Prokofij Filippovič Zubets

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Prokofij Filippovič Zubets (in russo Зубец Прокофий Филиппович?; Romodan, 21 luglio 1915Mosca, 8 gennaio 1996) è stato un ingegnere aeronautico e ricercatore sovietico, noto per i suoi contributi nella progettazione dei motori turbogetto. Vincitore del Premio Lenin (1957), vincitore del Premio di Stato dell'Unione Sovietica (1978), Lavoratore onorato della scienza e della tecnologia della Repubblica socialista federativa sovietica russa (1966).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque nel villaggio di Romodan, provincia di Poltava, il 21 luglio 1915 da padre di professione ferroviere.[1] Nel 1939 si laureò presso l'Istituto di aviazione di Mosca, lavorando poi presso il gruppo di progettazione dell'Istituto.[1] Nel periodo 1941-1943 fu capo progettista presso le fabbriche di aerei di Mosca e Kujbyšev], capo del gruppo sviluppo compressori, vice capo progettista presso l'ufficio di progettazione aeronautica di Aleksandr Aleksandrovič Mikulin presso lo stabilimento di motori n. 300 di Mosca.[1] Durante la seconda guerra mondiale venne coinvolto nel miglioramento dell'efficienza e della resistenza dei motori degli aerei d'attacco Ilyushin Il-2 e Ilyushin Il-10.[2][3] Presso l'OKB di Mikulin curò lo sviluppo del motore a turbogetto AM-3[N 1] per i bombardieri Tupolev Tu-16 e Myasishchev M-4 e gli aerei di linea Tupolev Tu-104, considerato all'epoca il più potente del mondo.[2]

Nel maggio 1953, per ordine del Ministero dell'industria aeronautica, fu mandato a Kazan', per curare la produzione in serie dello AM-3 presso il locale stabilimento di costruzione motori aeronautici n.16, che il 22 dicembre dello stesso anno fu designato OKB-16 e di cui divenne capo progettista. Compito di questo ufficio progettazione era quello di sviluppare motori per i bombardieri e per aerei da trasporto passeggeri a lungo raggio. Nel 1955 fu nominato capo progettista dell'ufficio di progettazione (in seguito divenne noto come Kazan Design Bureau "Soyuz"), dove furono sviluppati i motori a turbogetto RD-3M e RD-3M-500 per i velivoli da trasporto civile Tupolev Tu-104A e Tu-104B , che permisero di aumentare il numero di passeggeri trasportati del 50%, per poi raddoppiarli o più.[2] Partendo dal turbogetto AM-3 a Kazan' ne fu sviluppata una versione notevolmente potenziata, tanto che il Ministero dell'industria aeronauti dell'Unione Sovietica lo riconobbe non come una modifica, ma come un nuovo propulsore.[3] Lo RD-3M-500 equipaggiò i bombardieri a lungo raggio Tu-16, aerei cisterna creati su questa base, e bombardieri strategici M-4 e 3MS.[3] Sotto la sua guida venne organizzata la produzione su licenza di questo motore negli stabilimenti siti in Cina. Per gli aerei passeggeri e da trasporto Ilyushin Il-18, nonché per gli aerei della famiglia Antonov An, il suo OKB sviluppò e implementò un'unità turbogeneratore che forniva energia alla rete di bordo e avviamento autonomo ai motori negli aeroporti non attrezzati. La centrale elettrica di bordo TG-16, creata presso OKB-16, e rimasta in produzione per moltissimi anni.[1]

Il suo ufficio progettazione fu scelto per lo sviluppo del motore destinato ad equipaggiare il bombardiere intercontinentale supersonico Myasishchev M-52 e l'aereo passeggeri supersonico M-53.[4] Sotto la sua guida fu costruito e testato l'allora più potente motore turbogetto del mondo, l'M16-17.[4] Tuttavia, a causa dei cambiamenti nella dottrina militare dell'URSS, questo lavoro non fu completato.[5] In connessione con il cambiamento nella dottrina militare, per decisione presa da Nikita Sergeevič Chruščëv nel 1959, all'OKB-16 fu assegnato allo sviluppo di motori a razzo per la difesa missilistica, la difesa aerea e per le armi per l'aviazione a lungo raggio. Sotto sua la guida furono progettati motori a razzo a propellente solido per i missili balistici intercontinentali (ICBM) e di intercettazione atmosferica (ABM), motori a razzo a propellente solido per i missili aria-superficie a lungo raggio destinati all'aviazione strategica, missili superficie-aria assegnati alla protezione delle unità dell'Armata Rossa e della marina militare.[2] Il suo team, in collaborazione con la filiale di Troitsk dell'Istituto per l'energia atomica Kurčatov, sviluppò complessi tecnologici laser per la saldatura, il taglio e il rafforzamento dei metalli.

Nel 1968 conseguì il titolo accademico di Dottore in Scienze Tecniche sulla base dei risultati del rapporto presentato sulla totalità del suo lavoro svolto a Kazan'.[1] Dal 1983, a causa di un forte peggioramento della sua salute, andò a lavorare a Mosca come ricercatore anziano presso l'Istituto di ricerca sui sistemi aeronautici e, dal 1972, fu anche professore presso il dipartimento dell'Istituto per l'aviazione.[1] Pur di lavorare accettò di essere messo a mezzo stipendio. Si spense a Mosca l'8 gennaio 1996.[1]

Nel 2007 il governo del Tatarstan ha deciso di installare una targa commemorativa in onore di P.F. Zubets sull'edificio dell'Ufficio di progettazione sperimentale "Soyuz" di Kazan'.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Ordine di Lenin (2) - nastrino per uniforme ordinaria
— 14 aprile 1962, 30 ottobre 1963.
Ordine della Guerra patriottica di seconda classe - nastrino per uniforme ordinaria
Ordine della Bandiera rossa del lavoro (2) - nastrino per uniforme ordinaria
Ordine del distintivo d'onore - nastrino per uniforme ordinaria
Premio Lenin - nastrino per uniforme ordinaria
— 1957.
Premio di Stato dell'Unione Sovietica - nastrino per uniforme ordinaria
Onorato lavoratore della scienza e della tecnologia della RSFSR - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lo sviluppo dell'AM-3 è stato attivamente supportato dal viceministro dell'industria aeronautica M.M. Lukin, che durante la guerra diresse lo stabilimento di costruzione di motori n. 16 a Kazan.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Anthony Leonard Buttler e Yefim Gordon, Soviet Secrets Projects Bombers since 1945, Hinckley, Midland Publishing, 2000, ISBN 1-85780-194-6.
  • (EN) Yefim Gordon, US aircraft in the Soviet Union and Russia, Hinckley, Midland Publishing, 2018, ISBN 978-1-85780-308-2.
  • (EN) Yefim Gordon e Bill Gunston, Soviet X-Planes, Hinckley, Midland Publishing, 2000, p. 29, ISBN 978-1-85780-099-9.
Periodici
  • Nico Sgarlato, Un U-2 sovietico, in Aerei nella Storia, n. 140, Parma, West-Ward Edizioni, ottobre-novembre 2021, pp. 57.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]