Ministero della transizione ecologica e della coesione territoriale

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Ministero della transizione ecologica e della coesione territoriale
(nome dal 2022)
Hôtel de Roquelaure, sede del ministero
Nome originaleMinistère de la Transition écologique et de la Cohésion des territoires
SiglaMEDD, MEEM, MTES, MEEDM, MTE
StatoBandiera della Francia Francia
OrganizzazioneGoverno della Francia
TipoMinistero
Istituito1830: Ministero dei lavori pubblici
1966: Ministero delle attrezzature
1971: Ministero della protezione della natura e dell'ambiente
2007: Ministero dell'ecologia e dello sviluppo sostenibile
2012: Ministero dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile e dell'energia
2017: Ministero per la transizione ecologica e inclusiva
2020: Ministero della transizione ecologica
2022: Ministero della transizione ecologica e della coesione territoriale
MinistroChristophe Béchu
Impiegati35 865 (2022)
SedeHôtel de Roquelaure, VII arrondissement - Parigi
Indirizzo246 Boulevard Saint-Germain, 75007
Sito webwww.ecologie.gouv.fr

Il Ministero dell'ecologia (in francese Ministère de l'Écologie), dal 2022 Ministero della transizione ecologica e della coesione territoriale (Ministère de la Transition écologique et de la Cohésion des territoires), è un dicastero del governo francese, creato all'inizio degli anni settanta come Ministero della protezione della natura e dell'ambiente (Ministère de la Protection de la nature et de l'Environnement)[1]. Il ministero è guidato da un membro del gabinetto che viene spesso definito "Ministro dell'ecologia" o "Ministro dell'ambiente", e talvolta "Ministro dell'energia"[2]. Da maggio 2022 è presieduto da Amélie de Montchalin.

Il ministero ha sede a l'Arco de La Défense e anche, a Tour Sequoia, a Puteaux/La Défense, vicino a Parigi, e all'Hotel de Roquelaure, boulevard Saint Germain, dove siede il gabinetto politico dei Ministri.

L'8 gennaio 1971, sotto il presidente francese Georges Pompidou, il ministro della Protezione della natura e dell'Ambiente fu creato come ministro subordinato al primo ministro Jacques Chaban-Delmas. Il primo ministro della Protezione della natura e dell'Ambiente fu Robert Poujade.

Dal 1974 al 1977 il dicastero fu rinominato Ministero della qualità della vita; nel 1978 divenne Ministero dell'ambiente e del modo di vivere. Il nome dal 2007 al 2016 è stato caratterizzato dall'espressione "sviluppo sostenibile", in parte a causa dell'influenza dei Verdi e del movimento a favore dell'ambiente nella politica francese: Ministero dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile, dei trasporti e dell'edlizia abitativa (2010-2012); Ministero dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile e dell'energia (2012-2016). Nel 2016 è diventato Ministero dell'ambiente, dell'energia e del mare e infine, dal 2017 al 2020, Ministero della transizione ecologica e solidale.

Nel 2004 è stata inclusa una Carta ambientale nella Costituzione francese.

Questo ministero è responsabile per la politica ambientale statale (conservazione della biodiversità, applicazione del protocollo climatico di Kyoto, controllo ambientale delle industrie, ecc.), Trasporti (dipartimenti di regolamentazione aerea, stradale, ferroviaria e marittima), politica marittima e abitativa. Il ministero distribuisce fondi alle agenzie di ricerca o ai consigli. A partire dal 2017, il Ministero è anche responsabile della politica energetica.

Anche l'Italia dal 2021 al 2022 ha avuto un Ministero della transizione ecologica a seguito della trasformazione del Ministero dell'Ambiente.[3]

Agenzie subordinate[modifica | modifica wikitesto]

Elenco dei ministri[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ministri dell'ecologia della Francia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) 1971 : création du ministère de l'environnement, su ina.fr, 5 gennaio 2011. URL consultato il 28 ottobre 2019.
  2. ^ (EN) UPDATE 1-Separate unit for EDF nuclear arm has been discussed, says minister Hulot, Reuters, 22 gennaio 2018. URL consultato il 28 ottobre 2019.
  3. ^ Alessandro Marini, Che cos’è la transizione ecologica e perché è fondamentale per il nostro futuro, su economiacircolare.com, 17 aprile 2021. URL consultato il 14 marzo 2024.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàISNI (EN0000 0001 2291 6026 · LCCN (ENno2010109732