerchiamento alle "ali", caricando i soldati romani alle spalle, i velites, che inizialmente avevano evitato l'urto dei cavalieri nemici, vennero schiacciati dall'impeto numida.[16] Gli altri, una volta assaliti alle spalle, si diedero alla fuga, disperdendosi, altri si strinsero attorno al console.[17] Scipione l'Africano, che era poco più che adolescente, riuscì a stento a salvare la vita al padre, Publio, gravemente ferito, ed apprese da questa battaglia persa dal padre tutta una serie di elementi che impiegò nelle battaglie future.[18]

Conseguenze

Reazioni immediate

Publio Cornelio Scipione, ferito nel corso della prima battaglia, levò il campo e avanzò, attraverso la pianura, in direzione del ponte suo Po, preoccupato di mettere in salvo le sue legioni.[19]

Annibale, una volta accortosi della ritirata del comandante romano, prima si recò presso l'accampamento nemico, lasciato ormai deserto, e poi al primo ponte (quello sul Ticino) dove fece prigioniero l'intero contingente di 600 armati, posti a guardia dello stesso.[20] In seguito, dopo due gironi di marcia, riuscì a far passare il grosso dell'esercito cartaginese a sud del Po, sopra un ponte di barche.[21] E mentre i Romani, con il console sconfitto e ferito, furono obbligati a ritirarsi nella colonia romana di Piacenza, tutte le popolazioni celtiche della regione, vennero ad omaggiare il comandante cartaginese per la vittoria riportata, offrendo la loro alleanza, rifornimenti e collaborazione militare.[22]

Impatto sulla storia

La sconfitta del Ticino fu il banco di prova su cui furono costruite le successive vittorie in Spagna, tra il 209 ed il 206 a.C. e le vittorie in Africa tra il 203 ed il 202 a.C. Tra le vittorie in Spagna, si annoverano quelle di Ilipa, di Oringis, di Baecula. Tra le vittorie africane, si ricordano quelle ai Campi Magni (le grandi pianure del fiume Bagradas) e quella decisiva di Naraggara - Zama.

La cavalleria numidica al comando di Maarbale, aveva messo in luce tutta la sua mobilità. Per tal motivo, a Zama, nel 202 a.C., nella battaglia che terminò la seconda guerra romano-punica, Scipione l'Africano si dotò di un forte contingente di cavalleria numidica (i romani erano alleati coi numidi di re Massinissa), superiore per numero a quella in dotazione ad Annibale, che perse, così, l'elemento tattico delle sue passate vittorie.

Note

  1. ^ a b Periochae, 21.5.
  2. ^ Polibio, III, 42-55.
  3. ^ Polibio, III, 56.3; III, 60.2-3.
  4. ^ Polibio, III, 60.5.
  5. ^ Polibio, III, 56.4.
  6. ^ Polibio, III, 60.8-10.
  7. ^ Polibio, III, 60.11.
  8. ^ Polibio, III, 60.13.
  9. ^ Polibio, III, 61.1-6.
  10. ^ Polibio, III, 62-64.
  11. ^ Polibio, III, 61.7-12.
  12. ^ Polibio, III, 65, 1.
  13. ^ Polibio, III, 65, 2.
  14. ^ Polibio, III, 65, 3-5.
  15. ^ Polibio, III, 65, 6.
  16. ^ Polibio, III, 65, 8-10.
  17. ^ Polibio, III, 65, 11.
  18. ^ Periochae, 21.6.
  19. ^ Polibio, III, 66, 1-2.
  20. ^ Polibio, III, 66, 3-4.
  21. ^ Polibio, III, 66, 5-6.
  22. ^ Polibio, III, 66, 7-9.

Bibliografia

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne

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