Corporativismo: differenze tra le versioni

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{{S|Politica|Economia}}[[File:Ordinamento Corporativo dello Stato Fascista. Padua, Edizione di propaganda corporative 1930s Fascist corporations Italian propaganda poster Lithograph 139x100cm Unknown designer No known copyright catalogo.beniculturali.it ICCD11587005.jpg|thumb|upright=1.3|Schema dell'Ordinamento Corporativo dello Stato Fascista.]]Il '''corporativismo''', noto anche come '''corporatismo''',<ref>Waite, Duncan. In press. “Imperial Hubris: The Dark Heart of Leadership.” Journal of School Leadership; Waite, Duncan, Turan, Selhattin & Niño, Juan Manuel. (2013). “Schools for Capitalism, Corporativism, and Corruption: Examples from Turkey and the US.” In Ira Bogotch & Carolyn Shields (eds.), International Handbook of Social (In)Justice and Educational Leadership (pp. 619-642). Dordercht, The Netherlands: Springer; Waite, Duncan & Waite, Susan F. (2010). “Corporatism and its Corruption of Democracy and Education.” Journal of Education and Humanities, 1(2), 86-106</ref> è una forma di organizzazione economica e/o politica della [[Società (sociologia)|società]] sotto forma di gruppi di interesse noti come [[corporazione|corporazioni]] distinti per settore.<ref>{{Cita libro|url=https://books.google.com/books?id=IKn2y2yS014C&pg=PA37&lpg=PA37&dq=%22system+of+social+organization+that+has+at+its+base+the+grouping+of+men+according+to+the+community+of+their+natural+interests%22&source=bl&ots=6F4pw17m4r&sig=HwOWSWx4kjI_Cq8i89H2ROvb414&hl=en&sa=X&ei=CBw-VN_jG4H8yQTVnYKYCg&ved=0CDQQ6AEwBA#v=onepage&q=%22system%20of%20social%20organization%20that%20has%20at%20its%20base%20the%20grouping%20of%20men%20according%20to%20the%20community%20of%20their%20natural%20interests%22&f=false |titolo=Corporatism and Comparative Politics: The Other Great Ism |editore=M.E. Sharpe |autore=. Wiarda, Howard J |anno=1996 |città=0765633671 |pp=22-23 | isbn=0-7656-3367-1}}</ref> Esso si fonda sull'interpretazione [[organicismo|organicistica]] della società.<ref>Wiarda, Howard J., pp. 27.</ref>
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Forme di organizzazione corporativa sono diffuse in varie ideologie, come la [[dottrina sociale cattolica]], il [[fascismo]], il [[liberalismo]] e il [[socialismo]].
Forme di organizzazione corporativa sono diffuse in varie ideologie, come la [[dottrina sociale cattolica]], il [[fascismo]], il [[liberalismo]] e il [[socialismo]].


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==== Italia fascista ====
==== Italia fascista ====
{{quote|Chi dice lavoro, dice borghesia produttiva e classi lavoratrici delle città e dei campi. Non privilegi alla prima, non privilegi alle ultime ma tutela di tutti gli interessi che armonizzano con quelli della produzione e della nazione|Dal discorso pronunciato in parlamento il [[16 novembre]] [[1922]] da [[Benito Mussolini]]}}
{{S|Politica|Economia}}
Nell'[[Italia]] del [[XX secolo]], dopo essere stato rivitalizzato dall'enciclica ''[[Rerum Novarum]]'', il ''corporativismo'' divenne una dottrina propria del [[Fascismo]], codificata nella [[Carta del Lavoro]] del [[1927]]. Il corporativismo regolò la vita economica e sindacale italiana del ventennio fascista, nel dichiarato intento del regime di creare una "[[Terza via (fascismo)|terza via]]" per la risoluzione dei conflitti tra le [[classi sociali]].

