Notorynchus cepedianus

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Squalo manzo nasolargo
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Superclasse Gnathostomata
Classe Chondrichthyes
Sottoclasse Elasmobranchii
Ordine Hexanchiformes
Famiglia Hexanchidae
Genere Notorynchus
Ayers, 1855
Specie N. cepedianus
Nomenclatura binomiale
Notorynchus cepedianus
(Péron, 1807)
Sinonimi

Squalus cepedianus

Areale

Lo squalo manzo nasolargo (Notorynchus cepedianus (Péron, 1807)) è l'unica specie esistente del genere Notorynchus della famiglia degli Esanchidi e si riconosce facilmente per avere 7 fessure branchiali invece delle 5 tipiche di quasi tutte le specie di squali (a eccezione dei membri dell'ordine degli Esanchiformi).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di un grande squalo, che alla nascita è lungo 40 cm, mentre da adulto raggiunge la lunghezza massima di 3 metri.[senza fonte]

Ha una testa grande e un muso e degli occhi piccoli.

Denti dello squalo

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Si trova in tutto l'oceano Pacifico e nell'oceano Atlantico meridionale. È una specie diffusissima in California dove si trova nelle coste e nelle foreste di Kelp.

Vive a profondità comprese tra 1 e 136 m.[1]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

È un predatore opportunista che si nutre di un grande numero di specie (chimere, cetacei, pinnipedi, pesci). Cacciano in gruppo per abbattere prede molto grandi e sono cannibali. Hanno una bocca perfetta per ingoiare le prede e triturare il cibo.

Vive circa 30 anni e dopo un periodo di gestazione di 12 mesi la femmina si avvicina alla riva per partorire tra aprile e maggio.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

È minacciato dalla la pesca per la sua pelle e dall'inquinamento.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Finucci, B., Barnett, A., Cheok, J., Cotton, C.F., Kulka, D.W., Neat, F.C., Pacoureau, N., Rigby, C.L., Tanaka, S. & Walker, T.I. 2020, Notorynchus cepedianus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato l'11/12/2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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