Pittura veneta

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Il mondo accademico sancisce la data di nascita ufficiale della pittura veneta nel XIV secolo. È in tal periodo infatti da ascrivere la cesura artistica dalla tradizione bizantina.

La nascita della pittura veneta: Paolo Veneziano e i pittori veneti del Trecento

Attorno al 1300 quindi i pittori veneti si aprono sempre più alla pittura di terraferma e in particolari al movimento nordeuropeo e alle sue ambientazioni gotiche e moderne. Il primo e più famoso esponente del Trecento Veneto è Paolo Veneziano. Egli diede una interpetazione decisamente innovatrice alla pittura lagunare ed elaborò un linguaggio proprio e personale in equilibrio tra il mondo bizantino e i nuovi temi gotici, con una rinnovata vena neobizantina nella fase ultima della sua attività.

La crescita della pittura veneta: la rete di rapporti con le Fiandre e la Germania

Il contributo decisivo alla crescita del movimento pittorico Veneto è rappresentato dal fitto reticolo di scambi commerciali e culturali che la Serenissima aveva iniziato a tessere con il nord Europa, in particolare con le Fiandre e la Germania meridionale.

A partire dal 1400 tale dialogo si infittì e si arricchì di interventi artistici non solo nordici, ma anche toscani. A ciò si unisca l’opera del Mantegna da Padova e ben si comprende la creazione dell’humus artistico-culturale necessario per la nascita della grande pittura veneta. Qui emergono le figure di Cima da Conegliano e di Giovanni Bellini (fratello di Gentile Bellini e Jacopo Bellini (il più importante pittore veneziano della sua generazione) e il loro apporto unico nello sviluppo della tecnica del colore. A tali artisti veneti va il merito principale di dare alla scuola veneta quella caratteristica di profondità che emerge dall’ampliata gamma cromatica.

Vanno tenuti in considerazione altri aspetti che emergono dal “dialogo” con altri peculiari movimenti artistici: tra essi l’importanza assunta dal paesaggio e dal naturalismo in genere. Si pensi che allora era frequente infatti assumere i pittori nordici per la sola opera di integrazione delle parti del paesaggio nei quadri.

Un aspetto particolare, soprattutto alla luce della mancanza delle moderne tecniche di diffusione delle informazioni, è rappresentato dalla modalità in cui gli interscambi culturali avvenivano.

Il tessuto connettivo era rappresentato da più fattori:

  • la presenza di opere fiamminghe in molte collezioni private.
  • il soggiorno di artisti “foresti”
  • l’aspetto forse determinante è però costituito dalle incisioni: tra tutte il movimento tedesco consentì ai pittori veneti già all'inizio del '400 di trarre ispirazioni e indicazioni uniche.

Ecco che molti incisori “foresti” di passaggio nelle Venetia oltre a vendere le proprie opere si applicarono nel copiare quelle di altri, per ragioni studio, ma anche di diritto commerciale (all'epoca non esisteva il diritto di proprietà intellettuale).

Sicuramente di rilievo sono i viaggi di Albrecht Dürer. Il suo ruolo fu duplice: agente del movimento del rinascimento nella propria terra germanica e influenzatore in particolare dell’arte ritrattistica nella Venetia, in particolare nell'area di Bergamo e Brescia.

Il successo internazionale della pittura veneta

Nei secoli a seguire - XV, XVI, XVII - la pittura veneta diviene internazionalmente apprezzata e richiesta, in particolare presso le corti imperiali e le signorie.

In terra Veneta è attivo il Giorgione (che il Vasari colloca come allievo di Giovanni Bellini, da cui riprende il gusto per il colore e l'attenzione per i paesaggi). Egli era molto vicino agli intellettuali legati a famiglie patrizie. Da qui derivano molte delle sue commesse relative ritratti e opere di piccolo formato. Anch’egli affascina con il suo colore e i suoi paesaggi armoniosi, che spesso celano o sovrastano il significato criptico delle sue opere.

Tra tutti, l’artista veneto più noto e richiesto del periodo è senz’altro il bellunese Tiziano Vecellio, inizialmente anche socio in affari con il Giorgione, che lo influenzò decisamente, soprattutto nella parte iniziale della sua carriera. Egli, oltre alle doti pittoriche, in particolare nella tecnica personale dell’utilizzo del colore, dimostrò anche un’indiscussa abilità nel crearsi un reticolo di conoscenze che lo facevano spesso preferire ai suoi contemporanei per le commesse più importanti.

Tiziano, Andrea Palladio e il Tintoretto vengono eletti membri dell'|Accademia del Disegno di Firenze nel 1566.

Il XVI secolo vide aprirsi il palcoscenico internazionale per la scuola veneta. Sarà ora essa ad influenzare i movimenti dei paesi del nord, che inizialmente ne avevano determinato la nascita. Artisti come Jacopo Bassano, Paolo Veronese e il Tintoretto divennero un modello di ispirazione nella scuola pittorica europea di allora.

Curioso il fatto che anche nell’architettura si verifichi una tendenza simile grazie al Palladio, che sarà modello di ispirazione per molto tempo nella costruzione di edifici in tutto il nord.

L'influenza veneta perdura sicuramente per tutto il 600 barocco. Si vedano a tal proposito le opere di Spranger e Elsheimer.

Il Settecento veneto

Il Settecento rappresenta il grande proscenio dell’arte figurativa veneta. Diminuisce l’influenza religiosa nei temi raffigurati, ma riemergono i grandi filoni del cinquecento. La centralità dell’uomo e in particolare della donna e il paesaggio vengono coinugati in un’ambientazione spesso arcadica.

La figura che spicca in assoluto nel periodo culminante della scuola veneta è il Tiepolo e la sua verve storico narrativa.

L'Ottocento veneto

Passato il settecento e l’epoca di Canaletto, Guardi e Tiepolo, il movimento veneto trova in sé stesso gli elementi per un’evoluzione peculiaria.

Di particolare rilievo l’opera di Pompeo Molmenti e della nuova generazione di pittori che egli contribuisce a formare. Tra essi Domenico Bresolin e la sua “Casa diroccata” sono emblematici della fine dell’età imperiale veneta e la scelta di soggetti umili, quasi in rovina.

Altri artisti dell’ottocento veneto sono Nono, Querena, Nani, Milesi, Selvatico, Favretto rivelano la particolare visione basata su luce e colore delle loro opere, con esempi di realismo che sembrano accompagnare l’inizio della diaspora veneta e la crescente povertà della situazione post-unitaria, che porteranno in pochi decenni all'emigrazione di quasi un veneto su due.

Il movimento figurativo nelle opere dei pittori veneti di fine ‘800 sembra in tal senso singolarmente parallelo alle evoluzioni dei Macchiaioli e degli Impressionisti in Toscana e Francia, in particolare per i temi basati sul realismo, il colore e la luce.

Bibliografia

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