Nuestra Señora del Rosario San Francisco Javier y San Antonio de Padua

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Nuestra Señora del Rosario San Francisco Javier y San Antonio de Padua
Descrizione generale
Tipogaleone mercantile
CantiereInghilterra
Destino finaleperso per naufragio il 15 maggio 1733
Caratteristiche generali
Armamento velicomisto (quadre e latine)
dati tratti da San Francisco[1]
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Il galeone mercantile Nuestra Señora del Rosario San Francisco Javier y San Antonio de Padua andò perso per naufragio il 15 maggio 1733 lungo le Florida Keys, quando l'annuale flotta della Nuova Spagna venne investita da un uragano. A bordo del mercantile vi era un carico di 12.000 pesos in monete e lingotti d'argento, oltre a zucchero, cacao, indaco, cocciniglia, colorante, pellami, ceramica varia, tabacco, e vaniglia.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il galeone mercantile Nuestra Señora del Rosario, San Francisco Javier y San Antonio de Padua, conosciuta anche come San Francisco de Asis è stata costruita in Inghilterra e aveva una capacità di carico di 264 2/3 tonnellate. Il suo proprietario era don Cristóbal de Urquijo, che possedeva anche un'altra nave della flotta del tesoro del 1733, la San Ignacio.[1]

La flotta del tesoro del 1733 era composta da 4 vascelli di linea, 16 mercantili, e due navi minori.[2] Si trattava dall'avviso Nuestra Señora del Populo (14 cannoni), dal vascello Nuestra Señora de Balvaneda (60 cannoni), dal mercantile San José y las Animas, dal mercantile genovese Nuestra Señora del Carmen, San Antonio de Padua y las Animas (detto Chaves), dal vascello El Rubi Segundo (64 cannoni, Capitana), al comando del tenente generale Rodrigo de Torres y Morales, dal mercantile Nuestra Señora de Belén y San Antonio de Padua (detto Herrera), dal mercantile Nuestra Señora de Belem y San Juan Bautista, dal mercantile Nuestra Señora de los Dolores y Santa Isabel della (El Nuevo Londres), dal mercantile San Pedro, dal mercantile San Felipe (detto El Terri), dal mercantile Nuestra Señora del Rosario San Francisco Javier y San Antonio de Padua, dal galeone El Gallo Indiano (60 cannoni, Almiranta), dal mercantile Nuestra Señora de las Augustias y San Raphael, dal mercantile Nuestra Señora del Rosario Santo Domingo, San Antonio y San Vincente Ferrer (detta Sueco de Arizón), dal mercantile San Ignacio, dal mercantile Nuestra Señora de Las Reyes San Fernando y San Francisco de Paula, dalla nave El Floridana, dal mercantile Nuestra Senora del Rosario y Santo Domingo, dal mercantile El Gran Poder de Dios y Santa Ana, dal mercantile El Balandrita, dal mercantile Nuestra Señora del Rosario, San Francisco Javier y San Antonio de Padua, e dal vascello África (60 cannoni).[3]

Venerdì 13 luglio 1733, la flotta della Nuova Spagna lasciò il porto dell'Avana per iniziare il suo viaggio di ritorno in Spagna.[4] La flotta era al comando dal tenente generale Rodrigo de Torres y Morales che alzava la sua insegna sul vascello El Rubi Segundo, era composta da altre tre navi armate, sedici navi mercantili e due navi più piccole che trasportavano rifornimenti al presidio di Sant'Agostino.[3] Il giorno seguente, dopo che le navi avevano avvistato le Florida Keys il vento da nord iniziò bruscamente a soffiare da est aumentando di velocità fino a divenire una burrasca quando le navi si trovavano nel canale delle Bahamas.[4] Il tenente generale Torres y Morales, sentendo l'avvicinarsi di uragano, ordinò ai suoi capitani di tornare all'Avana e di navigare il più vicino possibile alla costa, ma oramai era troppo tardi.[2] Alcune entrarono nella baia de los Mártires, mentre tre si capovolsero, scomparendo tra le onde con tutto l'equipaggio.[4] Al calar della notte del 15, tutte o la maggior parte delle navi erano state spinte verso ovest e disperse o affondate lungo ottanta miglia delle Florida Keys.[3]

I sopravvissuti al disastro si radunarono in piccoli gruppi in tutte le isole basse e costruirono rozzi ripari con i detriti che si erano arenati sulla battigia.[3] I funzionari dell'ammiragliato spagnolo all'Avana, preoccupati per il destino della flotta, inviarono un piccolo sloop alla ricerca di relitti.[3] Prima che lo sloop potesse tornare, arrivò nel porto de l'Avana un'altra barca che riferì di aver visto molte grandi navi incagliate vicino a un luogo chiamato baia de los Mártires.[3] Immediatamente salparono verso il luogo del disastro nove navi di soccorso cariche di rifornimenti, cibo, subacquei e attrezzature per salvataggio. I soldati erano a bordo delle navi, su ordine del tenente generale Torres y Morales, si schierarono per proteggere la zona costiera e il carico recuperato.[3]

Quattro navi, il Nuestra Señora del Rosario Santo Domingo, San Antonio y San Vincente Ferrer, il El Balandrita, il El Gran Poder de Dios y Santa Ana, e Nuestra Señora del Rosario San Francisco Javier y San Antonio de Padua, riuscirono a ritornare a l'Avana, mentre il vascello África riuscì ad arrivare a Cadice, in Spagna, indenne.[3]

Quel giorno entrambe le navi di Urquijo fecero naufragio, e il mercante, che si trovava a bordo del San Ignacio, morì annegato.[1] Navigando nella parte posteriore della flotta, il Nuestra Señora del Rosario, San Francisco Javier y San Antonio de Padua naufragò vicino alla Almiranta al largo di Cayo de Vibora (Long Key).[1] A bordo della nave vi erano 12.000 pesos in monete e lingotti d'argento, oltre a zucchero, cacao, indaco, cocciniglia, colorante, pellami, ceramica varia, tabacco, e vaniglia.[1] Il mercantile si arenò in acque poco profonde, e i documenti indicano che i membri dell'equipaggio e i passeggeri vennero tratti in salvo.[1] I subacquei giunti con i soccorsi recuperano la maggior parte dell'argento registrato che si trovava a bordo, ma altri carichi come l'indaco e la cocciniglia andarono completamente perduti.[1] Oggi il relitto di Nuestra Señora del Rosario, San Francisco Javier y San Antonio de Padua è uno dei più belli del 1733, giace in acque poco profonde, e il tumulo costituito dalla zavorra è in gran parte intatto e si trova a nove piedi sotto l'acqua, su un fondo di sabbia, nella parte inferiore e con sei piedi d'acqua sulla parte superiore della zavorra.[1] Posizione: 24° 49.185'N 80° 45.425'W

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Flheritage.
  2. ^ a b Todoavante.
  3. ^ a b c d e f g h Mdhtalk.
  4. ^ a b c Duro 1900, p. 242.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) Cesáreo Fernández Duro, Armada Española desde la unión de los reinos de Castilla y de Aragon. Tomo 6, Madrid, Est. Tipográfico “Sucesores de Rivadeneyra”, 1900.
  • (EN) Robert F. Marx, Shipwreck in Americas, Mineola, Courier Dover Publications, 1987.
  • (FR) Michiel Morineau, Incoyables gazettes et fabuleux métaux, Paris, Editions de la Maisons des Sciences de l'Hommes, 1985.
  • (ES) Luis García Navarro, America en el Siglo XVIII. Los primeros borbones. Tomo XI, Madrid, Rialp Ediciones, 1989.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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