Raffaele Licinio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Raffaele Licinio (Bari, 1º febbraio 1945Foggia, 4 febbraio 2018) è stato uno storico italiano, studioso del Medioevo, tra i più autorevoli nel campo della ricerca sul Mezzogiorno medievale[1][2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato nel 1945 a Ceglie del Campo, oggi quartiere di Bari, da famiglia paterna originaria di Bitonto (città cui rimase fortemente legato), ha studiato Lettere e Filosofia presso l'Università di Bari, dove, da studente, ha avuto come professore e punto di riferimento, tra gli altri, il grande medievista Giosuè Musca. Si è laureato nella stessa università nel 1970 con il massimo dei voti, diventando assistente ordinario di Storia medievale nel 1974[3]. Nel 1985 è divenuto professore associato nella sua università, dove nel 1999 ha ottenuto la cattedra del corso di Istituzioni medievali. Da luglio 2001 è stato professore ordinario di Storia medievale a Bari. Dall’Università di Foggia ha ottenuto l'affido della supplenza dell’insegnamento di Storia medievale dal 2001 al 2007.[3]

Sin dalla giovinezza si è impegnato in politica, su posizioni di sinistra, iscrivendosi poi al Partito Comunista Italiano. La sua testimonianza contribuì a far identificare il gruppo di giovani neofascisti di cui faceva parte l'autore dell'omicidio di Benedetto Petrone, militante della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), accoltellato a morte a Bari il 28 novembre 1977.[4]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Libri[modifica | modifica wikitesto]

  • Castelli, foreste, masserie: potere centrale e funzionari periferici nella Puglia del secolo XIII, Edizioni dal Sud, 1991, ISBN 978-8875530068.
  • Castelli medievali.Puglia e Basilicata. Dai normanni a Federico II e Carlo d'Angiò, Edizioni Dedalo, 1994, ISBN 978-8822061621.
  • Masserie medievali: masserie, massari e carestie da Federico II alla dogana delle pecore, Mario Adda, 1998, ISBN 978-8880822875.
  • Castel Del Monte e il sistema castellare nella Puglia di Federico II, Edizioni dal Sud, 2001, ISBN 978-8875530037.
  • Paesaggio mediterraneo. Puglia: una terra dai confini mobili, L'Araba Fenice, 2002, ISBN 978-8888691008.
  • Castel del Monte. Un castello medievale, Bari, Mario Adda Editore, 2002, ISBN 978-8880824565.[5]
  • Il Mezzogiorno medievale nella didattica della storia, Bari, Adda, 2006, ISBN 978-8880826316.
  • I caratteri originari della conquista normanna - Diversità e identità nel Mezzogiorno - Atti delle sedicesime giornate normanno-sveve - Bari, 5-8 ottobre 2004 (Centro di Studi Normanno-Svevi), Bari, Edizioni Dedalo, 2006, ISBN 978-8822041647.
  • Nascita di un regno: poteri signorili, istituzioni feudali e strutture sociali nel Mezzogiorno normanno, 1130-1194, Adda, 2008, ISBN 978-8880827740.
  • Storia di Manfredonia, vol. 1, Edipuglia, 2008, ISBN 978-8872285404.
  • Uomini e terre nella Puglia medievale. Dagli svevi agli aragonesi, Il canto dell'ulivo, Edizioni dal Sud, 2009, ISBN 978-8875530457.
  • Castelli medievali. Puglia e Basilicata: dai Normanni a Federico II e Carlo I d'Angiò, presentazione di Giosuè Musca, 2ª ed., Bari, Caratteri Mobili, 2010, ISBN 978-8896989005.
  • Il naso del templare: sei saggi storici su templari, corsari, viaggiatori, mastri massari e monstra medievali, Caratteri Mobili, 2012, ISBN 978-8896989234.
  • Apprendere ciò che vive: studi offerti a Raffaele Licinio, Edipuglia, 2017, ISBN 978-8872288290.
  • Uomini, terre e lavoro nel Mezzogiorno medievale (secoli XI-XV), Sede dell'Istituto, Palazzo Borromini, 2017, ISBN 978-8898079568.

Introduzioni[modifica | modifica wikitesto]

Appendici[modifica | modifica wikitesto]

Traduzioni[modifica | modifica wikitesto]

Lavori dedicati a Raffaele Licinio[modifica | modifica wikitesto]

  • Victor Rivera Magos e Francesco Violante, Apprendere ciò che vive - Studi offerti a Raffaele Licinio, Mediterranea, Edipuglia, 2017, ISBN 978-8872288290.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN59180946 · ISNI (EN0000 0000 5336 8424 · SBN SBLV093892 · BAV 495/323768 · LCCN (ENnr94033843 · GND (DE113863946X · BNF (FRcb124560160 (data) · J9U (ENHE987007443952505171 · WorldCat Identities (ENlccn-nr94033843