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Ombre rosse (rivista)

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Ombre rosse
StatoItalia (bandiera) Italia
Linguaitaliano
Periodicitàtrimestrale poi varia
Generecinema, politica
Fondazione1967
Chiusura1981
Editoreprima serie edita in proprio; seconda serie: Samonà e Savelli
Direttoreprima serie: Giorgio Tinazzi, seconda serie (varie direzioni): Piergiorgio Bellocchio, Goffredo Fofi, Luigi Manconi, Paolo Mereghetti, Gianpaolo Tescari, Gianni Volpi

Ombre rosse è stata una rivista di cinema e letteratura, collegata ai movimenti giovanili in corso negli anni della sua edizione. Fu pubblicata in due serie fra il 1967 e il 1981. Marco Bellocchio ha avuto modo di dire: «La mia adesione a Ombre rosse [...] era dovuta a una condivisione di priorità politiche, di lotta di classe, che allora rispetto al cinema mi sembrava più importante».[1]

La nascita della rivista è legata al cineclub dell’Università di Torino e alle personalità di Paolo Bertetto, Goffredo Fofi, Giorgio Tinazzi e Gianni Volpi[2]. In entrambe le serie la rivista si segnalò per una forte connotazione politica e per la vicinanza ai movimenti studenteschi e operai[3]. Fra i vari collaboratori, si ricordano in particolare Bruno Gambarotta, Paolo Gobetti, Luigi Manconi, Sandro Petraglia, Lidia Ravera, Gianni Rondolino e Stefano Rulli. La prima serie termina nel dicembre 1969[4], tutti i numeri sono reperibili sul web.

Numeri della seconda serie

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La seconda serie della rivista, annunciata trimestrale di cinema, inizia le sue pubblicazioni nel 1971 e dura fino al marzo 1981.[5]