== Cenno storico ==
Una volta consolidato il proprio controllo politico sul paese, il [[fascismo]] prende l'iniziativa anche in campo economico-sociale. Per dimostrare l'originalità del sistema fascista, egli propone, per i problemi economici, una soluzione che prevede di superare i modelli "antiquati" tanto del [[liberalismo]] quanto del [[socialismo]] [[marxista]]. La ricetta nuova, originale, che dovrebbe, tra l'altro, consentire di eliminare la lotta di classe con la sua conflittualità sociale e il danno che reca allo sviluppo economico, è il ''corporativismo'': lavoratori e datori di lavoro saranno d'ora in poi associati all'interno di un' ampia gamma di corporazioni, corrispondenti alle varie attività economiche e controllate dal governo riunite nella "[[camera dei fasci e delle corporazioni]]". Nonostante l'origine [[Sindacalismo rivoluzionario|sindacal-rivoluzionaria]] del Fascismo, e nonostante [[Filippo Corridoni]], nel pamphlet "Sindacalismo e Repubblica" indichi nella socializzazione delle imprese l'obiettivo ultimo della nascente "Sinistra Nazionale" Mussolini si troverà in questo senso ingabbiato dall'opposizione a questo progetto da parte delle forze più conservatrici dello stato: [[monarchia]], [[plutocrazia]], [[massoneria]], chiesa. {{senza fonte}}

Lo stato corporativo rappresenta in fondo, come si evince nella visione di Corradini e di [[Ugo Spirito]], la Destra idealista di stampo [[Hegel|Hegeliano]]: anche nel mondo delle attività commerciali e produttive viene cioè applicato il precetto mussoliniano secondo cui: ''l'individuo non esiste se non in quanto è nello Stato e subordinato alla necessità dello Stato''. Spetta quindi allo Stato, per mezzo delle corporazioni, definire quale sia la giusta ''mercede'' invece di affidarsi al vecchio meccanismo della domanda e dell'offerta, scardinando completamente il liberismo economico (la "Corporazione Proprietaria", cioè l'azienda socializzata, decide i prezzi) e guidando l'economia ai superiori interessi dello Stato, senza per questo cadere nella burocratizzazione livellatrice del bolscevismo, utilizzando invece la tassazione come mezzo di pianificazione.


===== La costruzione del modello corporativista in Italia =====
===== La costruzione del modello corporativista in Italia =====
Secondo Mussolini, il corporativismo "è la pietra angolare dello Stato fascista, anzi lo Stato fascista o è corporativo o non è fascista".<ref>Dal discorso del 1º ottobre 1930 in Valentino Piccoli, Carlo Ravasio, ''Scritti e discorsi di Benito Mussolini'', Hoepli, Milano, 1934</ref>
{{S|Politica|Economia}}

Un'importante legge dell'[[aprile]] [[1926]] proibisce [[scioperi]] e [[Serrata (lavoro)|serrate]] e istituisce una speciale magistratura del lavoro. Tre mesi più tardi, il [[2 luglio]], viene creato il nuovo ministero delle corporazioni. Le sue attribuzioni risultano piuttosto ampie: ad esso infatti non solo compete il controllo e la regolamentazione dei salari e delle condizioni del lavoro, ma l'alta direzione dell'intera economia nazionale. Lo stesso Mussolini nel [[dicembre]] del [[1926]] si dichiara convinto di poter realizzare, attraverso il meccanismo corporativo, la vera e propria coscrizione, l'arruolamento civile ed economico di tutti gli italiani.

Nell' [[aprile]] del [[1927]] viene pubblicata la ''Carta del lavoro'', salutata come il documento fondamentale della rivoluzione fascista. Secondo il suo autore principale [[Giuseppe Bottai]], grazie a questa carta l'Italia si trova ad essere il paese più avanzato del mondo nel campo della legislazione del lavoro. Infatti viene istituito il tribunale del lavoro, che giudica dei conflitti fra capitale e lavoro al di fuori delle rivendicazioni violente di entrambe le parti in base al principio che, se non ci si può fare giustizia da soli in campo civile e penale, questo sarà vietato anche sul luogo di lavoro (no a scioperi e serrate, già ribadito in precedenza).

