Sacerdote con canopo osiriaco (SCA 449)

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Sacerdote con canopo osiriaco (SCA 449)
Autoresconosciuto
DataIII secolo d.C.
Materialegranodiorite
Altezza122 cm
UbicazioneMuseo Nazionale di Alessandria, Alessandria d'Egitto

La statua di sacerdote recante un vaso canopo osiriaco (SCA 449) è un'antica statua egizia d'epoca romana, in granodiorite, raffigurante un giovane sacerdote strettamente avvolto in un mantello intento a sorreggere, premendoselo contro la guancia, e con le mani coperte dal manto, un vaso dalla testa umana comunemente identificato con un vaso canopo del dio egizio Osiride[1].

Il reperto fu scoperto sul lido sud-occidentale dell'isola sommersa di Antirodi, nel corso degli scavi effettuati tra il 1996 e il 2003 dall'archeologo subacqueo Franck Goddio sul fondale marino al largo di Alessandria d'Egitto, insieme a centinaia d'altri reperti di varia natura (statue, monete, stele, vasellame e altro)[2][3][4][5].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di un motivo iconografico raro in territorio egiziano e, paradossalmente, ben più comune al di fuori del Paese, per esempio nei monumenti egizi/egittizzanti in Italia[6]: le statue immediatamente confrontabili sono le due in diorite, alte 136 e 138 centimetri, scoperte a Benevento e provenienti dall'importante Tempio di Iside edificato nella città sotto Domiziano (8196 d.C.): risalenti all'epoca di Adriano (117138), ciascuna raffigurante un sacerdote in cammino, avvolto in un ampio mantello che gli copre le mani con cui stringe a sé un vaso decorato con il disco solare e gli urei faraonici[6]. Ancora, cortei di sacerdoti recanti canopi osiriaci fra le mani velate sono apprezzabili nell'Iseo campense a Roma[6].

Vaso[modifica | modifica wikitesto]

Un vaso sormontato da testa umana e/o divina era il più comune idolo del dio locale di Canopo (l'attuale Abukir, l'egizia Peguti), Osiride, come riferisce lo scrittore cristiano del IV secolo Tirannio Rufino: l'antiquariato del XVIII secolo estese i termini "canopo, canopico" a tutti i vasi egizi dai coperchi a forma di teste in cui gli antichi imbalsamatori egizi riponevano gli organi interni dei defunti mummificati; il termine, pur inappropriato, non fu mai sostituito[6]. Si tratterebbe quindi di una statua raffigurante un giovane sacerdote che trasporta l'idolo del dio durante una processione o una liturgia[6].

Sacerdote[modifica | modifica wikitesto]

Il volto del sacerdote è giovanile e la sua testa, vista posteriormente, da destra e da sinistra, sembra completamente rasata: è noto infatti che a tutti i sacerdoti della religione egizia, anche nei templi diffusi nel mondo greco-romano, era richiesta l'accurata rasatura del capo e del viso[6]. La visionare frontale, invece, permette di vedere un profondo solco che attraversa la fronte ma non le tempie: non si può quindi trattare di una fascia, quanto di una ruga simboleggiante la gravità della carica sacerdotale e non l'età matura del soggetto, il cui aspetto è chiaramente giovanile[6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Goddio 2009, pp. 135–9, 322.
  2. ^ Goddio 2009.
  3. ^ (EN) Franck Goddio - Underwater Archaeologist, FRANCK GODDIO Homepage, su franckgoddio.org. URL consultato il 26 giugno 2017.
  4. ^ (EN) Andrew Lawler, Raising Alexandria, in Smithsonian. URL consultato il 26 giugno 2017.
  5. ^ IEASM Institut Européen d’Archéologie Sous-Marine, Franck Goddio - Archéologue sous-marin, IEASM | Archaeological sites, su ieasm.org. URL consultato il 27 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2016).
  6. ^ a b c d e f g Goddio 2009, p. 136.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franck Goddio, David Fabre (a cura di), Egitto. Tesori sommersi, Torino-Londra-Venezia-New York, Allemandi & C., 2009, ISBN 978-88-422-1729-9.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]