  • numero 1, trimestrale, 1971, responsabile Piergiorgio Bellocchio, diretta da Goffredo Fofi, Paolo Mereghetti, Giampaolo Tescari, Gianni Volpi. Monografico: Cina: cultura, cinema e rivoluzione. La grafica della copertina è di Sergio Barletta, disegnatore umoristico, che nel maggio 1972, per altri versi, inizierà a collaborare a Ca Balà[6], rivista italiana legata sia all'underground che ai movimenti a cavallo degli anni Sessanta e Settanta.[7]
  • numero 2, Primavera 1972. Copertina di Lorenzo Taiuti dove si trovano fotogrammi statici di Joe Cocker e del film El coraje del pueblo del regista boliviano Jorge Sanjines. La colonna centrale è dedicata a Jane Fonda che svetta a piena pagina in quarta di copertina con un'immagine tratta da una sequenza del film Una squillo per l'ispettore Klute. La rivista apre col caso Heberto Padilla, arrestato a Cuba il 20 marzo 1971 «sotto generiche accuse di corruzione» si legge nell'articolo redazionale, che continua: «Liberato il 29 aprile partecipa a un dibattito pubblico con un'autocritica lunga e penosa, (...)». Seguono articoli sul cinema americano e sulla musica ad esso collegata attraverso lo sguardo della politica giovanile. La maggior parte del numero è dedicato a film e registi, tra i quali Ferreri, Bellocchio, Pasolini, Lattuada, Truffaut, Bergman.
  • numero doppio 3/4. Non è più indicato l'autore della copertina né la data di uscita, ma soltanto la dicitura seguente: «L'abbonamento di chi ha già ricevuto 4 numeri è scaduto». Dedicato in gran parte al cinema militante, ovvero quello legato ai movimenti e alle lotte dell'epoca collegato però al cinema commerciale. Jean-Luc Godard col suo film Crepa padrone, tutto va bene viene a rappresentare il legame tra le due produzioni. Il sommario in copertina è: Cinema militante, Godard Ōshima Nizan, Pesaro, Kubrick, Notarnicola, Buñuel. Due pagine ricche di titoli riguardante il cinema militante, tra i quali Totem di Giancarlo Buonfino, reperibile e accreditato nel web[8], non contengono nomi degli autori delle opere.
  • numero 5, la rivista è bimestrale e pubblicata nel 1974, EAN 2562814479680. Redazione: Goffredo Fofi. Il dissenso in URSS apre il numero cui segue, di Sandro Petraglia, un saggio su Andrej Rubljov. Articoli sul teatro prendono in esame Bertolt Brecht e il Cile di Dario Fo. Per l'editoria alternativa Lidia Ravera scrive "Il pane e le rose": resoconto di un'esperienza. Vittorio Reichmann presenta l'esperienza di Re nudo di Andrea Valcarenghi. Letteratura, Anarchia e Politica, con omaggio a Raniero Panzieri, vengono presi in esame attraverso diverse angolazioni legate al proletariato e al Fascismo in camicia bianca. Il cinema chiude il numero con San Michele aveva un gallo e La grande abbuffata. Un articolo finale a firma di Pietro Lombardo, nome fittizio che non risulta tra i collaboratori, definisce il film La proprietà non è più un furto «uno dei più brutti e indifendibili dell'intera storia del cinema».[9]
  • numero 7, stampa E.L.Casalotti, Roma dicembre 1974. Impaginazione: "Davif". Elenco dei collaboratori, della Redazione vi è soltanto l'indirizzo: Via Goffredo Mameli 51, 00153 Roma. Il numero apre con l'articolo redazionale Cosa cerca Ombre Rosse. «Nostri lettori e amici ci chiedono di chiarire meglio il nostro piano di lavoro, disorientati negli ultimi numeri dall'incontro con materiali diversi». Seguono due inediti di Mao sulla filosofia e sulla cultura. Le pagine che vanno da 21 a 35 sono foto senza didascalia di Tano D'Amico, San Basilio Cronaca di una lotta. Un articolo riguarda le 150 ore, ancora l'attenzione è posta sul teatro dei bambini come nel numero precedente. Un articolo di Luigi Manconi, La chitarra, il potere e altre cose tratta della manipolazione delle parole: «Allora se (...) la manipolazione delle parole non è possibile oltre certi limiti di buon gusto, rimane aperta una sola possibilità: ed è che, quando si dice o si canta, "cannone" e "rivoluzione", si pensi e si creda, onestamente, alle proprie parola e proprio quelle si voglia comunicare». Ad alcuni appunti sul romanzo Corporale di Paolo Volponi seguono altri su La Storia di Elsa Morante. Dei film di Unitad Popular visti a Pesaro scrive Gianni Volpi. Stefano Rulli e Sandro Petraglia nell'articolo conclusivo dedicano ampio spazio (pp. 103-112) al cinema italiano: ...e pigola sempre più piano il cinema italiano 1974.
