Seconda apologia
Seconda Apologia | |
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Autore | Giustino (filosofo) |
Periodo | II secolo |
Genere | trattato |
Sottogenere | trattato di apologetica cristiana |
Lingua originale | greco antico |
Preceduto da | Prima apologia |
Seguito da | Dialogo con Trifone |
La Seconda apologia è un'opera di apologetica cristiana scritta in greco antico da san Giustino martire intorno al 155. Dal momento che inizia senza alcun preambolo, gli studiosi ritengono che essa sia un'aggiunta o la conclusione della Prima apologia.
Testimoni
[modifica | modifica wikitesto]Le tre opere riconosciute come autentiche di Giustino (Prima e Seconda Apologia, e Dialogo con Trifone) si trovano in un unico manoscritto in lingua greca, realizzato nel 1364.[senza fonte]
Datazione
[modifica | modifica wikitesto]Alcuni studiosi come Karl Hubik[1] e Gustave Bardy[2] ritengono che si tratti di un'altra apologia, probabilmente quella menzionata da Eusebio di Cesarea[3] e che sarebbe stata scritta in risposta ad un nuovo attacco di Frontone intorno all'anno 160. Pertanto, sarebbe databile tra il 161 e il 165.[4]
Come altre opere dello stesso genere letterario, l'apologia si conclude con la richiesta di porre fine alla persecuzione dei cristiani.
Scopo dell'opera
[modifica | modifica wikitesto]Il motivo della redazione del testo è data dalla condanna a morte di tre cristiani che erano stati denunciati al prefetto Lolio Urbico e che erano stati decapitati dopo aver ammesso la propria fede. Giustino cerca di esporre le vere ragioni dietro le recenti persecuzioni dei cristiani sotto Urbico[5] I e l'assoluta irrazionalità delle calunnie propagandistiche diffuse contro i cristiani.
Contenuto
[modifica | modifica wikitesto]Persecuzione dei cristiani sotto Urbico
[modifica | modifica wikitesto]Giustino racconta la storia di una donna che si rifiutò di conformarsi alle pratiche immorali del marito dopo essersi convertita al cristianesimo ascoltando gli insegnamenti di Gesù. Ella desiderava divorziare poiché i disaccordi erano gravi, ma, essendo scoraggiata a farlo, continuò quella relazione fino al giorno in cui era divenuta eticamente. Quando sottoscrisse la lettera di divorzio, il marito si vendicò portando le accuse contro di lei al cospetto dell'imperatore. Allorché non gli fu più possibile fare nulla contro di lei, si rivoltò contro i capi cristiani che il prefetto Urbico iniziò a perseguitare duramente.
Potere dei demoni sul mondo
[modifica | modifica wikitesto]Secondo Giustino, sono gli angeli caduti e i demoni coloro che incoraggiano tale odio e male contro il popolo di Dio, il popolo che riunisce quanti conoscono il Figlio di Dio e hanno risposto con fede alla sua parola.
Giustino attribuisce le persecuzioni al potere dei demoni, pur trovando al loro interno uno strumento di cui Dio si serve per condurre a Sé i suoi fedeli verso la virtù e il premio, e mostrare agli altri la superiorità del cristianesimo sui culti pagani. Questi demoni sono quegli spiriti nati dall'unione degli angeli caduti con le donne del genere umano prima del Diluvio universale e che, secondo la Bibbia, andarono distrutte con quest'ultimo (v. nephilim). Essi odiano tutti coloro in cui dimora la Parola di Dio (come Eraclito e Musonio), e tengono gli umani in schiavitù mediante le arti magiche, le libagioni e altri sistemi intimidatori. Sono esorcizzati dai cristiani nel Nome di Gesù.
Apologia contro la propaganda anticristiana
[modifica | modifica wikitesto]I cristiani venivano accusati di cannibalismo (in particolare nel rito eucaristico) e di immoralità sessuale. Giustino replica che la fedeltà a Cristo di fronte alla morte dimostra che i cristiani non sono dei cercatori di piacere. Al contrario, erano gli accusatori ad avere un sistema religioso in cui i nobili sacrificavano degli esseri umani a dèi come Saturno e in cui l'immoralità sessuale era apertamente praticata senza pudore.
A quanti obbiettavano che i cristiani che confessavano in tutta la tranquillità la loro religione, pur sapendo che sarebbero stati giustiziati, avrebbero potuto suicidarsi, l'autore ribatte che il suicidio è un peccato mortale contrario alla volontà di Dio.
Appello finale
[modifica | modifica wikitesto]Descrivendo i cristiani come coloro che amano Dio e la Sua Parola, l'autore rivolge un appello affinché il mondo non sia superstizioso nei loro confronti, giudicando giustamente "in un modo consono alla pietà e alla filosofia" quelle dottrine che sono più elevate di tutta la filosofia umana.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Cfr. Die Apologien des hl. Justinus des Philosophen und Märtyrers, Vienna, 1912.
- ^ Cfr. Storia della letteratura cristiana antica greca: storia letteraria, letteratura critica e approfondimenti tematici, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano 1996.
- ^ Cfr. Historia Ecclesiastica 4, 18.
- ^ La datazione è stata mesa in dubbio da alcui studiosi poiché Urbico fu prefetto della città dal 144 al 160
- ^ The First Apology, The Second Apology, Dialogue with Trypho, Exhortation to the Greeks, Discourse to the Greeks, The Monarchy of the Rule of God (Fathers of the Church Patristic Series), traduzione di Thomas B. Falls, Washington D.C., Catholic University of America Press, 2008, p. 115, ISBN 978-0813215525.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Francesco Barbaro, Apologia seconda di S. Giustino filosofo e martire in favor de' Cristiani al Senato romano traduzione dal greco nell'italiano pubblicata in occasione che mette fine alla sua quaresimale predicazione l'anno 1814. nella cattedrale di Trevigi il reverendissimo signor arciprete D. Francesco Barbaro dedicata a s. e. Bernardino Marini, su archive.org, 1812.
- Seconda Apologia, su scrutatio.it.
- Seconda Apologia (PDF), su Associazione Nuova Citeaux.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 200804861 · GND (DE) 4362296-3 |
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