Publio Volumnio Amintino Gallo

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Publio Volumnio Amintino Gallo
Console della Repubblica romana
Nome originalePublius Volumnius Amintinus Gallus
GensGens Volumnia
Consolato461 a.C.

Publio Volumnio Amintino Gallo, in latino Publius Volumnius Amintinus Gallus (... – ...; fl. V secolo a.C.), è stato un politico romano del V sec. a.C.

Consolato[modifica | modifica wikitesto]

Nel 461 a.C. venne eletto console insieme a Servio Sulpicio Camerino Cornuto[1][2], in un periodo di gravi tensioni politiche tra i tribuni della plebe, che si battevano in favore della lex Terentilia ed i patrizi, conservatori, che si opponevano a qualsiasi limitazione del potere dei consoli. Dionigi annota come durante il consolato, i tribuni della plebe, avessero proposto una legge per l'elezione di un comitato di dieci saggi, che redigessero le leggi dello Stato, e che queste fossero affisse al Foro Romano[3], proposta fortemente osteggiata dai Patrizi.

Giunto l'annuncio dagli Ernici che gli Equi ed i Volsci, nemici tradizionali che Roma aveva sconfitto l'anno prima, si stavano riorganizzando presso Anzio, venne indetta una leva militare, sospendendo la discussione legislativa[4]. Convinti che si trattasse di un espediente per mettere nuovamente a tacere la discussione sulla lex Terentilia, i tribuni osteggiarono la leva, anche attraverso l'uso della forza; analogamente, quando i tribuni invitavano il popolo a votare nelle assemblee il loro disegno di legge, i patrizi impedivano il voto, e scoppiavano così delle risse[5]. Questa paralisi politica durò tutto l'anno.

Durante il suo consolato ebbe luogo anche il processo politico a Cesone Quinzio, il figlio di Cincinnato, conclusosi col suo esilio e il ritiro del padre, costretto a vendere i beni di famiglia per pagare la cauzione dopo l'allontanamento del figlio, in un piccolo podere al di là del Tevere[6].

460 a.C.[modifica | modifica wikitesto]

Durante i fatti che portarono alla riconquista del Campidoglio, occupato da Appio Erdonio e dai suoi seguaci, Publio si trovava tra i primi soldati romani che riconquistarono il colle, e sostituì Publio Valerio Publicola nel comando, quando questi rimase ucciso durante i combattimenti.[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, Libro III, 10,5.
  2. ^ Dionigi, Antichità romane, Libro X, 1.
  3. ^ Dionigi, Antichità romane, Libro X, 3.
  4. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, Libro III, 10,7-9.
  5. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, Libro III, 11,1-4.
  6. ^ Dionigi, Antichità romane, X, 5-8
  7. ^ Livio, Ab urbe condita libri, Libro III, 18.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Fasti consulares Successore
Lucio Lucrezio Tricipitino
e
Tito Veturio Gemino Cicurino
(461 a.C.)
con Servio Sulpicio Camerino Cornuto
Publio Valerio Publicola II
e
Gaio Claudio Crasso Inregillense Sabino