A questo si aggiunge l'imponente legislazione sociale del fascismo, di cui ricordiamo, per completezza, solo alcuni provvedimenti molto importanti: Tutela lavoro donne e fanciulli - (R.D. 653/1923); Maternità e infanzia - (R.D. 2277/1923); Assistenza ospedaliera per i poveri - (R.D. 2841/1923); Assicurazione contro la disoccupazione - (R.D. 3158/1923); Assicurazione invalidità e vecchiaia - (R.D. 3184/1923); Riforma “Gentile” della scuola - (R.D. 2123/1923); Assistenza illegittimi e abbandonati - (R.D. 798/1927); Assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi - (R.D. 2055/1927); Esenzioni tributarie famiglie numerose - (R.D. 312/1928); Assicurazione obbligatoria contro malattie professionali - (R.D. 928/1929); Opera nazionale orfani di guerra - (R.D. 1397/1929); Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro I.N.A.I.L. - (R.D. 264/1933); Istituzione libretto di lavoro - (R.D. 112/1935); Istituto nazionale per la previdenza sociale I.N.P.S. - (R.D. 1827/1935); Riduzione settimana lavorativa a 40 ore - (R.D. 1768/1937); Ente comunale di assistenza E.C.A. - (R.D. 847/1937); Assegni familiari - (R.D. 1048/1937); Casse rurali ed artigiane - (R.D. 1706/1937); Tessera sanitaria per addetti servizi domestici - (R.D. 1239 23/06/1939); Istituto nazionale per le assicurazioni contro le malattie I.N.A.M. - (R.D. 318/1943)...
{{quote|I nostri programmi sono decisamente rivoluzionari le nostre idee appartengono a quelle che in regime democratico si chiamerebbero "di sinistra"; le nostre istituzioni sono conseguenza diretta dei nostri programmi; il nostro ideale è lo Stato del Lavoro. Su ciò non può esserci dubbio: noi siamo i proletari in lotta, per la vita e per la morte, contro il capitalismo. Siamo i rivoluzionari alla ricerca di un ordine nuovo. Se questo è vero, rivolgersi alla borghesia agitando il pericolo rosso è un assurdo. Lo spauracchio vero, il pericolo autentico, la minaccia contro cui lottiamo senza sosta, viene da destra. A noi non interessa quindi nulla di avere alleata, contro la minaccia del pericolo rosso, la borghesia capitalista: anche nella migliore delle ipotesi non sarebbe che un'alleata infida, che tenterebbe di farci servire i suoi scopi, come ha già fatto più di una volta con un certo successo. Sprecare parole per essa è perfettamente superfluo. Anzi, è dannoso, in quanto ci fa confondere, dagli autentici rivoluzionari di qualsiasi tinta, con gli uomini della reazione di cui usiamo talvolta il linguaggio|Benito Mussolini, Milano, 22 aprile 1945<ref>Il manuale delle guardie nere, Ed. reprint</ref>}}
Il Decreto del Duce n. 853 del [[20 dicembre]] [[1943]] costituisce la ''[[Confederazione Generale del Lavoro, della Tecnica e delle Arti]]'' (C.G.L.T.A.) come la base del sistema corporativo della RSI. Il suo scopo era di fare da contenitore organizzativo di tutte le singole corporazioni, rifondate sulla base delle nuove regole stabilite nel [[Congresso di Verona (1943)|Congresso di Verona]]. Secondo queste regole le corporazioni avrebbero rappresentato ognuna un settore produttivo secondo lo schema già esistente, e avrebbero rappresentato ogni ambito produttivo ed indirettamente ogni lavoratore secondo una logica [[Organicismo|organicistica]] in previsione della creazione della ''[[democrazia organica]]''.

== Stato Corporativo ==
La concezione dello Stato Corporativo risponde alla necessità di superare i limiti dello [[Stato Liberale]] e dello Stato Socialista. Lo Stato fondato sul corporativismo è di difficile attuazione nella sua forma più pura, in quanto rappresenta l’ideale stato della società civile in cui i governanti appartengono ad una categoria del tutto avulsa dalla produzione: non è la classe dirigente dello Stato liberale né di quello Socialista. La classe dirigente del sano Stato Corporativo è e '''deve''' essere ''super partes''. Se non fosse ''super partes'' si trasformerebbe nella cinghia di trasmissione degli interessi della classe dominante. Ciò implica l'impossibilità di attuare uno Stato pienamente corporativo in un contesto [[Democrazia|democratico]], in quanto la democrazia contempla insita in sè stessa pure lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

In Italia, solo Paese dove tale principio aveva trovato applicazione, il secondo conflitto mondiale infranse l'esperimento in una fase che era già cruciale a causa dell'isolamento internazionale provocate dalle [[Sanzioni economiche all'Italia fascista|sanzioni]] e dall' [[autarchia]].

