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Restauro architettonico

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Il restauro architettonico può essere definito come la disciplina dell'architettura volta a garantire la conservazione di un'opera di Architettura, per valorizzarla e consentirne il riuso, tenendo in debito conto le sue valenze storiche. Si compone di una fase di analisi storica volta a ricostruire la storia del monumento, analisi delle tecniche costruttive, analisi del degrado e progetto di restauro vero e proprio, che consiste anche nell'individuazione della destinazione d'uso dell'edificio, che in casi particolari può differire da quella per il quale l'edificio è stato realizzato.

Le tendenze metodologiche riguardo al restauro architettonico sono varie e vanno a porsi tra le due posizioni teoriche estreme: una che mira alla conservazione assoluta dell'edificio storico nella situazione in cui si trova e l'altra che giunge a legittimare ricostruzioni anche consistenti dell'opera architettonica com'era e dov'era.

Gli sviluppi attuali prevalenti sono per una conservazione della materia esistente, compatibilmente con le esigenze di carattere strutturale ma anche di conservazione o ripristino dell'immagine storica, sempre ricercando un riuso compatibile degli edifici, anche attraverso la realizzazioni di nuove parti architettoniche. Solo il riuso, infatti, garantisce una cura e manutenzione costante dell'opera nel tempo.

Principi del restauro architettonico

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Tra i concetti principali del restauro architettonico si annoverano la ricerca di destinazioni d'uso per gli edifici storici compatibili senza stravolgimenti della consistenza e del significato originario dei manufatti, l'uso di materiali e tecniche costruttive originali per garantire la continuità formale con le parti più antiche. Inoltre è necessario porre attenzione agli aspetti strutturali, alla compatibilità dei materiali a livello chimico e fisico. Aspetto ritenuto importante è la reversibilità degli interventi di restauro e garantire la riconoscibilità e la leggibilità delle parti originali.[1]

Riferimenti metodologici

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  • Conferenza Internazionale di Atene, Carta di Atene (1931)
  • Consiglio Superiore Per Le Antichità e Belle Arti. Norme per il restauro dei monumenti, Carta italiana del restauro (1932)
  • Carta di Venezia (1964)
  • Carta Italiana del Restauro (1972)
  • Raccomandazioni per gli interventi sul patrimonio monumentale a tipologia specialistica in zone sismiche (1986).

Importante il contributo dato da Cesare Brandi con il suo Teoria del restauro nel 1977.

La carta del restauro di Atene

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Il primo atto internazionale sul restauro è la carta del restauro di Atene, alla quale aderirono sia i conservatori che i restauratori. Eccone i punti principali:

  • evitare restituzioni integrali dell'opera;
  • favorire l'anastilosi;
  • favorire l'uso di materiali e tecnologie innovative, purché dissimulati per non alterare l'immagine dell'opera d'arte;
  • diffondere la cooperazione tra conservatori e ricerca scientifica;
  • rispettare dell'opera del passato, senza proscrivere lo stile di alcuna epoca;
  • riconoscere l'entità della città e dell'ambiente urbano;
  • sviluppare la conoscenza del patrimonio, pubblicando un "inventario dei monumenti storici"
  • introdurre il concetto di internazionalità del patrimonio culturale.
  1. ^ Manieri Elia, pp. 64-72
  • Giovanni Manieri Elia, Metodo e tecniche del restauro architettonico, Roma, Carocci, 2010, ISBN 978-88-4305-287-5.

Collegamenti esterni

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