  • numero 8, Roma marzo 1974 (sic). Il numero apre con Appunti sull'ideologia borghese in Italia, un excursus riguardante l'Italia degli anni Sessanta caratterizzata, si legge, dalle «ideologie della coesistenza», messe in crisi, nel 1968 prima e nel 1969 poi, dalla crisi delle «illusioni tecnocratiche e le ideologie dell'integrazione operaia». Questo carattere antiborghese che caratterizza il numero si ritrova particolarmente in un articolo di Stefano Rulli sul film di Nico Naldini Fascista e in un altro di Sandro Petraglia sul film Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti il cui titolo recita: «Gruppo di cadaveri su un divano». Segnalato e analizzato da Saverio Esposito il Libro di storia. Controstoria del mondo moderno a fumetti, Edizione Savelli 1974. Sotto il titolo C'era una volta un animale vengono pubblicate quattordici poesie inedite di Bertolt Brecht.
  • numero doppio 9/10, Roma luglio 1975. In copertina campeggia un disegno a colori di contadine cinesi (tutte con una mascherina bianca) raccoglitrici di cotone. Un saggio di Furio di Paola (Marx, la Heller e i nostri bisogni) apre il numero, seguito da Nicola Gallerano con La politica culturale di Togliatti. Julia Kristeva , in linea con l'immagine in copertina scrive La condizione della donna in Cina. La Rivoluzione dei garofani è documentata con foto senza didascalie o che accompagnano un'intervista di Revolucao (sic) agli operai della Sausabreu di Guimaraes: Proletari e soldati: il nuovo Portogallo Foto di Tano D'Amico. Articoli quali I giovani e la droga di Marco Lombardo Radice, Lo sport del capitale di Enzo Belforte, sottolineato dall'immagine fotografica della IV di copertina, Il teatro di strada a Torino sono seguiti da, a cura di Goffredo Fofi, Nessuno o tutti, introduzione a un' intervista con gli autori del film Matti da slegare: Marco Bellocchio, Silvano Agosti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli, e con un paziente, curata da Manlio Martinelli, dirigente dell'Ospedale psichiatrico di Colorno. Nelle ultime pagine schede di: Libri, come quelle di Marcello Flores (Togliatti secondo Vacca), Lydia Ravera (sic) (Il silenzio è già finito), Silvana Pisa (Le brioches di Susanna Agnelli); Musica in relazione alla situazione politica (schede di Giame Pintor); Cinema (Non si esce da Chinatown di Stefano Rulli) e in relazione alle classi sociali (Per una pratica cinematografica di classe di Nino Bizzarri) e in quanto strumento ideologico (Guido Lombardi). Ultime pagine onoranze di cordoglio dedicate a Serantini, Gabriella Fittipaldi, Danilo Montaldi.
  • numero doppio 11/12, Roma, Savelli spa, novembre 1975. Numero speciale sulla condizione giovanile. Direttore responsabile ancora Piergiorgio Bellocchio. Il numero apre con un articolo redazionale, Dopo Licola, considerazioni sul Festival di Licola[10] cui fa seguito un pezzo di Saverio Esposito, Sul delitto del Circeo. Viene pubblicata una lunga poesia in forma di ballata di Giovanni Raboni il cui incipit è: «Dicono che Vincenzo è un fannullone, / un buono a niente, un pigro, un mascalzone. Signori, non è vero: io lo conosco a fondo». Il personaggio del ladro di mestiere è presentato attraverso imprese che implicano abilità, il mondo che, in questo caso farebbe rubare, è stigmatizzato: «Eppure ve lo posso assicurare: / se non ci fosse niente da rubare / il mio amico sarebbe un vero artista / come vetraio, fabbro o elettricista. [...]». Il numero dei collaboratori che contribuiscono con vari articoli è in netto aumento, L'unico film cui è dedicato un articolo è Professione: reporter di Michelangelo Antonioni.
