Messa di Santa Cecilia

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Cecilia con un angelo di Simon Vouet (prima metà del XVII secolo, Museo delle Belle Arti Budapest.

La Messa di Santa Cecilia è una messa di Alessandro Scarlatti, scritta nel 1720 per cinque voci soliste (due soprani, contralto, tenore e basso), coro e orchestra, commissionata e dedicata al cardinale Francesco Acquaviva d'Aragona.

Scarlatti aveva allora sessant'anni e la compose all'inizio del Settecento, in uno stile moderno dell'epoca, caratterizzato dal brio e dalla seduzione,[1] che culminò nelle grandi messe di Bach e Beethoven e "sembra predire le ultime messe di Haydn".[2] Questa notevole opera, "a coronazione di tutta la sua musica sacra",[3] quasi contemporanea del Magnificat di Bach (1723), non ha nulla da invidiarle, "sia in termini di interesse musicale che di sintesi stilistica delle tendenze del primo Settecento".[4][5]

Dettagli[modifica | modifica wikitesto]

Il tempo di esecuzione delle 923 battute[1] è di circa 52 minuti. Il Gloria è il più sviluppato, superando i 23 minuti e il Credo, che segue, arriva a 14 minuti.

Analisi[modifica | modifica wikitesto]

Santa Cecilia in estasi di Bernardo Cavallino nel 1645 ( Museo di Capodimonte, Napoli).

Vivace sulle corde la scrittura di Scarlatti dal Kyrie, vicina a Vivaldi; gli interventi del coro si alternano o si sovrappongono al canto decorato dai solisti.[3] Il compositore conclude il Gloria, con la sua complessa struttura, con un'imponente fuga in cinque parti su Cum Sancto Spirito, il cui soggetto è fornito dall'intonazione gregoriana della Messa a Santa Cecilia, Dilecisti.[3] Il Credo, che nel suo stile guarda più al futuro, è vicino alla scrittura del proprio Stabat Mater, ma più ancora a quello di Pergolesi diciassette anni dopo. La gioiosa precipitazione dell'Et resurenxit che "intensifica fino al tumulto", contrasta con l'improvvisa sosta su et mortuo in un effetto suggestivo.[3] Il movimento si conclude con una fuga che riprende il tema del Gloria con uno sviluppo completamente diverso. Nell'Agnus Dei, Scarlatti fonde il vecchio (voce) e il nuovo (archi), fino a invertirli.

Oltre alla messa, sempre nel 1720, Scarlatti compose i vespri (40 min.), scoperti più di recente, essendo entrambi gli spartiti destinati alla chiesa di Santa Cecilia in Trastevere. Nel 1708 aveva composto Il Martirio di Santa Cecilia, ispirandosi alla stessa santa patrona dei musicisti.

Manoscritti[modifica | modifica wikitesto]

Edizioni moderne[modifica | modifica wikitesto]

  • Messa di Santa Cecilia (1720) per SSATB soli e coro, orchestra d'archi e organo continuo, ed. John Steel, Novello 1968OCLC 679576508 — dal manoscritto romano.

Registrazioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Lemaître, 1992, p. 668.
  2. ^ Carrère, 1995, p. 15.
  3. ^ a b c d de Nys, 1992, p. 1291.
  4. ^ Lemaître, 1992, p. 669.
  5. ^ Messa di Santa Cecilia on All Music
  6. ^ Alessandro Scarlatti: Messa di Santa Cecilia su Oxford Academic

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Edwin Hanley, Alessandro Scarlatti: Messa di Santa Cecilia, in The Musical Quarterly, vol. 48, n. 4, ottobre 1962, pp. 548–550, DOI:10.1093/mq/XLVIII.4.548, ISSN 0027-4631 (WC · ACNP), OCLC 5556199953..
  • (FR) Carl de Nys e Marc Honegger, Messe et Vêpres pour la fête de sainte-Cécile, d'Alessandro Scarlatti, in Dictionnaire des œuvres de la musique vocale, II (G-O), Paris, Éditions Bordas, 1992, p. 1291–1292, ISBN 2040153950, OCLC 25239400..
  • (FR) Alessandro Scarlatti, Mon respectueux, mon profond silence parle pour moi; Correspondance d'Alessandro Scarlatti et de Ferdiand de Médicis, Toulouse, Ombre, 1995, p. 115, ISBN 2-84142-016-7, OCLC 1033722311.
  • (FR) Edmond Lemaître (dir.), Guide de la musique sacrée et chorale, l'âge baroque 1600–1750, Paris, Fayard, 1992, p. 668–669, ISBN 2-213-02606-8, OCLC 708322577.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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