== Le corporazioni durante il regime fascista ==
La legge del [[5 febbraio]] [[1934]] stabilì le 22 corporazioni:

* Cereali
* Orto-floro-frutticoltura
* Viti-vinicola e olearia
* Zootecnia e pesca
* Legno
* Tessile
* Abbigliamento
* [[Siderurgia]] e metallurgia
* Meccanica
* Chimica
* Combustibili liquidi e carburanti
* Carta e stampa
* Costruzioni edili
* Acqua, gas, ed elettricità
* Industrie estrattive
* Vetro e ceramica
* Comunicazioni interne
* Mare e aria
* Spettacolo
* Ospitalità
* Professioni e arti
* Previdenza e credito<ref>Marco Palla, ''Mussolini e il fascismo'', Collana ''XX secolo'', Giunti editore, pag. 74</ref>

== Voci correlate ==

* [[Ugo Spirito]]
* [[Sindacato]]
* [[Carta del Lavoro]]
* [[Fa.Sin.Pat.]] Fabbriche senza padrone
* [[Destra sociale]]
* [[Sinistra nazionale]]
* Sindacato [[CISNAL]]-[[Unione Generale del Lavoro|UGL]]
* Sindacato [[CULTA]] (Corporazione Unica del Lavoro, della Tecnica e delle Arti)
* [[Planismo]]

==Note==
<references />

==Bibliografia==

* Il comunista in camicia nera, Nicola Bombacci tra Lenin e Mussolini - Petacco Arrigo - Mondadori - 1997.
* Il Fascismo immenso e rosso - Giano Accame - Settimo Sigillo - 1990.
* Fascisti rossi - Paolo Buchignani - Mondadori - 1998.
* Il fascismo di sinistra. Da Piazza San Sepolcro al Congresso di Verona - L. L. Rimbotti - Settimo Sigillo - 1989.
* [[Realino Marra]], ''Aspetti dell’esperienza corporativa nel periodo fascista'', in «Annali della Facoltà di Giurisprudenza di Genova», XXIV-1.2, 1991-92, pp. 366-79.
* Ciao, rossa Salò. Il crepuscolo libertario e socializzatore di Mussolini ultimo - E. Landolfi - Edizioni dell'Oleandro - 1996.
* Claudio Schwarzenberg, ''Il sindacalismo fascista'', collana:problemi di storia. Mursia,Milano.1972
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===== Corporativismo fascista italiano e Chiesa cattolica =====
===== Corporativismo fascista italiano e Chiesa cattolica =====

Versione delle 11:09, 22 nov 2023

Schema dell'Ordinamento Corporativo dello Stato Fascista.

Il corporativismo, noto anche come corporatismo,[1] è una forma di organizzazione economica e/o politica della società sotto forma di gruppi di interesse noti come corporazioni distinti per settore.[2] Esso si fonda sull'interpretazione organicistica della società.[3]

Forme di organizzazione corporativa sono diffuse in varie ideologie, come la dottrina sociale cattolica, il fascismo, il liberalismo e il socialismo.

Il corporativismo è correlato al concetto sociologico di funzionalismo strutturale[4]. Il termine può anche riferirsi al trispartismo economico, fondato sulle negoziazioni fra gruppi di interesse imprenditoriali, di lavoratori e Stato per definire le politiche economiche[5].

Storia

Nascita della dottrina sociale cattolica

Lo stesso argomento in dettaglio: Dottrina sociale cattolica.

Nel 1881 papa Leone XIII commissionò a teologi e pensatori uno studio del corporativismo al fine di darne una definizione. Nel 1884, a Friburgo, la commissione dichiarò il corporativismo "un sistema di organizzazione sociale che ha come fondamento il raggruppamento degli uomini in comunità fondate sui loro interessi e sulle loro funzioni sociali. Tali gruppi, in quanto veri e propri organi di Stato, dirigono e coordinano il lavoro e il capitale per quanto riguarda l'interesse collettivo".

