Sosibio Lacone
Sosibio Lacone, noto anche come Sosibio di Sparta (in greco antico: Σωσίβιος?, Sōsíbios; Sparta, ... – ...; fl. tra 250 a.C. e 150 a.C.[1][2]), è stato un grammatico greco antico, autore di varie opere relative a Sparta, di cui restano alcuni frammenti.
L'epoca in cui è vissuto può essere determinata in maniera indiretta: il terminus post quem è costituito dalla composizione delle Olimpioniche di Timeo di Tauromenio (morto nel 264 a.C., tuttavia verosimilmente quest'opera fu composta alquanto prima), certamente usate da Sosibio; il terminus ante quem è costituito dall'attività di Apollodoro di Atene (circa 180-120 a.C.), che utilizzò ampiamente l'opera di Sosibio su Alcmane; si può inoltre supporre che Sosibio conoscesse anche le opere di Eratostene (morto verso il 215 a.C.).[1][2]
Identificazione con grammatici omonimi
[modifica | modifica wikitesto]La Suda[3] parla di un Sosibio Λάκων, γραμματικὸς τῶν ἐπιλυτικῶν καλουμένων ("Lacone, grammatico, uno di quelli chiamati epilitici"); erano detti "litici" o "epilitici" (λυτικοί o ἐπιλυτικοί, "che risolvono difficoltà") gli autori che si adoperavano per risolvere incongruenze di vario tipo nei poemi omerici,[4] in opposizione agli "enstatici" (ἐνστατικοί, "che pongono difficoltà"), gli autori che invece si adoperavano per trovare queste incongruenze.[5]
L'identificazione tra questo grammatico "litico" e il grammatico di Sparta, già confutata nel 1902 da Kurt Wachsmuth (secondo il quale la Suda ricavava le sue informazioni sul grammatico "litico" unicamente da Ateneo, che li teneva accuratamente distinti),[2] è stata respinta anche da Felix Jacoby per varie ragioni: la frequenza del nome Sosibio; la differente attività attribuita ai due grammatici; il fatto che il primo sia vissuto ad Alessandria, il secondo a Sparta; il primo risulta sia vissuto all'epoca di Tolomeo Filadelfo (285-246 a.C.), mentre il secondo, in base alla ricostruzione di Jacoby, tra 250 a.C. e il 150 a.C., e tendenzialmente nella seconda metà di questo periodo piuttosto che nella prima.[1]
Viene respinta anche l'identificazione col Sosibio al quale Callimaco dedicò un epinicio in forma elegiaca (Σωσιβίου νίκη, "La vittoria di Sosibio"): la scoperta di una parte del testo, tramandata su un papiro (POxy 1793 = fr. 60 Pfeiffer), ha mostrato che la vittoria celebrata non era stata conseguita in un agone letterario.[2]
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Sosibio Lacone viene citato come autore di varie opere:
- un Περὶ χρόνων ("Sulle epoche"), citato anche col titolo Χρονῶν ἀναγραφή ("Descrizione delle epoche"), un'opera cronografica di cui restano tre frammenti, due dei quali relativi a Sparta;[1] quest'opera doveva basarsi sulle liste dei re di Sparta, la cui scansione cronologica risultava essere di 14-15 anni più breve rispetto a quelle di Eratostene e di Castore;[6]
- un Περὶ τῶν Μιμηλῶν ἐν Λακωνικῇ ("Sui mimi in Laconia"), menzionato solo dalla Suda;[1]
- un Περὶ τῶν ἐν Λακεδαίμονι θυσιῶν ("Sui sacrifici a Sparta"), verosimilmente una delle sue opere principali;[1]
- un Περὶ ἐθῶν ("Sui costumi"), il cui titolo completo secondo Jacoby doveva contenere l'indicazione ἐν Λακεδαίμονι ("a Sparta");[1]
- un Περὶ Ἀλκμᾶνος ("Su Alcmane") in almeno III libri, verosimilmente una delle sue opere principali; fu utilizzato ampiamente da Apollodoro di Atene; esisteva un'opera omonima di Filocoro, anch'essa perduta;[1]
- delle Ὁμοιότητες ("Paragoni"), attribuitegli con buona certezza da Jacoby.[1]
Jacoby sottolinea la totale assenza, tra questi titoli, di opere storiche in senso proprio ("un libro cronografico non rende nessuno uno storico") e di opere politiche, e il fatto che anche per questioni topografiche e archeologiche Polemone di Ilio sia citato più frequentemente di Sosibio induce Jacoby a ritenere quest'ultimo un grammatico "nel senso più stretto". Tuttavia, Jacoby lo loda in quanto grammatico per aver fatto buon uso del materiale a lui disponibile e ritiene, sulla base dei pochi frammenti disponibili, che abbia fatto "un lavoro sobrio e ben informato".[1]
Tuttavia, vista la scarsità del materiale superstite, "non si può sopravvalutare né Sosibio stesso né la sua influenza". Senza dubbio viene citato relativamente spesso da Ateneo e fu ampiamente usato dai lessicografi, soprattutto Esichio, per le glosse laconiche, mentre secondo Jacoby la generale convinzione (condivisa, tra gli altri, da Arnaldo Momigliano[6]) che sia stato usato come fonte da Pausania per il III libro della sua Periegesi della Grecia, dedicato alla Laconia, sarebbe "infondata".[1]
Edizioni
[modifica | modifica wikitesto]- (DE, GRC) Felix Jacoby, Sosibios der Lakone (595), in Die Fragmente der griechischen Historiker, Berlino, Weidmann, 1923-1958.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k FGrHist.
- ^ a b c d LGGA.
- ^ Suda, s.v. Σωσίβιος.
- ^ lìtici, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ enstàtici, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ a b Enciclopedia Italiana.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti secondarie
- Arnaldo Momigliano, SOSIBIO Lacone, in Enciclopedia Italiana, I Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1938.
- Lara Pagani, Sosibius [2] Lacon, in Lexicon of Greek Grammarians of Antiquity. URL consultato il 4 ottobre 2019.
- (EN) William Smith (a cura di), Sosibius, in Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1870.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sosìbio Lacone, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 399165 · CERL cnp00285835 · GND (DE) 102406332 |
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