Sao (astronomia)
Sao (Nettuno XI) | |
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Satellite di | Nettuno |
Scoperta | 14 agosto 2002 |
Scopritori | Matthew Holman et al. |
Parametri orbitali | |
(all'epoca J2000) | |
Semiasse maggiore | 22 422 000 km 0,1499 UA[1] |
Periodo orbitale | 2914,07 giorni (7,9785 anni) |
Inclinazione orbitale | 48,511° |
Inclinazione rispetto all'equat. di Nettuno | 65,22° |
Eccentricità | 0,2931 |
Dati fisici | |
Diametro equat. | 48 km |
Massa | 9,0 × 1016 kg
|
Densità media | 1,5 × 103 kg/m³ |
Acceleraz. di gravità in superficie | 0,010 m/s² |
Periodo di rotazione | sconosciuto |
Pressione atm. | nulla |
Albedo | 0,16 |
Sao, o Nettuno XI, è un satellite minore di Nettuno, scoperto il 14 agosto 2002[2][3] da un gruppo di ricerca guidato da Matthew Holman e composto da John Kavelaars, Tommy Grav, Wesley Fraser e Dan Milisavljevic.[4] Nella stessa occasione furono scoperti anche altri due satelliti, Alimede e Laomedea.
Assegnazione del nome[modifica | modifica wikitesto]

Al momento della scoperta fu chiamato con la designazione provvisoria di S/2002 N 2. Il suo nome, promulgato dall'Unione Astronomica Internazionale il 29 gennaio 2007, richiama quello di Sao (dal greco Σαώ), una Nereide secondo la mitologia greca, da cui sono tratti anche i nomi di altri satelliti esterni di Nettuno.
Parametri orbitali[modifica | modifica wikitesto]
Orbita intorno a Nettuno ad una distanza di circa 22,4 milioni di chilometri, con un'orbita caratterizzata da una notevole inclinazione, ma una modesta eccentricità in confronto agli altri satelliti irregolari di Nettuno. Nel diagramma che riporta le orbite dei satelliti irregolari del pianeta, i satelliti al di sopra dell'asse orizzontale hanno moto progrado, mentre quelli al do sotto hanno moto retrogrado. I segmenti gialli si estendono dal pericentro all'apocentro mettendo così in evidenza l'eccentricità.
Il satellite è in risonanza di Kozai, vale a dire che l'eccentricità e l'inclinazione sono accoppiate tra loro in modo che l'inclinazione dell'orbita aumenta al diminuire dell'eccentricità e viceversa.[4]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ R. A. Jacobson, NEP078 – JPL satellite ephemeris, su Planetary Satellite Mean Orbital Parameters, 2008. URL consultato il 23 settembre 2009.
- ^ JPL, Planetary Satellite Discovery Circumstances, su ssd.jpl.nasa.gov, Jet Propulsion Laboratory, 21 luglio 2011. URL consultato il 24 ottobre 2011.
- ^ Daniel W. E. Green, Satellites of Neptune, in IAU Circular, vol. 8047, 13 gennaio 2003. URL consultato il 24 ottobre 2011.
- ^ a b Holman, M. J.; Kavelaars, J. J.; Grav, T. et al. (2004). Discovery of five irregular moons of Neptune, https://www.cfa.harvard.edu/~mholman/nature_final.pdf. Nature, 430, (7002): 865–867. Bibcode http://adsabs.harvard.edu/abs/2004Natur.430..865H. https://dx.doi.org/10.1038%2Fnature02832. PMID 15318214
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Effemeridi, da MPC., su minorplanetcenter.net.
- Parametri orbitali, da JPL., su ssd.jpl.nasa.gov.
- MPEC 2003-A75 Effemeridi, 13 gennaio 2003
- David Jewitt page, su ifa.hawaii.edu.