  • numero 13, Roma, Savelli spa, febbraio 1976. Direttore Goffredo Fofi, Responsabile Luigi Manconi. Il numero è introdotto da una presentazione firmata Annalisa Usai e Gabriella Gribaudi intitolata Dopo i fatti del 6 dicembre. L'incipit non spiega molto né dà valutazioni definitive sull'importante evento[11], ma dà un'idea di un nuovo percorso del movimento che sta nascendo e delle nuove problematiche che pone la rivista. «I fatti del 6 dicembre hanno riportato alla luce i difficili rapporti tra donne organizzate nel movimento femminista e organizzazioni del movimento operaio». Politica, cultura e storie personali sono presentate integrate tra loro. Articoli su cinema, romanzi e su avvenimenti storici come Rivoluzione e guerra civile in Spagna 1931-39 e Il biennio rosso.
  • numero 14, Roma, Savelli spa, Aprile 1976. Molte le schede dedicate a novità culturali, romanzi, cinema e teatro. Tutti i numeri di Ombre Rosse (vecchia e nuova serie) sono reperibili integralmente sul web al sito della Biblioteca Biblioteca Gino Bianco insieme a molte riviste presenti negli stessi anni[12] legate, pur nella diversità, alla sinistra italiana italiana dell'epoca.
  • numero 15/16, Roma, Savelli spa, febbraio 1976. Lo slogan femminista Il personale è politico nella rivista continua ad investire in egual misura quello della politica tradizionale sviluppatasi in particolar modo dalla fine degli anni Sessanta.[13] L'editore lancia quattro libri in seconda di copertina della rivista, tra questi Porci con le ali. Le fotografie pubblicate provengono dall'archivio di Lotta Continua.
  • numero 17, Roma, Savelli spa, novembre 1976. Il numero apre con un'interpretazione delle elezioni politiche del 1976[14], Dopo il 20 giugno, cui segue, a p. 91, focalizzando ancora l'aspetto più legato alla politica coeva, l'inchiesta Il 20 giugno e il voto dei giovani. Nelle schede finali spazio in evidenza per: il documentario Milestones presentato dagli stessi autori John Douglas e Robert Kramer; Due opinioni sulla "Violenza" di Balestrini la prima di Giorgio Panizza e Marco Levs, la seconda di Goffredo Fofi.
  • numero 18/19, Roma, Savelli spa, gennaio 1977. La rivista presenta una veste grafica in linea con la collana Il pane e le rose dello stesso editore Savelli realizzata da Pablo Echaurren.[15] Tra le tematiche del numero doppio: l'Università, la disoccupazione intellettuale focalizzata su Napoli, la sessualità, un dibattito sul PCI, la sociologia delle comunicazioni di massa.
  • numero 20, Roma, Savelli spa, aprile 1977. Il disegno di copertina è di Margherita Belardinetti, le foto di questo numero sono di Bruno Mancia. Apre l'articolo firmato Luigi Manconi e Marino Sinibaldi, Uno strano movimento di strani studenti, un'analisi del Movimento del Settantasette che ha tre citazioni come incipit. Le prime due sono «scritte sui muri dell'Università di Roma durante l'occupazione di febbraio», la terza riporta «un colloquio tra un operaio del PCI e uno studente dopo l'allontanamento di Luciano Lama dalla università di Roma»: 1) «Grande è il disordine sotto il cielo. La situazione è eccellente»; 2) A firma di tale Satanta, capo della tribù dei Kiowa, un chiaro il riferimento agli indiani metropolitani; 3) «L'università è stata costruita con i nostri soldi, con la nostra fatica, col nostro sfruttamento». «E allora [...] deve essere tua?». Tra le schede dedicate al cinema, Sandro Petraglia scrive l'articolo L'anno cinematografico 1976, Stefano Rulli chiude il numero con Joseph Losey, Mr. Klein.
