Neotragus batesi

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Antilope pigmea di Bates
Stato di conservazione
Rischio minimo
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Artiodactyla
Famiglia Bovidae
Genere Neotragus
Specie N. batesi
Nomenclatura binomiale
Neotragus batesi
de Winton, 1903

L'antilope pigmea di Bates (Neotragus batesi) — nota anche come antilope nana, antilope pigmea[1] o antilope nana di Bates — è un antilopino molto piccola che vive nelle foreste e nelle boscaglie umide dell'Africa centrale e occidentale. Appartiene allo stesso genere del suni e dell'antilope reale.

Le antilopi adulte pesano circa 2–3 kg e sono lunghe 50–57 cm, con una coda tra i 4,5 e i 5 cm. Solamente i maschi hanno le corna, lunghe 3,8–5 cm. Il loro mantello è castano scuro splendente sul dorso e più chiaro verso i fianchi. Le antilopi maschio sono molto più grandi delle femmine.

Le antilopi pigmee di Bates si nutrono di foglie, boccioli, germogli, funghi, erba e di altri vari vegetali. Si nutrono anche dei raccolti, cosa che li rende impopolari presso i coltivatori. Nei pressi dei campi coltivati vengono spesso catturati con i lacci. Generalmente posseggono un territorio che si aggira tra i 2 e i 4 ettari. I maschi sono territoriali: marcano il loro territorio con le secrezioni prodotte dalle ghiandole preorbitali. Le femmine sono più amichevoli tra di loro e talvolta vivono in piccoli gruppi. Mentre fuggono emettono un suono simile all'abbaiare di un cane. La maggior parte delle antilopi pigmee si accoppiano alla fine della stagione secca e all'inizio di quella umida. Il periodo di gestazione è di 180 giorni, dopo i quali viene messo alla luce un solo piccolo. Il peso dei giovani si aggira tra gli 1,6 e i 2,4 kg.

Le antilopi pigmee di Bates non sono in pericolo e la lista della IUCN le valuta come prossime alla minaccia. Il rischio più importante è dovuto alla perdita dell'habitat: l'espandersi della popolazione umana è stata molto negativa per il futuro delle popolazioni. Non vengono cacciate per la carne, ma i coltivatori talvolta ne uccidono un numero limitato a scopo alimentare.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ The New Encyclopaedia of Mammals D MacDonald 2002 Oxford ISBN 0-19-850823-9

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