Ministero della difesa (Argentina)

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Ministero della difesa
Nome originale(ES) Ministerio de Defensa
SiglaMinDef
StatoBandiera dell'Argentina Argentina
Istituito5 marzo 1854
18 giugno 1958
Soppresso21 settembre 1955
daJuan Domingo Perón
MinistroLuis Petri
Bilancio116 446 milioni di $ (2018)
Impiegati107 257
SedePalazzo Libertador, Buenos Aires, Bandiera dell'Argentina Argentina
Sito webwww.argentina.gob.ar/defensa

Il Ministero della difesa (in spagnolo: Ministerio de Defensa) è un dicastero del governo argentino che si occupa di gestire la difesa nazionale e le forze armate.

L'attuale ministro è Luis Petri, in carica dal 10 dicembre 2023.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La riforma costituzionale argentina del 1949, approvata durante il governo costituzionale di Juan Domingo Perón, creò i Ministeri dell'Esercito (prima della Guerra), della Difesa Nazionale, della Marina e dell'Aeronautica. Il ministero della difesa fu soppresso nel 1955 e ripristinato nel 1958, fin dalla sua nascita il ministero e lo stato maggiore congiunto hanno avuto poca importanza nella gestione delle forze armate, che erano gestiti dai Segretariati della Guerra, della Marina e dell'Aviazione. Il 17 settembre 1966, il presidente de facto Juan Carlos Onganía soppresse i ministeri di forza armata e al Ministero della Difesa fu assegnato il Comando in Capo dell'Esercito, il Comando delle Operazioni Navali e il Comando in Capo dell'Aeronautica Militare.

Nel 2006, durante la presidenza di Néstor Kirchner viene definitivamente approvata una legge che disciplina la gestione delle forze armate, riduce i poteri dei capi di stato maggiore di forza armata e istituì il Capo di stato maggiore congiunto. Secondo la legge le forze armate possono essere utilizzate solo contro un'aggressione straniera, prevedendo la centralizzazione del potere, dando di conseguenza maggiore importanza al ministero.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (ES) Reglamentación de la ley de defensa, su lanacion.com.ar, 11 luglio 2006. URL consultato il 14 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2019).

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Controllo di autoritàVIAF (EN246329128 · ISNI (EN0000 0004 0637 8151 · LCCN (ENn80008811 · WorldCat Identities (ENlccn-n80008811