Museo Van Loon

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Museo Van Loon
(Museum Van Loon)
Ubicazione
StatoBandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi
LocalitàAmsterdam
IndirizzoKeizersgracht, 672
Coordinate52°21′48″N 4°53′34″E / 52.363333°N 4.892778°E52.363333; 4.892778
Caratteristiche
TipoCasa museo
Istituzione1973
FondatoriMaurits van Loon
Sito web
Una sala al primo piano
Altra sala al primo piano
La cucina

Il Museo Van Loon (in olandese: Museum Van Loon) è una casa-museo di Amsterdam, ubicata in un'abitazione patrizia del XVII secolo, situata al nr. 672 di Keizersgracht[1][2][3][4] ed appartenute un tempo alla potente famiglia di commercianti dei Van Loon[1][2][3][4][5][6][7].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il Museo Van Loon si trova nella cerchia dei canali orientale[3], nelle vicinanze dell'Amstelkerk[3].

Il museo offre uno spaccato di vita di una ricca famiglia di Amsterdam del XVII-XIX secolo[1][3]: gli interni sono abbelliti con mobili eleganti, ritratti di famiglia, sculture, ceramiche (tra cui le celebri ceramiche di Delft) e stucchi che celebrano il giardinaggio e la musica.[1][3][8] Tra i dipinti, figurano i cosiddetti witjes, quadri illusionistici creati da Jacob de Wit (da cui il nome)[3], e il dipinto Le quattro età della vita e i cinque sensi di J. Molenaar[2].

Tra le sale di interesse, vi è la cosiddetta "Sala dipinta", le cui pareti sono ricoperte da una tela che raffigura un paesaggio italiano immaginario, con rovine e navi.[8]

Negli interni, vi si trova inoltre una balaustra di uno scalone su cui sono incise le iniziali di due abitanti della casa, Abraham van Hagen e sua moglie Caterina Elisabbeta Trip[3][8]

L'edificio è circondato da un giardino in stile classico[3], che ospita anche una rimessa per carrozze[3].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio che ospita il museo risale al 1671[6] o 1672[1][2][3][4][7] e fu realizzato su progetto del celebre architetto Adriaan Dortsman[1][2][3][4][6][7], che realizzò due case gemelle simmetriche[1][3][5]"/>[6] per Jeremias van Raey[1][3][6], un ricco fiammingo che commerciava in ferro e armamenti[1].

Van Raey fece aggiungere alla balaustra del tetto di uno dei due edifici statue raffiguranti Marte, Minerva, Vulcano e Cerere, che simboleggiavano i prodotti che venivano prevalentemente commercializzati dai fiamminghi, ovvero armi, ferro e cereali.[4][6] ed affittò uno dei due edifici al pittore Ferdinand Bol[1][5][6][7], allievo di Rembrandt[6][7]. Van Raey fece aggiungere alla balaustra del tetto statue raffiguranti Marte, Minerva, Vulcano e Cerere, che simboleggiavano i prodotti che venivano prevalentemente commercializzati dai fiamminghi, ovvero armi, ferro e cereali.[4][6]

Van Raey cadde in dissesto finanziario nove anni dopo.[4]

Nel 1752, si trasferirono in una delle due case il Dottor Abraham van Hagen e sua moglie Caterina Elisabbeta Trip[3] e l'edificio fu ridecorato[3].

Nel 1884, l'edificio al nr. 672 fu acquistato come dono di nozze per il figlio[8] da Jonkheer van Loon, discendente di uno dei fondatori della Compagnia delle Indie Orientali[1].

Stemma della famiglia Van Loon

Nel 1963, iniziò un ampio lavoro di restauro dell'edificio[3], che durò fino al 1974, anno in cui fu inaugurato il museo[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k Catling, Cristopher, Le Guide Traveler di National Geographic - Amsterdam, p. 184
  2. ^ a b c d e A.A.V.V., Amsterdam e Bruxelles, Touring Club Italiano, Milano, 2003
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Duncan, Fiona, Amsterdam, Dorling Kindersley, London - Mondadori, Milano, 1996 e segg.
  4. ^ a b c d e f g Atlas - Amsterdam, Atlas, Anno III, Nr. 11, Luglio-Settembre 2003, Edigamma Publishing, Roma, p. 43
  5. ^ a b c Weidenmann, Siggi, Guida Marco Polo - Amsterdam, Mairs Geographischer Verlag, Ostfildern - Hachette, Paris - De Agostini, Novara, 1999
  6. ^ a b c d e f g h i Museum Van Loon su Amsterdam.info
  7. ^ a b c d e Museum Van Loon Archiviato il 20 giugno 2013 in Internet Archive. su I Love Amsterdam
  8. ^ a b c d Catling, Cristopher, op. cit., p. 185

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN123597725 · ISNI (EN0000 0001 2284 9070 · ULAN (EN500305024 · LCCN (ENnr00036539 · GND (DE5281478-6 · WorldCat Identities (ENlccn-nr00036539