Idee e progetti corporativisti tra grande guerra e primo dopoguerra

Il corporativismo fascista

Italia fascista

«Chi dice lavoro, dice borghesia produttiva e classi lavoratrici delle città e dei campi. Non privilegi alla prima, non privilegi alle ultime ma tutela di tutti gli interessi che armonizzano con quelli della produzione e della nazione»

Nell'Italia del XX secolo, dopo essere stato rivitalizzato dall'enciclica Rerum Novarum, il corporativismo divenne una dottrina propria del Fascismo, codificata nella Carta del Lavoro del 1927. Il corporativismo regolò la vita economica e sindacale italiana del ventennio fascista, nel dichiarato intento del regime di creare una "terza via" per la risoluzione dei conflitti tra le classi sociali.

Cenno storico

Una volta consolidato il proprio controllo politico sul paese, il fascismo prende l'iniziativa anche in campo economico-sociale. Per dimostrare l'originalità del sistema fascista, egli propone, per i problemi economici, una soluzione che prevede di superare i modelli "antiquati" tanto del liberalismo quanto del socialismo marxista. La ricetta nuova, originale, che dovrebbe, tra l'altro, consentire di eliminare la lotta di classe con la sua conflittualità sociale e il danno che reca allo sviluppo economico, è il corporativismo: lavoratori e datori di lavoro saranno d'ora in poi associati all'interno di un' ampia gamma di corporazioni, corrispondenti alle varie attività economiche e controllate dal governo riunite nella "camera dei fasci e delle corporazioni". Nonostante l'origine sindacal-rivoluzionaria del Fascismo, e nonostante Filippo Corridoni, nel pamphlet "Sindacalismo e Repubblica" indichi nella socializzazione delle imprese l'obiettivo ultimo della nascente "Sinistra Nazionale" Mussolini si troverà in questo senso ingabbiato dall'opposizione a questo progetto da parte delle forze più conservatrici dello stato: monarchia, plutocrazia, massoneria, chiesa. [senza fonte]

Lo stato corporativo rappresenta in fondo, come si evince nella visione di Corradini e di Ugo Spirito, la Destra idealista di stampo Hegeliano: anche nel mondo delle attività commerciali e produttive viene cioè applicato il precetto mussoliniano secondo cui: l'individuo non esiste se non in quanto è nello Stato e subordinato alla necessità dello Stato. Spetta quindi allo Stato, per mezzo delle corporazioni, definire quale sia la giusta mercede invece di affidarsi al vecchio meccanismo della domanda e dell'offerta, scardinando completamente il liberismo economico (la "Corporazione Proprietaria", cioè l'azienda socializzata, decide i prezzi) e guidando l'economia ai superiori interessi dello Stato, senza per questo cadere nella burocratizzazione livellatrice del bolscevismo, utilizzando invece la tassazione come mezzo di pianificazione.

La costruzione del modello corporativista in Italia

Secondo Mussolini, il corporativismo "è la pietra angolare dello Stato fascista, anzi lo Stato fascista o è corporativo o non è fascista".[6]

Un'importante legge dell'aprile 1926 proibisce scioperi e serrate e istituisce una speciale magistratura del lavoro. Tre mesi più tardi, il 2 luglio, viene creato il nuovo ministero delle corporazioni. Le sue attribuzioni risultano piuttosto ampie: ad esso infatti non solo compete il controllo e la regolamentazione dei salari e delle condizioni del lavoro, ma l'alta direzione dell'intera economia nazionale. Lo stesso Mussolini nel dicembre del 1926 si dichiara convinto di poter realizzare, attraverso il meccanismo corporativo, la vera e propria coscrizione, l'arruolamento civile ed economico di tutti gli italiani.

Nell' aprile del 1927 viene pubblicata la Carta del lavoro, salutata come il documento fondamentale della rivoluzione fascista. Secondo il suo autore principale Giuseppe Bottai, grazie a questa carta l'Italia si trova ad essere il paese più avanzato del mondo nel campo della legislazione del lavoro. Infatti viene istituito il tribunale del lavoro, che giudica dei conflitti fra capitale e lavoro al di fuori delle rivendicazioni violente di entrambe le parti in base al principio che, se non ci si può fare giustizia da soli in campo civile e penale, questo sarà vietato anche sul luogo di lavoro (no a scioperi e serrate, già ribadito in precedenza).

