Residenza sanitaria assistenziale

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Le residenze sanitarie assistenziali, sigla RSA, introdotte in Italia a metà degli anni novanta, sono strutture non ospedaliere, ma comunque a impronta sanitaria, che ospitano per un periodo variabile da poche settimane al tempo indeterminato persone non autosufficienti, che non possono essere assistite in casa e che necessitano di specifiche cure mediche di più specialisti e di una articolata assistenza sanitaria.

Caratteristiche

Si distinguono dagli ospedali e dalle case di cura, rivolti ai pazienti sofferenti di una patologia acuta, e dalle case di riposo, destinate agli anziani almeno parzialmente autosufficienti.

Disciplina normativa

Le RSA sono gestite da enti pubblici o privati che offrono ospitalità, prestazioni sanitarie e assistenziali, aiuto nel recupero funzionale e nell'inserimento sociale e prevenzione delle principali patologie croniche. Tipicamente, in una RSA vengono garantite: l'assistenza medica e infermieristica, l'assistenza riabilitativa, l'aiuto per lo svolgimento delle attività quotidiane, l'attività di animazione e socializzazione, le prestazioni alberghiere, di ristorante, di lavanderia, di pulizia.

Per richiederne l'accesso, è necessario rivolgersi alla ASL territorialmente competente o al servizio sociale del comune di residenza, per avere riconosciuta la condizione di non autosufficienza.

Le spese, stabilite dagli enti che gestiscono le residenze sanitarie assistenziali in accordi con il comune, sono in parte a carico del Servizio sanitario nazionale, in parte a carico del comune e in parte a carico dell'utente.

La quinta sezione del Consiglio di Stato, con la sentenza n° 1607 del 15 febbraio 2011, depositata il 17 marzo 2011, ha riaffermato il principio secondo il quale per le persone con grave disabilità, ai sensi dell'art. 3 comma 3 L. n° 104/92, e per gli anziani ultrasessantacinquenni non autosufficienti accertati dalle ASL, per la fruizione di servizi domiciliari, diurni o residenziali in percorsi sociosanitari, la contribuzione ai costi deve avvenire sulla base del solo ISEE personale e non familiare.

Controversie

Durante l'epidemia di COVID-19 in Italia, sono finite al centro di inchieste giudiziarie molte delle RSA per non aver rispettato i protocolli di sicurezza e aver causato l'esplosione di grossi focolai di contagio, nonché la conseguente morte di un numero di anziani pari a circa 6.000-7.000 in un arco temporale di due mesi[1], e in alcuni casi portando al sequestro di alcune delle suddette.[2][3]

Voci correlate

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