  • numero 21, Roma, Savelli spa, giugno 1977. Il disegno di copertina è di Ruggero Savinio, le foto nelle pagine interne sono di Maurizio La Pira e Bruno Mancia, La quarta di copertina è una foto trattata graficamente. Un numero che rispetto alla frase di Mao, incipit del numero precedente, pone dei dubbi subito dichiarati nell'incipit del primo gruppo degli articoli di questo numero, scritti da Gad Lerner e Mirko Pieralisi, Luci e Ombre: «È proprio vero: grande è il disordine sotto il cielo. Ma non è altrettanto sicuro che la situazione sia eccellente». Il titolo di un paragrafo dell'articolo scritto a tre, Nemesio Ala, Andrea Rolli e Mario Salomone, intitolato Il giornalista, la nuova "vestale della classe media", riassume un concetto di ordine, con un suo paragrafo eloquente, Un nuovo concetto: la professionalità. La lunga poesia di Giovanni Giudici, intitolata L'ordine, così inizia: «Non precisamente così stavano le cose / Benché nell'apparenza / Eran come apparivano / E potevano benissimo tali restare». Ancora articoli sul mondo degli operai, sui gruppi di base teatrali, sui militanti (Per gli ex-"militanti di professione") sul personale visto sotto la lente della politica. Tra gli articoli dedicati al cinema coevo, Massimo Canevacci dedica una scheda a Providence di Alain Resnais
  • numero 22/23, Roma, Savelli spa, dicembre 1977. Il disegno di copertina è tratto da un manifesto di Emanuele Luzzati. Il primo articolo, Le altre stagioni del movimento di primavera, firmato da Lerner, Manconi e Sinibaldi, è preceduto da due epigrafi, la prima di Jacques Le Goff e la seconda di Gianfranco Manfredi. In sostanza si parla dell'autunno di un'epoca. «I patriarchi, piccoli e grandi, richiamano all'ordine della politica: invitano a ripiegare i primaverili entusiasmi perché - esposti ai rigori dell'inverno e del realismo delle istituzioni - non si infradicino, facendo marcire una ricca eredità, gelosamente custodita». Un articolo a firma di Chantal Latour conferma la visione descritta, Pantere Grigie. Le lotte dei vecchi negli USA. Molto spazio alla poesia, tra i poeti Michele L. Straniero, inizia l'epoca del riflusso nel privato. Goffredo Fofi dedica una scheda a Romeo e Giulietta di Carmelo Bene.
  • numero 25, Roma, Savelli spa, giugno 1978. In copertina un dettaglio dell'opera di Henri Matisse La lezione di piano (1913). Il primo articolo è di Vittorio Dini e Luigi Manconi, Dopo l'uccisione di Aldo Moro. Movimenti e libertà. A dieci anni dal '68, di legge tra l'altro a mo' di incipit, «le precedenti idee di libertà attraversano una grave crisi». Tra le schede dedicate alla letteratura e alla poesia, una è dedicata al romanzo Radici di Alex Haley, già popolare miniserie della televisione italiana, un'altra a Ecce Bombo di Nanni Moretti. Tra i poeti presenti Mariella Bettarini direttrice della rivista Salvo imprevisti insieme a Silvia Batisti.[16]
  • numero 26, Roma, Savelli spa, dicembre 1978. In copertina un particolare di un quadro di Paul Klee e in quarta di copertina una fotografia di Tano D'Amico, citato nel colophon. Articolo iniziale ancora di Vittorio Dini e Luigi Manconi affiancati in questo numero da Goffredo Fofi. Stigmatizzazione di Bettino Craxi ideologo citando lo stile del Il male come sostegno linguistico. Autori vari scrivono alcune schede unificate dal titolo Il sessantotto e la nostra storia. Varie schede sono dedicate ai libri, tra queste una riguarda Il re del magazzino di Antonio Porta. Spazio alla poesia, ancora con Giovanni Raboni e Roberto Roversi, Tommaso Di Francesco, Victor Serge, Georg Trakl. Per il cinema Sandro Petraglia recensisce L'albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, un'«analisi antropologica di facce, gesti, atteggiamenti, riti, e linguaggi» restituita nell'unità di spazio nel tempo delle quattro stagioni. All'interno della rivista Il gesto, foto di Marilaide Ghigliano.