A questo si aggiunge l'imponente legislazione sociale del fascismo, di cui ricordiamo, per completezza, solo alcuni provvedimenti molto importanti: Tutela lavoro donne e fanciulli - (R.D. 653/1923); Maternità e infanzia - (R.D. 2277/1923); Assistenza ospedaliera per i poveri - (R.D. 2841/1923); Assicurazione contro la disoccupazione - (R.D. 3158/1923); Assicurazione invalidità e vecchiaia - (R.D. 3184/1923); Riforma “Gentile” della scuola - (R.D. 2123/1923); Assistenza illegittimi e abbandonati - (R.D. 798/1927); Assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi - (R.D. 2055/1927); Esenzioni tributarie famiglie numerose - (R.D. 312/1928); Assicurazione obbligatoria contro malattie professionali - (R.D. 928/1929); Opera nazionale orfani di guerra - (R.D. 1397/1929); Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro I.N.A.I.L. - (R.D. 264/1933); Istituzione libretto di lavoro - (R.D. 112/1935); Istituto nazionale per la previdenza sociale I.N.P.S. - (R.D. 1827/1935); Riduzione settimana lavorativa a 40 ore - (R.D. 1768/1937); Ente comunale di assistenza E.C.A. - (R.D. 847/1937); Assegni familiari - (R.D. 1048/1937); Casse rurali ed artigiane - (R.D. 1706/1937); Tessera sanitaria per addetti servizi domestici - (R.D. 1239 23/06/1939); Istituto nazionale per le assicurazioni contro le malattie I.N.A.M. - (R.D. 318/1943)...

«I nostri programmi sono decisamente rivoluzionari le nostre idee appartengono a quelle che in regime democratico si chiamerebbero "di sinistra"; le nostre istituzioni sono conseguenza diretta dei nostri programmi; il nostro ideale è lo Stato del Lavoro. Su ciò non può esserci dubbio: noi siamo i proletari in lotta, per la vita e per la morte, contro il capitalismo. Siamo i rivoluzionari alla ricerca di un ordine nuovo. Se questo è vero, rivolgersi alla borghesia agitando il pericolo rosso è un assurdo. Lo spauracchio vero, il pericolo autentico, la minaccia contro cui lottiamo senza sosta, viene da destra. A noi non interessa quindi nulla di avere alleata, contro la minaccia del pericolo rosso, la borghesia capitalista: anche nella migliore delle ipotesi non sarebbe che un'alleata infida, che tenterebbe di farci servire i suoi scopi, come ha già fatto più di una volta con un certo successo. Sprecare parole per essa è perfettamente superfluo. Anzi, è dannoso, in quanto ci fa confondere, dagli autentici rivoluzionari di qualsiasi tinta, con gli uomini della reazione di cui usiamo talvolta il linguaggio»

Il Decreto del Duce n. 853 del 20 dicembre 1943 costituisce la Confederazione Generale del Lavoro, della Tecnica e delle Arti (C.G.L.T.A.) come la base del sistema corporativo della RSI. Il suo scopo era di fare da contenitore organizzativo di tutte le singole corporazioni, rifondate sulla base delle nuove regole stabilite nel Congresso di Verona. Secondo queste regole le corporazioni avrebbero rappresentato ognuna un settore produttivo secondo lo schema già esistente, e avrebbero rappresentato ogni ambito produttivo ed indirettamente ogni lavoratore secondo una logica organicistica in previsione della creazione della democrazia organica.

