NGC 1746

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NGC 1746
Asterismo
NGC 1746
Scoperta
ScopritoreHeinrich Louis d'Arrest
Data9 novembre 1863
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneToro
Ascensione retta05h 03m 50s[1]
Declinazione+23° 46′ 12″[1]
Magnitudine apparente (V)6,1[1]
Dimensione apparente (V)42'
Caratteristiche fisiche
TipoAsterismo
ClasseIII 2 p
Galassia di appartenenzaVia Lattea
Altre designazioni
Mel 28; Cr 57; OCl 452[1]
Mappa di localizzazione
NGC 1746
Categoria di asterismi

Coordinate: Carta celeste 05h 03m 50s, +23° 46′ 12″

NGC 1746 è un asterismo[2][3] visibile nella costellazione del Toro; è visibile anche con piccoli strumenti.

Osservazione[modifica | modifica wikitesto]

Mappa per trovare NGC 1746.

NGC 1746 è individuabile anche con un binocolo, 5 gradi a sud-ovest della stella β Tauri, in un'area povera di stelle per la presenza di grandi e densi banchi di nebulose oscure, facenti parte del Complesso nebuloso molecolare del Toro. In un binocolo 10x50 sono visibili una dozzina di stelle, di colore arancio-rosso, disperse in un'area dal raggio di quasi un grado; un piccolo telescopio consente di rilevare una concentrazione di stelle leggermente maggiore nel settore di NE, nei pressi di due stelle arancioni di settima e ottava magnitudine (le quali ad un'attenta osservazione si rivelano doppie). La presenza abbondante di stelle giganti rosse denota un'età avanzata dell'ammasso, il quale non contiene infatti nessuna stella azzurra.

Trovandosi vicinissimo all'eclittica, è visibile da tutte le aree della Terra ad eccezione delle regioni antartiche; inoltre, a causa di questa posizione, viene frequentemente occultato dalla Luna o oscurato dalla brillantezza dei pianeti del nostro sistema solare.[4]

Storia delle osservazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante la sua luminosità e le sue grandi dimensioni, NGC 1746 venne individuato per la prima volta soltanto nel 1863, quando Heinrich Louis d'Arrest lo osservò attraverso un telescopio rifrattore da 11 pollici; John Herschel lo inserì fra gli ultimi oggetti del suo General Catalogue of Nebulae and Clusters, assegnandogli il numero 5349.[5]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

NGC 1746 è un oggetto piuttosto grande, con una nutrita popolazione di oltre un centinaio di componenti fino alla magnitudine 13; nonostante ciò, è un oggetto relativamente poco conosciuto e studiato.

Nel 1998 viene pubblicato uno studio fotometrico che prende in esame questo e altri due ammassi che sembrano sovrapporsi parzialmente ad esso, NGC 1750 e NGC 1758; secondo questo studio l'oggetto catalogato come NGC 1746 risulta essere non esistente, mentre è stato individuato almeno un ammasso reale in direzione degli altri due.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d SIMBAD Astronomical Database, su Results for NGC 1746. URL consultato il 12 agosto 2013.
  2. ^ L'oggetto figura nell'Elenco degli ammassi aperti Optically visible open clusters and Candidates (Dias+ 2002-2013), su cdsarc.u-strasbg.fr. e non rientra nell'apposita lista degli oggetti riconosciuti come asterismi. La pubblicazione di riferimento è Dias, W. S.; Alessi, B. S.; Moitinho, A.; Lépine, J. R. D., New catalogue of optically visible open clusters and candidates, in Astronomy and Astrophysics, vol. 389, luglio 2002, pp. 871-873, DOI:10.1051/0004-6361:20020668.
  3. ^ a b Galadi-Enriquez, D.; Jordi, C.; Trullols, E.; Ribas, I., The overlapping open clusters NGC 1750 and NGC 1758. I. UBVRI-CCD photometry, in Astronomy and Astrophysics, vol. 333, maggio 1998, pp. 471-478. URL consultato il 29 agosto 2013.
  4. ^ Una declinazione di 24°N equivale ad una distanza angolare dal polo nord celeste di 66°; il che equivale a dire che a nord del 66°N l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a sud del 66°S l'oggetto non sorge mai.
  5. ^ Catalogo NGC/IC online - result for NGC 1746, su ngcicproject.org. URL consultato il 12 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Catalogo NGC/IC online, su ngcicproject.org. URL consultato il 7 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).
  • Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0, William-Bell inc. ISBN 0-943396-14-X

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