L'aspetto grafico della rivista è significativo rispetto all'epoca che abbracciò. La Fondazione Franco Fossati dedica una scheda ad Ombre rosse nell'ambito del suo Museo del fumetto e della comunicazione.[17]

Nel 2024 L'Università degli Studi di Genova acquisisce la Tesi di Laurea che contestualizza la rivista Ombre rosse tra cinema americano e militanza politica dell'epoca.[18]

Alma Mileto su Il manifesto dedica un articolo alle riviste Cinema & Film[19] e Ombre Rosse. La giornalista scrive tra l'altro: «Ombre rosse nasce come rivista militante che vuole essere intervento prima che atto critico, in diretta connessione con la lotta studentesca e operaia».[20]

  1. ^ Giona A. Nazzaro, L’invenzione dello sguardo. Con Bertolucci e Bellocchio, in Il manifesto, 7 marzo 2014. URL consultato il 5 novembre 2025.
  2. ^ Stefano Della Casa, Torino Set: una storia affascinante Archiviato il 22 gennaio 2020 in Internet Archive., "La Stampa", 11 Settembre 2009
  3. ^ Recensione di Barricate di carta, Carmilla on line, 20 Novembre 2015
  4. ^ Paolo Gobetti (direttore responsabile), Ombre rosse, n. 8, Dicembre 1969, http://www.bibliotecaginobianco.it/flip/OMR/03/0800/#1. URL consultato il 30 ottobre 2025.
  5. ^ Fondazione Franco Fossati, Ombre rosse Ombre Rosse (nuova serie), in Museo del fumetto e della comunicazione, Milano, Associazione Franco Fossati - Fondazione Franco Fossati, 2003- 2007 / 2007 2025. URL consultato il 10 settembre 2025.
  6. ^ Ca Balà, Anno II Numero 14, Compiobbi (FI), Gruppo Stanza, Maggio 1972.
  7. ^ Adriana Dadà e Tommaso Tozzi, Cantieri in movimento. Immagini della protesta nel '68 e oggi, in Il Sessantotto Centro Studi politici e sociali, Firenze, Accademia di Belle Arti di Firenze, Anno Accademico 2016 - 2017.
  8. ^ Walter Buonfino, A mio fratello Giancarlo che mi ha tenuto per mano, insegnandomi a camminare per le strade della vita, su buonfino.net.
  9. ^ Pietro Lombardo, Baruffe tra servi, in Ombre rosse, Roma, La nuova sinistra Edizioni Savelli, 1974, pp. 115-116.
  10. ^ Ciro Biondi, Festival di Licola del 1975: la Woodstock italiana che cambiò il movimento studentesco (I parte), in Qui Campi Flegrei, 16 settembre 2019. URL consultato il 20 ottobre 2025.
  11. ^ Manastabal femminismo materialista, 6 dicembre 1975. Femministe ed estrema sinistra nell'Italia degli anni Settanta, su manastabalblog.wordpress.com, WordPress, 6 dicembre 2020. URL consultato il 28 ottobre 2025.
  12. ^ Biblioteca Gino Bianco, https://www.bibliotecaginobianco.it/?m=1&p=0&t=home, in Ombre Rosse (35 numeri), Forlì, Fondazione Alfred Lewin. URL consultato il 29 ottobre 2025.
  13. ^ Rosella Ciciarelli, "Il Personale è Politico": storia e significato dello slogan femminista, in Bossy.it. URL consultato il 30 ottobre 2025.
  14. ^ Rai Cultura, Le elezioni del 1976 Enrico Berlinguer, su raicultura.it, Roma. URL consultato il 30 ottobre 2025.
  15. ^ Giovanna Lo Monaco, Savelli, in Le culture del dissenso, Dipartimento di Lingue, Letterature e Studi Interculturali, UniFI: Università degli Studi di Firenze, 12 novembre (aggiornato al) 2018. URL consultato il 31 ottobre 2025.
  16. ^ Paolo Pettinari (a cura di), Mediateca Italiana, su emt.it, Firenze. URL consultato l'8 novemnre 2025.
  17. ^ Fondazione Franco Fossati, Ombre rosse / Ombre rosse [nuova serie], in Museo del fumetto e della comunicazione, 2007-2025. URL consultato il 2 novembre 2025.
  18. ^ Lina Mongiovì, Il cinema americano nella rivista Ombre rosse. Critica cinematografica e militanza in Italia., su unire.unige.it, Laurea Triennale, 2024. URL consultato il 1º novembre 2025.
  19. ^ Cineteca di Bologna, Cinema & Film 1966 – 1970, su archividellacritica.cinetecadibologna.it, Archivi della critica cinematografica, 2024. URL consultato l'8 novembre 2025.
  20. ^ Alma Mileto, L’altro del cinema, l’oltre della rivoluzione, in Il manifesto, Roma, 30 marzo 2022. URL consultato l'8 novembre 2025.
  • Barricate di carta: Cinema&Film, Ombre rosse, due riviste intorno al '68, Milano-Udine, Mimesis, 2013

Collegamenti esterni

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