Stato Corporativo

La concezione dello Stato Corporativo risponde alla necessità di superare i limiti dello Stato Liberale e dello Stato Socialista. Lo Stato fondato sul corporativismo è di difficile attuazione nella sua forma più pura, in quanto rappresenta l’ideale stato della società civile in cui i governanti appartengono ad una categoria del tutto avulsa dalla produzione: non è la classe dirigente dello Stato liberale né di quello Socialista. La classe dirigente del sano Stato Corporativo è e deve essere super partes. Se non fosse super partes si trasformerebbe nella cinghia di trasmissione degli interessi della classe dominante. Ciò implica l'impossibilità di attuare uno Stato pienamente corporativo in un contesto democratico, in quanto la democrazia contempla insita in sè stessa pure lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

In Italia, solo Paese dove tale principio aveva trovato applicazione, il secondo conflitto mondiale infranse l'esperimento in una fase che era già cruciale a causa dell'isolamento internazionale provocate dalle sanzioni e dall' autarchia.

Le corporazioni durante il regime fascista

La legge del 5 febbraio 1934 stabilì le 22 corporazioni:

  • Cereali
  • Orto-floro-frutticoltura
  • Viti-vinicola e olearia
  • Zootecnia e pesca
  • Legno
  • Tessile
  • Abbigliamento
  • Siderurgia e metallurgia
  • Meccanica
  • Chimica
  • Combustibili liquidi e carburanti
  • Carta e stampa
  • Costruzioni edili
  • Acqua, gas, ed elettricità
  • Industrie estrattive
  • Vetro e ceramica
  • Comunicazioni interne
  • Mare e aria
  • Spettacolo
  • Ospitalità
  • Professioni e arti
  • Previdenza e credito[8]

Voci correlate

Note

  1. ^ Il manuale delle guardie nere, Ed. reprint
  2. ^ Marco Palla, Mussolini e il fascismo, Collana XX secolo, Giunti editore, pag. 74
  3. ^ Wiarda, Howard J., pp. 27.
  4. ^ Adler, Franklin Hugh. Italian Industrialists from Liberalism to Fascism: The Political Development of the Industrial Bourgeoisie, 1906–34. Pp. 349
  5. ^ Hans Slomp. European politics into the twenty-first century: integration and division. Westport, Connecticut, USA: Praeger Publishers, 2000. Pp. 81
  6. ^ Dal discorso del 1º ottobre 1930 in Valentino Piccoli, Carlo Ravasio, Scritti e discorsi di Benito Mussolini, Hoepli, Milano, 1934
  7. ^ Il manuale delle guardie nere, Ed. reprint
  8. ^ Marco Palla, Mussolini e il fascismo, Collana XX secolo, Giunti editore, pag. 74

Bibliografia

  • Il comunista in camicia nera, Nicola Bombacci tra Lenin e Mussolini - Petacco Arrigo - Mondadori - 1997.
  • Il Fascismo immenso e rosso - Giano Accame - Settimo Sigillo - 1990.
  • Fascisti rossi - Paolo Buchignani - Mondadori - 1998.
  • Il fascismo di sinistra. Da Piazza San Sepolcro al Congresso di Verona - L. L. Rimbotti - Settimo Sigillo - 1989.
  • Realino Marra, Aspetti dell’esperienza corporativa nel periodo fascista, in «Annali della Facoltà di Giurisprudenza di Genova», XXIV-1.2, 1991-92, pp. 366-79.
  • Ciao, rossa Salò. Il crepuscolo libertario e socializzatore di Mussolini ultimo - E. Landolfi - Edizioni dell'Oleandro - 1996.
  • Claudio Schwarzenberg, Il sindacalismo fascista, collana:problemi di storia. Mursia,Milano.1972
Corporativismo fascista italiano e Chiesa cattolica

La Spagna di Primo de Rivera

Portogallo

La Spagna di Franco

Francia di Vichy

Note


Bibliografia

Scritti di teorici del corporativismo

  • Agatino Amantia, Principii di economia politica generale e corporativa, vol. 1, Catania, Studio Editoriale Moderno, 1925.
  • Agatino Amantia, Principii di economia politica generale e corporativa, vol. 2, Catania, Studio Editoriale Moderno, 1927.

Saggi

  • Matteo Pasetti, L'Europa corporativa. Una storia transnazionale tra le due guerre mondiali Copertina flessibile, Bononia University Press, 2016, ISBN 9788869231407.
  • Alessio Gagliardi, Il corporativismo fascista, Laterza, 2010, ISBN 978-8842091196.

Voci correlate

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