Pierre Cacault

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Pierre René Cacault

Pierre René Cacault (Nantes, 1º novembre 1744Clisson, 29 gennaio 1810) è stato un pittore e collezionista d'arte francese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di François Cacault, un ingegnere che aveva disegnato il piano urbanistico di Nantes ed era proprietario di una fabbrica di ceramiche, e della moglie Catherine Homo[1], fu fratello minore di François Cacault (Nantes, 17 febbraio 1743Clisson, 10 ottobre 1805) che diverrà diplomatico francese in Italia e uomo politico[2]. Studiò pittura a Parigi, dove fu allievo del pittore neoclassico Joseph-Marie Vien. Il 3 maggio 1772 fu nominato soprintendente al paesaggio e all'architettura della città di Nantes[3].

Nel 1775 lasciò Nantes per recarsi a Roma, dove Vien era stato nominato direttore dell'Académie de France à Rome[4]. Pierre Cacault rimase fino al 1793 quando, in seguito all'assassinio di Ugo di Basseville, si verificarono a Roma disordini antifrancesi che misero a repentaglio l'incolumità stessa degli artisti francesi, il cui esodo venne gestito brillantemente dal fratello François, plenipotenziario francese a Firenze[5]. Nel suo ventennale soggiorno a Roma Cacault si dedicò alla pittura di soggetti del mondo classico greco e romano con il linguaggio formale neoclassico. A Roma strinse amicizia con numerosi artisti, per esempio Antonio Canova, ma soprattutto con i francesi vincitori del Prix de Rome (Mathurin e Louis Crucy, Coste, David, Lemot).

Nel 1796 Pierre Cacault acquistò alcune aziende a Clisson e nelle zone circostanti; Clisson era una piccola località distrutta nel corso delle guerre di Vandea. Due anni dopo Pierre Cacault si stabilì a Clisson riadattando ad abitazione l'ex église de la Madeleine. Pierre e François Clisson commissionarono all'architetto Mathurin Crucy piano regolatore affinché Clisson venne ricostruita secondo lo stile architettonico degli edifici costruiti in Italia centrale nel XIV e XV secolo. In assenza del fratello, che rimase in Italia fino al 1803, Pierre si impegnò a sovrintendere all'esecuzione dei lavori[6][7]. L'imponente collezione d'arte raccolta da François e Pierre fu ospitata a Clisson in un museo-scuola che tuttavia ebbe vita effimera. Dal 1805, anno della morte del fratello François, Pierre Cacault tentò invano di far acquistare dal governo francese il museo e le collezioni, che voleva peraltro affidare alla gestione di Lemot. Il 27 gennaio 1810 Bertrand Geslin, sindaco di Nantes, acquistò la collezione custodita da allora nel Musée des Beaux-Arts cittadino[8]. Due giorni dopo, Pierre Cacault morì.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Henri de Saint-Georges, Notice historique sur le musée de peinture de Nantes d'après des documents officiels et inédits, Nantes: Guéraud, 1858, p. 34-35 note (Google libri)
  2. ^ «Cacault (Francesco)». In: Dizionario delle date, dei fatti, luoghi ed uomini storici o repertorio alfabetico di cronologia universale contenente, pubblicato a Parigi da una Società di dotti e letterati sotto la direzione di A.-L. d'Harmonville, Vol. II Bel-Die, Venezia: G. Antonelli, 1844, pp. 254-255 (Google libri)
  3. ^ Congrès archéologique de France, Vol. 126, Op. cit.
  4. ^ Thomas W. Gaehtgens rt Jacques Lugand, Joseph-Marie Vien, Peintre du roi, 1716-1809, Paris: Arthena, 1988, ad indicem, ISBN 2903239096
  5. ^ Pasquale Villari, «François Cacault decano dei diplomatici francesi in Italia durante la rivoluzione», Studi Storici anno 42, No. 2(aprile-giugno), pp. 461-501, 2001 (jstor, anteprima)
  6. ^ Claude Cosneau, Mathurin Crucy, 1749-1826, architecte nantais néoclassique, Catalogue de l'exposition, Musée Dobrée, Nantes, 1986 (file pdf dalla Revue de l'art n. 74, 1986[collegamento interrotto])
  7. ^ Jeaninne Guérin Dalle Mese (a cura di), Les paysages de la mémoire, autres Italies, Paris: Licorne Eds, 1998, ad indicem, ISBN 2911044215 (Google libri parziale)
  8. ^ Historique du Musée des Beaux-arts de Nantes, su nantes.fr. URL consultato il 18 ottobre 2011 (archiviato il 12 ottobre 2011).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Société française d'archéologie, Congrès archéologique de France, Volume 126, Paris: A. Picard et fils, 1968, p. 241 (Google, Visualizzazione snippet)

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN62654899 · ISNI (EN0000 0000 6688 3249 · CERL cnp01393046 · Europeana agent/base/26504 · ULAN (EN500041182 · GND (DE130406406 · BNF (FRcb15513865f (data) · WorldCat Identities (ENviaf-62654899
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