Salvo d'Antonio

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Madonna tra santi di Salvo d'Antonio

Salvo D'Antonio, o Giovanni Salvo de Antonio (XV secolo (post 1461) – Messina, XVI secolo (ante 1526)), è stato un pittore italiano.

Nato dopo il 1461, fu figlio di Giordano, fratello di Antonello da Messina, ed anch'esso impiegato nella bottega del grande artista messinese. Dunque probabilmente Salvo si formò nella cerchia degli eredi di Antonello, nella bottega lasciata in eredità dallo zio al figlio Iacobello, dove lavoravano anche i cugini Antonello e Pietro di Saliba. Tra i continuatori di Antonello, Salvo d'Antonio emerge per una cultura aggiornata e per la qualità pittorica. Personalità poco nota, di cui le notizie biografiche sono molto carenti, tanto per lungo tempo era conosciuta un'unica opera: la scomparsa Dormitio Virginis del duomo di Messina.[1] Si pensa abbia potuto arricchire l'influsso di Antonello con la conoscenza della pittura di Melozzo da Forlì e Berruguete[2] e con quella dei pittori ferraresi, forse con viaggi nell'Italia centro settentrionale, fino a Venezia.

L'attività autonoma è documentata dal 1493, quando ricevette la commissione per un Sant'Antonio a Tortorici. La sua attività si svolse a Messina e dintorni. La sua produzione è di qualità molto discontinua alternando opere di modesta fattura di bottega con altre di gran valore.[3] L'elenco delle opere attribuite si è arricchito a seguito di studi negli scorsi decenni che ne hanno messo in luce il ruolo di primo piano nell'ambiente artistico messinese tra i due secoli.[4]

Il suo stile rimase superato dalle novità portate a Messina dai pittori manieristi Cesare da Sesto. Morì tra il 1522 ed il 1526.[4]

Catania e provincia

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  • 1502, Croce dipinta, opera presente nella chiesa di San Filippo di Calatabiano.

Messina e provincia

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Siracusa e provincia

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Altre località

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  1. ^ F. Susinno, Le vite dei pittori messinesi, 1724
  2. ^ F. Sricchia Santoro, voce De Antonio, Salvo (Giovanni Salvo), in "Dizionario Biografico degli Italiani"
  3. ^ Francesco Abbate, Storia dell'arte nell'Italia meridionale: Il Cinquecento, 2001, ISBN 8879896539
  4. ^ a b F. Sricchia Santoro, op. cit.
  5. ^ Pagina 94, Giuseppe La Farina, "Messina ed i suoi monumenti" [1], Messina, Stamperia di G. Fiumara, 1840.

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